Gli Esseni di Qumran e il Mar Morto
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Epifania, penultimo giorno in Terrasanta. La giornata nel deserto ha un’altra tappa importante: il sito archeologico di Qumran e il Mar Morto. Di solito questa viene ritenuta una pausa turistico-ricreativa in un impegnativo pellegrinaggio, ma nella nostra amicizia è stata vissuta anch’essa come momento di fede e di bellezza. “Sono contrario ad ogni bigottismo”, ha detto don Franco prima di tuffarsi nelle salatissime acque del Mar Morto. Nell’esperienza cristiana la libertà vince ogni dualismo, e tutto si trasforma in letizia e in gratitudine. Salutiamo Gerico per dirigerci a pochi km. di distanza: Qumran. La mente corre ai famosi rotoli trovati per caso nel 1947 dal pastore Muhammad ed Di’ib (= il Lupo), che hanno fatto versare fiumi di inchiostro sui misteri della setta degli Esseni. E anche al 7Q5, il frammento attribuito da padre O’Callaghan al Vangelo di Marco. Salim preferisce non entrare nel merito delle questioni, dicendo che tutto è ancora oggetto di discussioni e di controversie. Il nostro ingresso a Qumran prevede dapprima la visione di un breve filmato in una saletta con triplice ampio schermo. Dopo immagini vertiginose del deserto ripreso dall’aereo, ecco una ricostruzione sceneggiata della vita della comunità degli Esseni, e l’ipotesi della loro partecipazione alla resistenza contro i Romani, nel 70 d.C (qui vicino c’è la famosa città fortificata di Masada, sede del suicidio collettivo degli ultimi resistenti Zeloti). Usciamo poi nella zona degli scavi; camminando su ampie passerelle e ponticelli di legno ammiriamo le vaste zone delle abluzioni, le abitazioni, gli spazi comuni... da lontano delle piccole antilopi arrancano tra i radi cespugli e le rocce. Ecco lì le cavità oscure delle grotte; sono quelle dei manoscritti, ormai tutte esplorate e svuotate; Salim ci dice che i manoscritti e i vari frammenti sono già stati tutti recuperati e sono studiati da ormai sessant’anni, ma i risultati conclusivi sono ancora lontani. Lasciamo i luoghi affascinanti degli Esseni e ci portiamo a poca distanza, su una delle spiagge del Mar Morto. Salim snocciola i dati geografici: un lago salato di 76 Km. di lunghezza, 16 di larghezza, 400 metri sotto il livello del mare, salinità 36%, dieci volte più del Mar Mediterraneo. Nessun pesce, nessuna forma di vita può resistere a questa concentrazione, che è invece salutare per la cura di molte malattie, soprattutto della pelle. Ci fa compagnia un gruppo di messicani che farà il bagno con alcuni di noi: una buona metà di ardimentosi che, dopo aver letto accuratamente le indicazioni (stare sul dorso, non bagnare gli occhi ecc.), si tuffano nelle acque “dove è impossibile affondare” e si fanno fotografare sul dorso con il giornale in mano, quasi a testimoniare la solidità della superficie.
Fuori dall’acqua anche per l’ora un po’ tarda (il sole sta tramontando) ci si asciuga in fretta, e poi tutti a salutare la nostra guida, Salim, che torna in famiglia per festeggiare il Natale ortodosso con la moglie i figli e i suoceri. Siamo commossi, la compagnia della nostra impareggiabile guida ci è stata preziosissima per gustare fino in fondo il pellegrinaggio. Salim, uomo discreto, affabile, colto e preparato (ha studiato due anni all’Università per fare la guida, e si vede); indispensabile chiave per aprire tutte le porte della Terrasanta, e sentirci sicuri e tranquilli anche in mezzo alle vicissitudini di una guerra in corso! Il Coro esegue: “Egli è il tuo bon Jesu” e “Benedetto sia lo giorno”: la nostra guida apprezza molto la polifonia, e questo è il nostro omaggio conclusivo. Poi per non perdere le buone abitudini Gianluca si lancia in un fragoroso “Tubighi”, cui rispondiamo con grandi battiti di mani. Salim sale con noi, gli ultimi saluti e ringraziamenti, e poi lo scarichiamo al punto di ritrovo dove un’automobile lo riporterà in famiglia.