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2 Novembre - PIER PAOLO PASOLINI, THEO VAN GOGH, DON ORESTE BENZI: tre modi di esprimere l'amore per il popolo.

Fonte:
CulturaCattolica.it
Oggi 2 Novembre. nel 1975, nel 2004 e nel 2007 muoiono PIER PAOLO PASOLINI, THEO VAN GOGH, DON ORESTE BENZI: che cosa lega tre persone così diverse? La vicinanza alla vita del popolo e l'attenzione agli emarginati.

* 1975 - Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922 – Roma, 2 novembre 1975) è stato uno scrittore, poeta e regista italiano. È internazionalmente considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del XX secolo.
Dotato di un'eccezionale versatilità culturale, si distinse in numerosi campi, lasciando contributi come poeta, romanziere, linguista, giornalista e cineasta.
Attento osservatore della trasformazione della società dal dopoguerra sino alla metà degli anni settanta, suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi italiana, ma anche nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti.

La sua vita e la sua opera sono l’espressione più chiara del suo desiderio di esprimere e di tenere insieme le due tradizioni che maggiormente costituivano la storia italiana: quella cattolica e quella comunista.

La radicalità della sua ricerca e la sua forte personalità lo portarono a prendere le distanze sia dalla Chiesa cattolica sia dal Partito comunista italiano.
Se prendiamo in considerazione le sue polemiche, vediamo che il suo bersaglio è sempre la borghesia e il consumismo capitalistico, da lui avvertiti come i più pericolosi avversari. Anche gli studenti del 68 universitario come gli alunni di don Milani non riescono a convincerlo di essere lontani dalla cultura borghese e capitalista.

Polemiche e denunce
....Continuava nel frattempo la polemica della critica marxista a Ragazzi di vita e Pasolini pubblicò sul numero di aprile della nuova rivista Officina un articolo contro Salinari e Trombatore che scrivevano sul Contemporaneo.

A luglio si tenne a Milano il processo contro Ragazzi di vita che terminerà con una sentenza di assoluzione con "formula piena", grazie anche alle testimonianze di Carlo Bo, che aveva dichiarato il libro essere ricco di valori religiosi "perché spinge alla pietà verso i poveri e i diseredati" e non contenente oscenità perché "i dialoghi sono dialoghi di ragazzi e l'autore ha sentito la necessità di rappresentarli così come in realtà" e di Giuseppe Ungaretti che inviò una lettera firmata ai magistrati che si occupavano del caso "Ragazzi di vita" dicendo loro che si trattava di un abbaglio clamoroso perché il romanzo di Pasolini era semplicemente la cosa più bella che si poteva leggere in quegli anni.

La polemica con i giovani sessantottini
In seguito ai celebri scontri di Valle Giulia, scoppiati tra i reparti della polizia che avevano occupato preventivamente la facoltà romana di Architettura e giovani studenti, scrisse la poesia "Il PCI ai giovani!" che, destinata alla rivista "Nuovi Argomenti" uscì, senza preavviso, su l'Espresso scatenando una forte polemica.
Nella poesia Pasolini si rivolge ai giovani dicendo che la loro è una falsa rivoluzione e che essi sono solamente dei borghesi conformisti, strumenti nelle mani della nuova borghesia.

«Ho passato la vita a odiare i vecchi borghesi moralisti, e adesso, precocemente devo odiare anche i loro figli... La borghesia si schiera sulle barricate contro se stessa, i "figli di papà" si rivoltano contro i "papà".
La meta degli studenti non è più la Rivoluzione ma la guerra civile. Sono dei borghesi rimasti tali e quali come i loro padri, hanno un senso legalitario della vita, sono profondamente conformisti. Per noi nati con l'idea della Rivoluzione sarebbe dignitoso rimanere attaccati a questo ideale.»


La poesia venne strumentalizzata da alcuni, non capita da altri, e ancora oggi, scomparso l'autore, viene spesso citata per sostenere tesi differenti. Può essere illuminante sulle reali intenzioni di Pasolini andare a rileggerne la versione integrale e soprattutto la tavola rotonda che l'Espresso ospitò qualche settimana dopo la pubblicazione, tavola rotonda a cui partecipò Pasolini stesso.
Vedi qui.

