28 luglio - J.S.BACH: c'è la sua musica e dunque c'è Dio.
Della sua vita (Eisenach, 31 marzo 1685 secondo il calendario gregoriano, 21 marzo 1685 secondo quello giuliano – Lipsia, 28 luglio 1750) e della sua musica si sono dette cose stupende e giustamente elogiative; quello che forse si sa poco è l'argomentazione a favore dell'esistenza di Dio proposta dal professor ROBERT SPAEMANN, filosofo e teologo, professore emerito di Filosofia presso la Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera.Ecco le sue parole pronunciate durante la conferenza tenuta a Roma, il 10/12/ 2009 con il titolo "La ragionevolezza della fede in Dio".
..."Vorrei chiarire ciò che penso attraverso la seguente ulteriore analogia. É noto che Bach nelle sue composizioni ha attribuito occasionalmente all’immagine della nota un significato simbolico, ad esempio un simbolismo della croce. Bach ha cifrato anche piccoli testi verbali nelle sue composizioni. Il più noto è il tema della fuga: B-A-C-H. Meno noto è un procedimento di cifratura assai avanzato per il quale i valori delle note vengono trasformati in valori numerici e questi di nuovo in significati alfabetici. Recenti ricerche di storia della musica sono approdate a questo: vi sono pubblicazioni contemporanee che descrivono con precisione il procedimento di una tale cifratura, allora chiamato “Gemartia” e che devono molto alla Cabala. Se noi analizziamo le sonate per violino in sol minore, in la bemolle e in do maggiore, ma soprattutto la sonata in sol minore sulla base di questo metodo e delle sue regole di trasformazione, allora improvvisamente ci si fa incontro questo testo dei Rosacroce: “Ex Deo nascimur, in Christo morimur, per Spiritum Sanctum reviviscimus” (“Da Dio nasciamo, in Cristo moriamo, attraverso lo Spirito Santo riviviamo”).
La sonata è conosciuta e apprezzata da secoli. Essa può essere analizzata e interpretata in modo puramente musicale, e questa interpretazione è del tutto legittima. Tuttavia chi, guidato dalla "diceria" di Dio, si accosta ad essa con un’altra chiave di decodificazione, scopre improvvisamente il suddetto testo. Si tratta dunque chiaramente di un doppio codice che ci consente di vedere una forza creatrice quasi divina come ispiratrice di Bach. L’idea che questo testo cifrato emerga per così dire come epifenomeno casuale della composizione di un musicista, è così assurda che nessuno potrebbe pensare di sostenere una tale tesi."
Per il testo di Spaemann Vedi qui
Per la numerologia nella musica Vedi qui.