17 luglio - ADAM SMITH, filosofo ed economista scozzese, che gettò le basi dell'economia politica classica.
Padre della teoria del mercato come supremo regolatore dell'economia, sostiene però che il libero-scambio non implica l'assenza assoluta dello Stato, piuttosto ne limita l'influenza. In un certo senso l'idea che ha Smith sull'influenza dello Stato è simile a quella moderna, riducendo l'intervento statale alla tutela della nazione (difesa), all'amministrazione della Giustizia, affinché nessun individuo potesse ledere gli interessi di un altro individuo della nazione stessa ed infine l'intervento per le opere pubbliche e le istituzioni pubbliche: le prime in modo da migliorare le condizioni per commercio (strade, ponti, canali ecc. ecc.) il secondo con particolare riferimento all'Istruzione.Vedi qui.
Smith (Kirkcaldy, 5 giugno 1723 – Edimburgo, 17 luglio 1790) è stato definito come il padre della moderna scienza economica.
In effetti, nonostante molti precursori dell'economia classica avessero prodotto singole tessere o parti dell'intero mosaico, nessuno di essi fu in grado di fornire in un'unica opera il quadro generale delle forze che determinano la ricchezza delle nazioni, delle politiche economiche più appropriate per promuovere la crescita e lo sviluppo e delle modalità in cui milioni di decisioni economiche prese autonomamente vengono effettivamente coordinate tramite il mercato.
La sua opera più importante è intitolata: “INDAGINE SULLA NATURA E LE CAUSE DELLA RICCHEZZA DELLE NAZIONI” (1776).
Con essa si chiude il periodo dei mercantilisti e si dà avvio alla serie di economisti classici che superano i concetti definiti dai fisiocratici.
"La ricchezza delle nazioni" diventa il testo di riferimento per tutto il XVIII e XIX secolo di economisti e filosofi come David Ricardo, Thomas Robert Malthus, Jean-Baptiste Say, John Stuart Mill. Questi ne ripresero il contenuto per elaborare le proprie posizioni, anche divergenti fra di loro, oppure lo criticarono alla ricerca di nuove vie.
Tale testo è però anche un importante libro di storia economica in quanto vengono descritte le trasformazioni dell'economia inglese del tempo.
La concezione di Smith a proposito dello scopo della scienza economica segue quella dei mercantilisti, tendente alla spiegazione della natura e delle cause della ricchezza delle nazioni.
In termini moderni si direbbe che Smith fu un teorico della macroeconomia interessato alle forze che determinano la crescita economica, anche se le forze di cui parlava erano ben più ampie rispetto a quelle oggi analizzate dalla moderna economia, infatti il suo modello economico è ricco di considerazioni di tipo politico, sociologico e storico.
Ecco alcuni concetti del suo pensiero economico molto importanti per il dibattito economico-sociale.
Vedi qui.
PRINCIPIO DI SIMPATIA
Tuttavia, il libero scambio e il funzionamento dell'economia di mercato descritto da Adam Smith suppongono il principio di simpatia: ogni individuo conosce sì come nessun altro i propri interessi ma in questi interessi vi è il desiderio di essere apprezzato dagli altri, ciò che rende il mercato non un campo di combattimento, ma un luogo di convergenza di differenti interessi personali.
«Nella corsa alla ricchezza, agli onori e all'ascesa sociale, ognuno può correre con tutte le proprie forze, […] per superare tutti gli altri concorrenti. Ma se si facesse strada a gomitate o spingesse per terra uno dei suoi avversari, l'indulgenza degli spettatori avrebbe termine del tutto. […] la società non può sussistere tra coloro che sono sempre pronti a danneggiarsi e a farsi torto l'un l'altro.» (Adam Smith, Teoria dei sentimenti morali, 1759)
MANO INVISIBILE.
La teoria di una REGOLAZIONE SPONTANEA DELLO SCAMBIO E DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE di Adam Smith è incentrata sulla nozione di "mano invisibile" secondo la quale il sistema economico non richiede interventi esterni per regolarsi, in particolare non necessita l'intervento di una volontà collettiva razionale.