Nello stesso anno Pasolini girò La sequenza del fiore di carta con Ninetto Davoli tratto dalla parabola evangelica del fico infruttuoso che uscirà nel 1969, come terzo episodio del film "Amore e rabbia".

Durante l'estate scrisse una lunga appendice al dramma in versi "Bestia da stile".
«L'Italia è un paese che diventa sempre più stupido e ignorante. Vi si coltivano retoriche sempre più insopportabili. Non c'è del resto conformismo peggiore di quello di sinistra, soprattutto naturalmente quando viene fatto proprio anche dalla destra»

Il 19 gennaio uscì sul " Corriere della Sera" il suo articolo "Sono contro l'aborto" che suscitò altre polemiche. Ai primi di febbraio terminò la sceneggiatura del film che non sarà mai realizzato, "Il padre selvaggio" e a metà dello stesso mese iniziarono nel mantovano le riprese di "Salò o le centoventi giornate di Sodoma".

Scrisse alcuni articoli sul settimanale "Il Mondo" che andranno a far parte del volume postumo "Lettere luterane".

Nel mese di maggio uscì il volume "Scritti corsari" che raccoglieva tutti gli articoli scritti per il "Corriere della Sera" dal 7 gennaio '74 al 18 febbraio '75 con una sezione "Documenti allegati", nella quale vengono raccolti alcuni scritti di critica che erano apparsi sul settimanale "Tempo" dal 10 giugno '74 al 22 ottobre '74.
Sempre in maggio vide le stampe "La nuova gioventù", che era una riproduzione dell'opera "La meglio gioventù", e durante l'estate Pasolini lavorò al montaggio di Salò.

La morte
«La sua fine è stata al tempo stesso simile alla sua opera e dissimile da lui. Simile perché egli ne aveva già descritto, nella sua opera, le modalità squallide e atroci, dissimile perché egli non era uno dei suoi personaggi, bensì una figura centrale della nostra cultura, un poeta che aveva segnato un'epoca, un regista geniale, un saggista inesauribile.» (Alberto Moravia)

Nella notte tra l'1 e il 2 novembre 1975 Pasolini venne ucciso in maniera brutale: battuto a colpi di bastone e travolto con la sua auto sulla spiaggia dell'idroscalo di Ostia, località del Comune di Roma. Il cadavere massacrato venne ritrovato da una donna alle 6 e 30 circa. Sarà l'amico Ninetto Davoli a riconoscerlo.
L'omicidio fu attribuito ad un "ragazzo di vita", Pino Pelosi di Guidonia, nei pressi di Tivoli, di soli diciassette anni, che prontamente si dichiarò unico colpevole.

Pelosi ha mantenuto invariata la sua assunzione di colpevolezza fino al maggio 2005, quando, a sorpresa, nel corso di un'intervista televisiva, affermando di non essere stato l'autore del delitto di Pier Paolo Pasolini, ha dichiarato che l'omicidio sarebbe stato commesso da altre tre persone. Non ha detto i nomi di questi presunti assassini, asserendo solo che essi avevano un accento siciliano. Ha aggiunto inoltre di aver celato questa sua verità per timore di mettere a rischio l'incolumità della propria famiglia.

Le circostanze della morte di Pasolini non sono ad oggi ancora state chiarite. Contraddizioni nelle deposizioni rese dall'omicida, un "chiacchierato" intervento dei servizi segreti durante le indagini e alcuni passaggi a vuoto o poco coerenti riscontrati negli atti processuali, sono fattori che – come hanno ripetutamente sottolineato negli anni seguenti gli amici più intimi di Pasolini (particolarmente Laura Betti) – lasciano aperte le porte a più di un dubbio.

* 2004 - Theo van Gogh (L'Aia, 23 luglio 1957 – Amsterdam, 2 novembre 2004) fu un regista, attore, produttore televisivo e pubblicista olandese, discendente del fratello del celebre pittore Vincent van Gogh, assassinato da Mohammed Bouyeri, esponente del Gruppo Hofstad.

