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13 aprile - beato ROLANDO RIVI: seminarista e martire a soli 14 anni.

Autore: Silvio Restelli. Curatore: don Gabriele Mangiarotti.

Oggi 13 aprile, ottant'anni fa nel 1945, moriva assassinato da partigiani comunisti il beato ROLANDO RIVI (San Valentino, Castellarano, Reggio Emilia, 7 gennaio 1931 – Piane di Monchio, Modena, 13 aprile 1945), giovane e brillante seminarista la cui unica colpa fu quella di non volersi togliere la talare per non nascondere la sua vocazione sacerdotale.


Brillante e vivace, di lui si diceva: «O diventerà un mascalzone o un santo! Non può percorrere una via di mezzo».
Con la prima Comunione e la Cresima divenne maturo e responsabile. Rolando, ogni mattina, si alzava presto per servire la Santa Messa e ricevere la Comunione.
All’inizio di ottobre del 1942, terminate le scuole elementari, entrò nel Seminario di Marola (Carpineti, Reggio Emilia).
Si distinse subito per la sua profonda fede. Amante della musica, entrò a far parte della corale e suonava l’armonium e l’organo.
Quando stava per terminare la seconda media, i tedeschi occuparono il Seminario e i frequentanti furono mandati alle loro dimore.
Rolando continuò a sentirsi seminarista: la chiesa e la casa parrocchiale furono i suoi luoghi prediletti. Sue occupazioni quotidiane, oltre allo studio, la Santa Messa, il Tabernacolo, il Santo Rosario.
I genitori, spaventati dall’odio partigiano, invitarono il figlio a togliersi la talare; tuttavia egli rispose: “Ma perché? Che male faccio a portarla? Non ho voglia di togliermela. Io studio da prete e la veste è il segno che io sono di Gesù”.
Questa pubblica appartenenza a Cristo gli fu fatale. Un giorno, mentre i genitori si recavano a lavorare nei campi, il martire Rolando prese i libri e si allontanò, come al solito, per studiare in un boschetto. Arrivarono i partigiani, lo sequestrarono, gli tolsero la talare e lo torturarono.
Rimase tre giorni loro prigioniero, subendo offese e violenze; poi lo condannarono a morte. Lo condussero in un bosco, presso Piane di Monchio (Modena); gli fecero scavare la sua fossa, fu fatto inginocchiare sul bordo e gli spararono due colpi di rivoltella, una al cuore e una alla fronte. Poi, della sua nera e immacolata talare, ne fecero un pallone da prendere a calci. Era venerdì 13 aprile 1945. È stato beatificato il 5 ottobre 2013. La memoria liturgica per le diocesi di Reggio Emilia-Guastalla e di Modena-Nonantola è stata fissata al 29 maggio.

Nel 1951 la Corte di Assise di Lucca condannò i responsabili dell'uccisione, Giuseppe Corghi, che aveva sparato, e Delciso Rioli, comandante della 27ª Brigata Garibaldi "Dolo", a 23 anni di reclusione.
La condanna venne confermata nel 1952 dalla Corte di Assise di Appello di Firenze e diventò definitiva in Cassazione. I due furono poi condannati, in tutti e tre i gradi di giudizio, per omicidio a 22 anni di carcere, ma ne scontarono solo 6 per effetto dell'amnistia Togliatti.

Rolando Rivi fu, ed è, una delle tante stelle luminose del firmamento affollato dei martiri, specie del XX secolo, che passando dalla Rivoluzione Messicana, alla Guerra Civile Spagnola, alla Rivoluzione e persecuzione in Russia o vittime delle due Guerre Mondiali, hanno testimoniato con il loro sangue innocente, la fede in Cristo seguendolo lungo il Calvario.

Dopo 60 anni, il 7 gennaio 2006, l’arcivescovo di Modena mons. Benito Cocchi, ottenuto il nulla osta dalla Santa Sede il 30 settembre 2005, ha dato inizio, nella chiesa modenese di Sant’Agostino, al processo diocesano per la beatificazione del seminarista Rolando Rivi, martire innocente, caduto sotto l’odio anticlericale e anticristiano del tempo, per aver voluto testimoniare, indossando l’abito talare fino all’ultimo, la sua appartenenza a Cristo.
E' stato beatificato a Modena il 5 ottobre 2013.
La ricorrenza liturgica per le diocesi di Reggio Emilia-Guastalla e di Modena-Nonantola è stata fissata al 29 maggio.