Testimonianze di un pellegrinaggio sulle orme di Cristo
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e lo farei di nuovo, ma considerate
questo considerate questo: ci trascinammo per tutta quella strada
per una Nascita o una Morte? Vi fu una Nascita, certo,
ne avemmo prova e non avemmo dubbio. Avevo visto nascita e morte,
ma le avevo pensate differenti; per noi questa Nascita fu
come un'aspra ed amara sofferenza, come la Morte, la nostra morte.
Tornammo ai nostri luoghi, ai nostri Regni,
ma ormai non più tranquilli, nelle antiche leggi,
fra un popolo straniero che è rimasto aggrappato ai propri idoli.
Io sarei lieto di un'altra morte”. (da T. S. Eliot, Il viaggio dei magi)

Eccoci tornati in Italia, alla vita quotidiana con le sue consuetudini potenzialmente abitudinarie, di routine. Ci ritorna in mente il frate di Nazareth, che chiedeva di pregare perché la traccia del gesto in noi rimanesse viva. E viva rimane nella nostra compagnia, dove infatti occasioni di festa (come il compleanno di Giuliana), serate di memoria (con cena “sul lago di Tiberiade” e stupendo audiovisivo a cura di Gianluca e Luigi), film (come “La banda”) e incontri si sono moltiplicati già in questi primi due mesi. Tutti hanno inviato delle testimonianze a don Franco; alcune sono state già intessute nel corpo delle cronache; altre vengono riportate qui di seguito.
Io non sono partita molto entusiasta, anzi, per niente. Paura dell’aereo, poi la guerra.
Mi chiedevo: “Perché devo andare?”
Più ci pensavo e più mi sembrava che avrei potuto farne a meno.
Insomma, in poche parole il mattino del 2 Gennaio, noi pellegrini ci ritroviamo dritti sul monte Tabor! Che panorama! Un posto stupendo e meraviglioso!
Mi sono detta: “Se il paradiso è così non ho più paura!”
Nella più completa libertà aderii all'invito di partire in compagnia degli altri pellegrini.
Questo mi ha fatto capire che devo imparare ad affidarmi ai veri amici che mi portano a Gesù, perché mi conviene.
Pellegrinaggio in Terrasanta cioè ripercorrere quelle strade, calpestare quelle pietre, riattraversare quei luoghi dove vissero Gesù, Maria e gli Apostoli.
Significa verificare, toccare letteralmente con mano che il Cristianesimo non è una favola, ma l'esperienza evidente di un Avvenimento iniziato allora e giunto fino a noi.
Raccontare i passi di questo nostro cammino è per me una cosa enorme per la sovrabbondanza di ciò che abbiamo incontrato.
La grotta dell’Annunciazione è il primo luogo legato alla vita della Madonna che abbiamo visto. È impressionante vedere il luogo dove Maria ha vissuto, camminare dove è passata Lei, non tanto per una suggestione ma perché, come quando Gesù diceva agli Apostoli “Venite e vedete”, anche noi oggi, vedendo questi luoghi, possiamo essere più certi di ciò in cui crediamo.
Quello che conserverò sempre nel mio cuore del Pellegrinaggio in Terra Santa è l’esperienza di attesa e di domanda che ogni mattina, al risveglio, si faceva sempre più evidente con il passare dei giorni, probabilmente per una maggiore presa di coscienza di quello che stavo vivendo.
Mi sono reso conto che quell’attesa e quella domanda venivano in qualche modo chiarite con la preghiera dell’Angelus che ogni mattina Don Franco ci invitava a recitare e, soprattutto, a farne memoria. Da quando sono tornato sento tutte le mattine il bisogno di dire l’Angelus perché mi riporta, non tanto a quei luoghi, ma a quell’esperienza di attesa e di domanda che cambia il modo di cominciare un nuovo giorno, mi fa svegliare più sereno e fiducioso perché è come affidarsi completamente ad un Altro che ti fa.
”Hic verbum caro factum est". Mentre mi inginocchiavo a baciare il segno che ricorda questo evento ho pensato che anche la mia vita ha avuto le sue annunciazioni; è sempre difficile dire con fiducia "sia fatta la Tua volontà" ma in quel luogo mi è apparso possibile perchè avrei potuto godere dell'aiuto di colei che per prima ha creduto incondizionatamente a Dio. Sul Suo esempio e con il Suo aiuto posso vivere sereno e fiducioso pur continuando a sentire sulla mia carne le ferite laceranti della morte e della malattia.
“Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono ?”
La domanda di Natanaele a Filippo mi provoca ogni volta che ripenso ai luoghi visitati: poveri, in discordia, travagliati, sofferenti, abbandonati, apparentemente irrecuperabili, paradosso di tutte le nostre fatiche e contraddizioni eppure guardati, custoditi e accompagnati dalla mano di un Dio che non si è arreso davanti al limite umano, ma che con una pazienza infinita ha trasformato quel buco del mondo un luogo di salvezza. Niente impedisce a Dio di trasfigurare ciò che è limitato.
La stessa domanda rimbalza a me, per me, per chi mi sta vicino, per i miei amici, per i miei colleghi, per la terra che calpesto con negli occhi e nel cuore la certezza che tutto può rinascere e diventare vivo se la sua Presenza è riconosciuta.
Betlemme. Quanta povertà oggi come ieri ma Tu Signore sei nato qui. Come nella grotta-basilica della Annunciazione e sulla roccia del Golgota al Santo Sepolcro di Gesù, è inciso l’avverbio latino hic: “qui” che indica il punto del fatto accaduto, a documento della storia e a conferma della fede.
Avevo ben altre aspettative ...mi immaginavo una Basilica imponente e curata …di fatto la Chiesa sembra una fortezza e per entrare bisogna curvarsi tanto è bassa la porta centrale e pertanto obbliga ognuno che vi entri a inchinarsi, un gesto semplice di umiltà che mi ha richiamato al fatto che l’opera di Dio nasce nel nascondimento, nella semplicità.
Il primo giorno di pellegrinaggio ci siamo recati a Cana dove Gesù ha fatto il suo primo miracolo trasformando l’acqua in vino; l’evangelista conclude il racconto con “E i suoi discepoli cedettero in lui”.
Spesso i miracoli narrati nel Vangelo finiscono con questa frase quasi a ricordarci che man mano, nel tempo, Gesù conduceva gli Apostoli a una certezza sempre più grande. È così anche con noi oggi.
A Cana di Galilea nella Chiesa della memoria del primo miracolo di Gesù, e dove gli sposi rinnovano le promesse nuziali, accogliendo l’invito che Maria fece ai servitori del banchetto dicendo: “Qualunque cosa Lui vi dirà, fatela”.
Avevo diverse volte ascoltato questo vangelo ma lì ho capito che quell’invito era rivolto a me: fare quello che Lui mi dirà è ciò che permette l’accadere del miracolo nella mia vita.