Giuseppe Ungaretti, un grande dimenticato 1 - La linea perdente
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Un grande silenzio stampa ha accompagnato questo anniversario.
Vorrei dunque ridare voce da queste pagine a un personaggio che sia come poeta sia come uomo ha lasciato un’eredità che merita di essere conosciuta e ricordata.

Poesie e prose: mentre Ungaretti è conosciuto come poeta, in realtà val la pena di sapere che ha scritto una messe enorme di scritti in prosa (saggi, interventi, lezioni, traduzioni, resoconti di viaggi…) ora raccolti nei Meridiani di Mondadori; anche nell’edizione dei Meridiani che raccoglie tutte le sue poesie, è contenuto un suo importante saggio di poetica dal titolo Ragioni d’una poesia e molte Note dell’Autore stesso a commento delle sue poesie.
Nell’esposizione che segue quindi mi sono avvalsa spesso di brani in prosa in cui Ungaretti stesso commenta Ungaretti…
Si sa ormai che Giuseppe Ungaretti appartiene alla linea perdente rispetto a quella che va da Gozzano e dai Crepuscolari fino a Montale. Essi infatti si esprimono con un distacco ironico nei confronti della poesia e del proprio mestiere di poeta, e la loro poesia è connotata in fondo da una negatività che costituisce la linea vincente per l’uomo del ‘900:
Corazzini: Perché tu mi dici poeta?
Io non sono un poeta…
“ E non domandarmi… Io non saprei dirti che parole così vane…
Montale: Non chiederci la parola…
Leggiamo, invece, nella poesia “ITALIA” di G.Ungaretti:
Sono un poeta
un grido unanime
sono un grumo di sogni
Sono un frutto
d'innumerevoli contrasti d'innesti
maturato in una serra
Ma il tuo popolo è portato
dalla stessa terra
che mi porta
Italia
E in questa uniforme
di tuo soldato
mi riposo
come fosse la culla
di mio padre
Locvizza, l'1 ottobre 1916
da L'ALLEGRIA - IL PORTO SEPOLTO
Ungaretti dunque è stato forse l’ultimo poeta-vate; egli non si è mai ritirato dalla responsabilità che avvertiva urgente in quanto poeta, di conoscere meglio il mistero celato nel profondo della realtà e di rivelarlo a tutti.
“… l’esperienza poetica è esplorazione di un personale continente d’inferno…a causa della assoluta solitudine che l’atto di poesia esige,a causa della singolarità del sentimento di non essere come gli altri, ma in disparte, come dannato, e come sotto il peso d’una speciale responsabilità, quella di scoprire un SEGRETO e di rivelarlo agli altri. La poesia è scoperta della condizione umana nella sua essenza.” (NOTE –Tutte le poesiep. 505)