Condividi:

Insegnanti bolliti

Fonte:
www.diesse.org

Non c'è molto spazio per lo sviluppo di una professionalità dell'insegnante degna di questo nome in quella parte del programma dell'Unione che si occupa della scuola. Gli insegnanti sono citati, ma per vederli scomparire in un calderone di parole dove finiscono per essere bolliti dalla retorica. Verosimilmente, se dovesse prevalere questa parte politica il futuro del docente non sarebbe affatto più roseo di adesso, anzi sicuramente peggiore perché schiacciato tra il ruolo impiegatizio e la burocrazia. Vediamo. Anzitutto il programma auspica il ritorno di una «progettualità studentesca e la collaborazione docenti-studenti». Se le parole hanno un senso, questo significa che in questi ultimi anni non c'è stata progettualità, né collaborazione. Siccome questo non è vero, allora l'allusione è alla scuola dei progetti e all'organico funzionale abbandonato nell'era Moratti in quanto causa di una sorta di "bolla occupazionale" destinata prima o poi a scoppiare. Tornare ai progetti e all'organico funzionale è insomma giocare con il docente facendogli credere che il posto di lavoro è sicuro, mentre non lo è. In merito alla carriera dell'insegnante, è evidente che questa non c'è neanche a volerla scrutare col cannocchiale. Infatti si rimanda la materia contrattuale al «confronto con le diverse forme di rappresentanza e sulla base di accordi con le organizzazioni sindacali». Oltre che bolliti, qui gli insegnanti sono fritti, perché se c'è stata una forma di potere in questi anni decisamente contraria ad ogni sviluppo della progressione di carriera del docente (economica e giuridica) è stato proprio il sindacalismo confederale, e non solo. Non che l'attuale governo abbia brillato in questo campo, ma almeno qualche tentativo di modifica dello stato giuridico del docente c'è stato, anche se subito frenato da ambienti interni ed esterni al ministero di Viale Trastevere. Se prevalesse il programma di cui stiamo parlando, ad ogni buon conto, la questione sarebbe morta e sepolta per sempre. E veniamo a tre ultime, fondamentali questioni: stipendio, reclutamento e formazione. Il programma unionista ne tratta in questo modo: promette di elevare le retribuzioni a livello europeo; promette l'immediata copertura di tutti i posti vacanti con massiccia immissione in ruolo; promette una modalità di reclutamento solo ed esclusivamente statale. Osserviamo quanto segue. Primo: le retribuzioni medie dei docenti italiani sono tra l'8 e il 15% più basse della media europea e l'adeguamento retributivo all'Europa comporterebbe circa 3 miliardi di euro all'anno (dati Tuttoscuola). Secondo: l'immediata copertura di tutti i posti vacanti, compresa la riattivazione dell'organico funzionale di cui sopra, comporterebbe un altro miliardo di euro (sempre da Tuttoscuola). Dove recuperare i 4 miliardi l'anno necessari? Incalzato su questo punto l'on. Fassino ha dichiarato che serve una rigorosa politica fiscale (da leggere: aumento delle tasse). Gli italiani saranno disposti a vedersi aumentare le tasse per rimpolpare la busta paga degli insegnanti? Ne dubitiamo assai. Cosa ha fatto il governo in carica? Il ministro Moratti ha aumentato lo stipendio del docente italiano in media di 227 euro lordi (130 nell'ultimo biennio economico 2004-05) più gli arretrati, rendendo il livello europeo meno lontano. Ha inoltre effettuato assunzioni di docenti ed educatori per complessive 116.500 unità, e per l'anno scolastico 2006-2007 la Corte dei Conti ha già approvato le nomine di altri 20 mila docenti (per il 2007/2008 ne ha poi autorizzate altre 10 mila). Se è pur vero che i posti vacanti a settembre 2006, per effetto dei pensionamenti, cresceranno di circa 30 mila unità, con le manovre portate a termine dalla "lady di ferro" italiana il precariato si è comunque notevolmente abbassato, pur senza scomparire. Insomma, tra un libro dei sogni e un'agenda in parte realizzata preferiamo quest'ultima. Quanto al sistema di reclutamento del personale, abbiamo così tanto criticato la formulazione dell'art. 5 della legge 53/2003 (troppo centralismo) da non poterci esimere dal costatare che in questo ambito il centro-sinistra si accoda al centro-destra. Con quale coraggio si enunciano allora novità e progresso?