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18 gennaio - JOSEPH RUDYARD KIPLING: il fardello dell'uomo bianco?

RUDYARD KIPLING, (Mumbai, 30 dicembre 1865 – Londra, 18 gennaio 1936) scrittore e poeta britannico, nato in India e "voce" del colonialismo inglese e della superiorità della "razza bianca" e della civiltà occidentale.
Il dibattito attuale sulla priorità tra diritto alla vita, alla libertà di espressione e alla libertà religiosa ci ricorda che il dialogo tra culture avviene tra pari e che la vera competizione tra esse sta nella loro capacità di realizzare una società inclusiva costruita sui diritti universali dell'uomo fondati sulla legge naturale e colti attraverso la ragione e non sulla presunta superiorità della "razza bianca" giustificata anche scientificamente con la teoria darwiniana.

Se al posto di tolleranza (chi tollera è superiore a chi è tollerato) parlassimo di rispetto, come sostiene l'antropologia più avveduta, forse il modello giacobino di Voltaire (cui si attribuisce falsamente la frase "Disapprovo quel che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo" e non invece la frase realmente scritta di: "Écrasez l'Infâme" riferito al Cristianesimo e alla Chiesa) sarebbe decisamente superato nella direzione del vero illuminismo quello della rivoluzione americana.


Ma la sua opera non può essere considerata come semplice esaltazione del "fardello dell'uomo bianco". Ci sono suoi testi come il racconto per ragazzi "Il libro della giungla" (The Jungle Book) (1894), per il quale ricevette anche il premio Nobel nel 1907 e le poesie "Gunga Din" (1892) e Se (1895), che se ne allontanano in direzione opposta.
Il fardello dell'uomo bianco (titolo originale inglese "The White Man's Burden") è solo la sua più celebre poesia.

Fu pubblicata per la prima volta nel 1899 dalla rivista McClure's, con il sottotitolo "The United States and the Philippine Islands" ("gli Stati Uniti e le Filippine"); infatti, essa si riferiva soprattutto alle guerre di conquista intraprese dagli Stati Uniti nei confronti delle Filippine e di altre ex-colonie spagnole.

In seguito, la poesia venne letta come una sorta di manifesto del colonialismo e dell'imperialismo, e "il fardello dell'uomo bianco" divenne un modo molto diffuso per riferirsi alla necessità di civilizzare i paesi estranei alla tradizione europea. Questa visione (già rappresentata da opere settecentesche come il Robinson Crusoe di Defoe) si ricollegava alla fine dell'ottocento anche a teorie come quelle di Herbert Spencer, che leggeva nella teoria dell'evoluzione darwiniana una giustificazione scientifica della pretesa di superiorità dei bianchi sulle altre "razze".

Vedi invece nella direzione opposta una sua poesia meno nota "Rischiare"

“Ridere, è rischiare di apparire matti...
Piangere, è rischiare di apparire sentimentali...
Tendere la mano, significa rischiare di impegnarsi...
Mostrare i sentimenti, è rischiare di esporsi...
Far conoscere le proprie idee ed i propri sogni, è rischiare di essere respinti...
Amare, è rischiare di non essere contraccambiati...
Vivere, è rischiare di morire...
Sperare, è rischiare di disperare...
Tentare , è rischiare di fallire...
Ma noi dobbiamo correre il rischio!
Il più grande pericolo nella vita
è quello di non rischiare.
Colui che non rischia niente...
non fa niente... non ha niente...
non è niente!”