20 luglio - LEONE XIII (Gioacchino PECCI): il papa della dottrina sociale della Chiesa. Un'importante intervista a mons. Crepaldi.
Leone XIII (Carpineto Romano, 2 marzo 1810 – Roma, 20 luglio 1903) è ricordato nella storia dei papi dell'epoca moderna come pontefice che ritenne che fra i compiti della Chiesa rientrasse anche l'attività pastorale in campo socio-politico, come risulta dalla bella intervista a mons. Crepaldi riportata in link.Se con lui non si ebbe la promulgazione di ulteriori dogmi dopo quello dell'infallibilità papale solennemente proclamato dal Concilio Vaticano I, egli viene tuttavia ricordato quale primo papa delle encicliche. Egli ne scrisse infatti 86, con lo scopo di superare l'isolamento nel quale lo Stato Pontificio si era ritrovato dopo la perdita del potere temporale con l'unità d'Italia.
La sua più famosa enciclica fu la "Rerum Novarum"
L’inizio del testo della Rerum novarum, come è noto ma come spesso anche si dimentica, stravolgendo il senso del titolo, NON SUONA COME UNA FELICE APERTURA ALLE COSE NUOVE, ma come LA RIPROVAZIONE PER L’INSENSATO INSEGUIMENTO DELLE COSE NUOVE che dal piano politico era a quei tempi sceso al piano sociale ed economico.
E’ chiaro, quindi, che LEONE XIII si poneva in continuità con Pio IX per indicare che lo stesso processo che nei decenni precedenti aveva caratterizzato il distacco della politica dal fondamento religioso si era poi diramato nella società civile e nell’economia, staccandole esse stesse dalla religione cristiana.
Nella Rerum novarum non si nota un’accettazione della secolarizzazione violenta operata da una certa modernità, ma la necessità di una risposta: QUESTA RISPOSTA È LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA, ossia LA DICHIARAZIONE DI UN “DIRITTO DI CITTADINANZA”, come dirà cent'anni dopo Giovanni Paolo II con la "Centesimus annus", DELLA CHIESA NELLA SOCIETÀ, nella convinzione che non esiste soluzione alla questione sociale fuori del VANGELO.
Strumento di questo progetto doveva essere appunto la Dottrina sociale della Chiesa – quindi la Rerum novarum – ma dentro il quadro delle altre encicliche leonine e soprattutto di quelle che egli indicava come le maggiori e di cui forniva addirittura l’ordine logico.
Non si può trascurare di notare che in quel quadro il primo posto era occupato dalla Aeterni-patris che diventa quindi punto di riferimento obbligato per la Rerum novarum e per tutta la Dottrina sociale della Chiesa. (Crepaldi)
Con questa enciclica Leone XIII vuole rilanciare la filosofia tomista, reputata la più adeguata alla riforma di una società in via di secolarizzazione, e la più congeniale al messaggio cristiano.
“Per il resto, i maestri scelti da Voi con saggio discernimento cerchino di far penetrare negli animi dei discepoli la dottrina di San Tommaso d’Aquino, e mettano in luce lo spessore e l’eccellenza di essa a preferenza di tutte le altre. Le Accademie da Voi fondate o che si fonderanno la illustrino e la difendano, e se ne valgano per confutare gli errori correnti. Affinché poi non si abbia ad attingere la dottrina supposta invece della genuina, né la corrotta invece della pura, fate in modo che la sapienza di San Tommaso sia prelevata dalle sue proprie fonti, o per lo meno da quei rivi che, usciti dallo stesso fonte, scorrono ancora puri e limpidissimi, secondo il sicuro e concorde giudizio dei dotti. Da quei ruscelli, poi, che pur si dicono sgorgati di là, ma di fatto crebbero da acque estranee e per niente salubri, procurate di tener lontani gli animi dei giovani” (LEONE XIII).