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Famiglia italiana e fisco 5 - Cosa dice chi è contrario al riconoscimento fiscale di coniuge e figli

Autore:
Centro Culturale
Fonte:
CulturaCattolica.it

CRITICHE PATERNALISTICO-IDEOLOGICHE DEGLI ECONOMISTI AL RICONOSCIMENTO DEI FIGLI E DEL CONIUGE A CARICO
C’è tutto un filone di economisti che considera la scelta di avere figli come una scelta di “libero consumo”, avente dignità pari a quella di chi decide di comperare un’automobile o di fare un viaggio attorno al mondo. Una versione più sociale di questa tendenza è al massimo disposta a riconoscere i carichi di famiglia solo alle famiglie più povere. Guardando le Tab. 5 e 6 sembrerebbe che questo filone di economisti abbia influenzato gli estensori del sistema italiano, sia quello vigente che quello precedente. In quello precedente le attuali detrazioni di imposta erano sostituite da deduzioni dal reddito imponibile decrescenti all’aumentare del reddito. (Le deduzioni decrescenti, tuttavia, avevano una ricaduta in termini di risparmio anche sulle addizionali regionali e comunali, ricadute che non hanno le detrazioni, che agiscono solo sull’imposta dovuta allo stato).
Un altro filone, pur riconoscendo equo e ragionevole il tenere conto della presenza dei figli, è contrario al riconoscimento di sgravi per il coniuge a carico, sostenendo che in tal modo le donne sarebbero meno incentivate ad andare a lavorare fuori casa.
Ebbene, dal punto di vista empirico, la Francia, che, secondo questi economisti ha un sistema di tassazione che dovrebbe scoraggiare il lavoro femminile, ha tassi di partecipazione al mercato del lavoro femminile di gran lunga più alti dell’Italia; mentre è invece nel nostro paese che il sistema fiscale è assolutamente scoraggiante per le donne che decidono di dedicare il loro tempo alla cura e all’educazione dei figli (Tab. 8).
Tab. 8 Tassi di occupazione femminile (%)

199520002005
Francia52,155,257,6
Italia35,439,645,3

Fonte: A. Aassve, M. G. Pazienza, C. Rapallini, “Family taxation and labour market participation incentives in Italy”, Economia Pubblica, 2010.

Evidentemente i problemi sono nel mercato del lavoro che, in Italia, non consente il reinserimento delle donne dopo gli anni passati per seguire i figli nei periodi in cui la presenza continua di un genitore è più importante.
Non va poi dimenticato che il benessere di una collettività non si misura solo con il PIL, ma anche con il livello e la qualità del capitale umano. Per esempio in Norvegia il governo sta effettuando delle sperimentazioni intese ad aumentare la presenza materna accanto ai figli.
(Possiamo fare una serie di battute del tipo: se il soggetto A inquina e il soggetto B disinquina e sia A che B operano in regime di economia contabilizzata, il PIL aumenta, ma il benessere no. Se la criminalità aumenta, dovendo aumentare il numero delle prigioni e le spese per la sicurezza, il PIL aumenta, ma il benessere no).

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