Il ruolo della mano invisibile è triplice.
a) "Processo con il quale si crea un ordine sociale"
Dati l'uguaglianza di fronte al diritto, il non intervento dello Stato e il principio di simpatia, la mano invisibile assicura il realizzarsi di un ordine sociale che soddisfa l'interesse generale (convergenza spontanea degli interessi personali verso l'interesse collettivo).
b)"Meccanismo che permette l'equilibrio dei mercati"
Domanda e offerta su differenti mercati tendono ad uguagliarsi: il libero funzionamento di un mercato concorrenziale, oltre a far convergere il prezzo di mercato al prezzo reale, tende a fare scomparire qualsiasi domanda o offerta eccedentaria.
c) "Fattore che favorisce la crescita e lo sviluppo economico"
La regolazione si applica alla popolazione attraverso il mercato del lavoro (in caso di popolazione eccessiva, il salario scende al di sotto del minimo di sussistenza conducendo ad una riduzione della popolazione e viceversa in caso di popolazione deficitaria); la regolazione si applica pure al risparmio, condizione necessaria per l'accumulazione del capitale e quindi della crescita economica attraverso una maggiore divisione del lavoro (gli individui tendono spontaneamente a risparmiare in quanto desiderosi di migliorare la propria condizione); infine la regolazione si applica anche alla locazione dei capitali (investimenti indirizzati spontaneamente verso le attività più redditizie).
La TEORIA DELLA MANO INVISIBILE è il concetto a noi più noto di Adam Smith e, pure, quello più abusato.
La mano invisibile è valida, come descritto sopra, date certe condizioni. Tuttavia, questa teoria non permette di spiegare il fenomeno della disoccupazione e di trattare adeguatamente le produzioni non-mercantili come pure ambiti particolari dove bisogni fondamentali devono essere soddisfatti (educazione obbligatoria, salute di base).
Contestabile anche il ruolo nell'allocazione dei capitali, basti pensare ai molti esempi di risparmio privato gettato al vento. Infine, Adam Smith assimila -discutibilmente - l'ordine economico all'ordine morale, definendo la mano invisibile come conforme alla giustizia.
La metafora della mano invisibile, cardine della dottrina liberale del laissez faire, compare nel secondo capitolo (Delle restrizioni all'importazione dai paesi stranieri di quelle merci che possono essere prodotte nel paese) del Libro quarto (Dei sistemi di economia politica) della “Ricchezza delle nazioni”.
Merita di essere segnalata l'interpretazione del concetto di mano invisibile data dal noto giurista italiano GUIDO ROSSI (da un'intervista del 6 giugno 2008 a La Repubblica):
"Uno dei suoi concetti più equivocati è quello della mano invisibile. Nella vulgata si è imposta l'idea che Adam Smith con la mano invisibile abbia inteso dire che il mercato deve essere lasciato a se stesso perché raggiunge automaticamente un equilibrio virtuoso. La mano invisibile è diventato l'argomento principe in favore di politiche di laissez-faire, fino ai neoliberisti. In realtà Adam Smith prende a prestito l'immagine della mano invisibile, con molta ironia, dal terzo atto del Macbeth di Shakespeare.
Macbeth parla della notte e della sua mano sanguinolenta e invisibile che gli deve togliere il pallore del rimorso prima dell'assassinio.
SMITH HA PRESO IN GIRO FEROCEMENTE QUEI CAPITALISTI CHE CREDEVANO DI AVERE IL POTERE DI GOVERNARE I MERCATI. Tra l'altro Adam Smith capì allora che la Cina sarebbe tornata ad essere una grande potenza dell'economia mondiale, e auspicò una sorta di Commonwealth universale per governare il nuovo ordine internazionale.
Con l'opera di John Maynard Keynes, in particolare con la nozione di disoccupazione involontaria, si comprese la necessità di un intervento pubblico nel sistema economico a garanzia di un giusto equilibrio".