Ein Karem: dal Benedictus al Magnificat
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Ein Karem, l’antica Beit Ha Karem, il cui nome significa Collina della vite, o della generosità/carità (per altri: Sorgente con orti), fa ormai parte dal 1961 della fascia periferica di Gerusalemme Ovest. Qui, a conferma della universalità della Città Santa e della Chiesa, cominciamo a vedere sulle pareti esterne dei Luoghi Santi decine e decine di maioliche colorate, che riportano i testi evangelici peculiari del sito in tutte le lingue del mondo. Salim prima di scendere dal pullman ci ha dato le doverose indicazioni per chi viaggia in una città affollata, ricca di variegate e spesso ambigue realtà: essere prudenti negli incontri coi vari venditori e mercanti, tenere d’occhio con attenzione zaini e borsette, non farsi incantare dagli oggetti esposti. “Precauzioni che sarebbero di prammatica anche a Milano”, chiosa con arguzia, “e poi non preoccupatevi che troveremo modo di acquistare tutto quello che sarà nostro desiderio”.
Prima tappa del nostro percorso è il Santuario di San Giovanni Battista: una stella marmorea segnala il luogo della sua nascita. Le maioliche colorate ripetono a più voci il “Benedictus”: la preghiera di Zaccaria, il ringraziamento per il Precursore, annuncio della salvezza. Troveremo più sopra una grande roccia, legata a tradizioni dei vangeli apocrifi, che indica il nascondiglio di Giovanni al tempo della strage degli Innocenti ad opera del Re Erode.
Ci incamminiamo per un sentiero in salita sulla collina, verso il Santuario della Visitazione, luogo dell’incontro tra Maria ed Elisabetta, segno della carità della Madonna, del suo andar dietro ai segni che Dio Le mostrava. E la sollecitudine della Vergine Le fece percorrere senza indugio i circa 150 Km da Nazareth a Ein Karem per incontrare la cugina, miracolo vivente dell’Altissimo. Il Magnificat risuona qui in tutte le lingue del mondo; nella parte superiore della Chiesa (costruita da Antonio Barluzzi nel 1939 su due livelli) incontriamo una comitiva di Polacchi, che guidati da un frate ammirano gli affreschi dedicati a Maria (tra i quali uno recente dal sapore avveniristico, Maria regina del Cosmo). Parliamo sulla porta con un altro francescano, proveniente dal Sud America. Egli si dimostra molto preoccupato per le notizie da Gaza, ma altrettanto fiducioso nella preghiera perché Dio ci conceda la pace.
E’ mezzogiorno: il suono delle campane dell’Angelus ci raduna tutti nel cortile del Santuario (nella parte inferiore vi sono una piccola fonte e la roccia del nascondiglio di Giovanni), dove recitiamo assieme la preghiera alla Madonna, e poi con grande commozione cantiamo in un coro a due voci (lo avevamo preparato a Tiberiade) la versione monastica del “Magnificat”: “Tu sei la luce che mai non si spegne, Dimora di Colui che non ha tetto, Madre e Vergine”. Dal terrazzo prospiciente il Santuario lo sguardo spazia su un panorama di dolci colline coperte di bianchi villaggi.
La mattinata ad Ein Karem ci mostra che il pellegrinaggio assume risonanze particolari per ciascuno di noi, a seconda della sua esperienza e di quello che vive, che attende, che porta con sé; così Santa, la direttrice della Scuola libera “Andrea Mandelli” di Milano, si accorge che la Scuola che incontriamo sulla via della Chiesa della Visitazione è proprio quella gemellata con l’Istituto milanese. E Renato con grande stupore può abbracciare Alfredo, il “portinaio” della Visitazione, un suo amico volontario di Gorgonzola, cittadina ad Est di Milano, in Terrasanta per tre mesi con la Custodia Francescana.