Il suo assassino, in possesso di doppia cittadinanza marocchina e olandese, gli sparò otto colpi di pistola e successivamente gli tagliò la gola in pieno centro di Amsterdam per eseguire una fatwa legata alla pubblicazione del suo cortometraggio "Submission" ("Sottomissione", uno dei possibili modi di tradurre il termine arabo "Islam").

Theo van Gogh, ritenuto persona tollerante nei rapporti individuali, nei suoi articoli attaccava duramente politici, giornalisti e tutti coloro che facessero "parte del sistema".
In conseguenza di ciò, fu licenziato più volte dai vari giornali per i quali lavorava, ed infine costretto a scrivere esclusivamente nel suo sito, chiamato "De Gezonde Roker" ("Il fumatore in salute").

Amico del politico neerlandese Pim Fortuyn, anche lui assassinato nel 2002, era politicamente schierato con il Republikeins Genootschap, associazione di idee repubblicane che propugna l'abolizione della monarchia nei Paesi Bassi.

In seguito a ciò si avvicinò politicamente a Ayaan Hirsi Ali, una olandese di origini somale che si batte per l'emancipazione femminile nell'Islam, che scrisse la sceneggiatura del cortometraggio "Submission", nel quale, tra l'altro, si vedono dei versi di una sura del Corano scritti sulla schiena della protagonista.

La sua morte segna anche il fallimento più clamoroso del modello di integrazione fondata sul relativismo culturale e sullo Stato agnostico e nemico delle identità popolari religiose, promosso dal governo olandese ed egemone oggi in Francia e a livello europeo. Il suo assassino era infatti perfettamente integrato (da un punto di vista sociologico) nella società olandese, ma continuava a pensare in termini fondamentalisti e violenti, continuando a disprezzare nei fatti la "pseudo-cultura" a lui insegnata.

* 2007 - Don Oreste Benzi (San Clemente, 7 settembre 1925 – Rimini, 2 novembre 2007) è stato un prete italiano, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII.

Don Oreste Benzi si occupò delle giovani straniere ridotte alla schiavitù della prostituzione, ma non propose loro un discorso di relativismo culturale, ma un amore cristiano, capace di unire i diversi in una comunità di vita più autentica.

Nel 1968, con un gruppo di giovani incontrati nei licei statali e con alcuni altri sacerdoti dà vita all'Associazione "Comunità Papa Giovanni XXIII".
Grazie alla disponibilità a tempo pieno di alcuni giovani, Oreste Benzi guida l'apertura della prima Casa-famiglia dell'Associazione a Coriano (Rimini) il 3 luglio 1972.

Ora l'Associazione "Comunità Papa Giovanni XXIII" è presente in più di 20 paesi nel mondo; i membri della Comunità vivono secondo il carisma e la vocazione che Don Oreste ha loro trasmesso, che come fondamento ha la condivisione diretta con gli ultimi.

Grazie alle intuizioni di Don Oreste e a quello che sapeva trasmettere la "Comunità Papa Giovanni" è ora impegnata a rispondere in maniera esemplare alle più svariate forme di povertà ed emarginazione che ci sono nella società moderna: Tossicodipendenza; Sfruttamento della prostituzione; Accoglienza di minori; Disabilità; Aborto; Emarginazione; Classi sociali più deboli; Rimozione delle cause che creano povertà ecc.. .

Don Oreste Benzi ha lasciato un immenso patrimonio fatto di testi, lettere, pubblicazioni, video di incontri pubblici e puntate televisive nei più importanti talk show, voce sempre fuori dal coro che non esitava mai, "tuonando" per le battaglie in difesa dei poveri, della vita e spesso contro i potenti . Con il suo carisma, il suo sorriso e il suo coerente impegno è stato uono degli uomini di Dio più rispettati, seguiti e temuti del nostro tempo, in tantissimi hanno invocato per lui subito la Santità.
Don Oreste Benzi è morto il il 2 novembre 2007 alle 2.22 in seguito a un attacco cardiaco nella sua casa di Rimini, all'età di 82 anni.

Per volere della Comunità Papa Giovanni XXIII i funerali, officiati da monsignor Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, si sono svolti al Palacongressi di Rimini per consentire la partecipazione di quegli "ultimi" che Don Oreste Benzi amava. Vi hanno partecipato più di diecimila persone.

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