Cafarnao, la casa di Gesù
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La statua di San Pietro che ci accoglie all’ingresso della zona archeologica della città di Cafarnao ci fa avvertiti che oggi è l’apostolo Cefa, la Pietra su cui Cristo ha edificato la Sua Chiesa, ad essere il filo conduttore della giornata in Galilea. Cafarnao (=Villaggio di Nahum) riveste un’importanza del tutto particolare nella vita di Cristo: qui, proprio presso la casa di Pietro, Egli stabilì la Sua dimora dopo Nazareth. Cafarnao era una città di confine, presso il Golan e il territorio dei Gerasei: zona di commerci e nello stesso tempo un po’ defilata rispetto alla più rischiosa Giudea (così ci spiega Salim). Cafarnao è la sede di innumerevoli episodi evangelici, il più importante dei quali è sicuramente quello dell’annuncio del Pane di vita, quando Gesù nella Sinagoga, dopo aver accolto la gente sfamata miracolosamente, fa quella dichiarazione incomprensibile, scandalosa: “Se non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue non potere sperare di avere in voi la vita eterna”. Al che tutti se ne vanno sconcertati; ma Gesù non riduce la Sua domanda, sfida anche gli Apostoli: “Volete andarvene anche voi?” E Pietro dice quelle parole che segnano l’inizio della fede nel mondo: “Anche noi non capiamo, ma se andiamo via da Te, dove andiamo? Tu solo hai parole che spiegano la vita”. Questo episodio è stato per mesi al centro della nostra meditazione proprio di questi tempi, per questo è così vivo in tutti noi quando entriamo nelle maestose rovine della “Sinagoga bianca” (non basaltica, non nera) che risale ai primi secoli dopo Cristo, ma che sicuramente è stata edificata su quella più antica, dove Gesù pronunciò quelle parole. La vastissima zona archeologica comprende anche strutture abitative di dimensioni modeste (Salim ci ricorda qui la parabola della moneta perduta, tra gli interstizi del pavimento) e l’avveniristica Chiesa della Casa di Pietro, edificata sui resti di quella ottagonale del secolo V, a sua volta costruita sulle tracce della casa di Pietro (lo testimoniano numerosissimi graffiti della primitiva comunità cristiana). Qui celebriamo la Santa Messa, in un anfiteatro totalmente trasparente, anche sul pavimento (si vedono quindi i resti della chiesa bizantina); don Franco ci ricorda che Gesù desiderò sempre avere una casa: prima a Nazareth, poi a Cafarnao e a Betania: un luogo di amicizia, di legami, non un generico vagabondare per le strade assolate della Palestina. Qui Egli concepì l’idea di un movimento che avesse una sua stabilità, una organicità al tempo e allo spazio: per questo scelse Pietro come autorità e gli diede perfino, in quanto fondamento dell’unità e della fede, il potere di legare e di sciogliere, di confermare con sicurezza (fino all’infallibilità, come garanzia e dono divino per una compagnia che doveva sfidare i millenni per essere la contemporaneità di Cristo). Quasi a simboleggiare l’unità della Chiesa, sui gradini della Chiesa della Casa di Pietro incontriamo la comunità di CL di San Donato Milanese, anch’essa in pellegrinaggio con don Mario parroco a Milano. Ci abbracciamo con grande entusiasmo. Poco prima avevamo incontrato il gruppo parrocchiale di Sant’Agostino a Modena, con cui avevamo condiviso il viaggio in aereo dalla Malpensa. La presenza di gruppi italiani in Terrasanta è veramente massiccia; lo testimonia anche un piccolo particolare: i fogli guida in lingua italiana nelle varie chiese sono sempre esauriti! All’uscita parliamo con Salim di questo fatto, che egli conferma, rammentandoci però che rispetto agli standard consueti i pellegrini sono molto diminuiti, probabilmente per le notizie allarmanti da Gaza. “Questo viale, ci dice, di solito era completamente invaso dalla gente, mentre oggi si può camminare agevolmente… Qui in Galilea del resto nel 2006 ci fu la crisi del Libano con la guerra di Israele contro gli Hezbollah; cadevano missili dal nord anche sulle nostre case, e per lungo tempo i pellegrinaggi furono interrotti”. Un motivo in più per essere grati a Dio: finora nessun pericolo, tranquillità assoluta, sembra impossibile che ci sia una guerra nel sud di questo paese. Nell’attesa di incontrare i Cristiani che resistono in questa terra insanguinata, preghiamo ogni giorno per la pace nella Santa Messa.