“L’isola del Dottor Moreau” 12 - La condizione umana
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“L’isola del Dottor Moreau” 12 - La condizione umana

Fonte:
CulturaCattolica.it
Se la condizione umana è così poco invidiabile, che senso ha umanizzare gli animali?

Prendick, conclusa in quel modo così tragico l’assemblea degli uomini-bestia, si ferma ad osservarli da lontano: “Improvvisamente mi resi conto della completa assurdità degli esseri che vivevano sull’isola... A un tratto ebbi la strana impressione di aver sotto gli occhi, nonostante le forme grottesche e grossolane, tutta l’essenza della vita umana, il complicato gioco di istinto, ragione e destino, ridotto all’essenziale. All’uomo leopardo era toccata la parte della vittima. Ecco tutta la differenza! Poveri esseri! Cominciavo a vedere l’aspetto più abietto della crudeltà di Moreau. Non avevo ancora pensato, prima, al dolore e ai tormenti che si rovesciavano addosso a quelle povere vittime, anche dopo essere passate per le mani del dottore. Avevo solo rabbrividito ai loro gridi di dolore nel recinto. E non era, in fondo, che la parte più lieve. Da bestie, erano state felici, perfettamente a loro agio nel proprio ambiente, come ogni altra creatura. Ora si trovavano, ad ogni passo, impigliate nella loro ridicola umanità, vivevano in un terrore continuo, angustiate da una legge che non potevano capire; la loro mostruosa umanizzazione cominciava con il dolore, continuava con una lunga lotta interiore e con il terrore di Moreau. E perché tutto questo? Era soprattutto la mancanza di un senso che mi rivoltava... Era soltanto, dunque, per la sua curiosità pazzesca, per un desiderio di sperimentare fine a se stesso, che quegli esseri venivano condannati a vivere, neppure un anno, una vita di lotte, sofferenze ed errori, per morire poi tra i tormenti... Confesso che perdetti ogni fiducia nell’equilibrio umano, davanti al doloroso disordine che regnava in quell’isola. Mi sembrava che un destino cieco e indifferente, un mostruoso meccanismo insensibile, creasse e plasmasse le esistenze, [e che noi tutti] fossimo crudelmente e inesorabilmente schiacciati e dilaniati dalla complessità infinita dei suoi ingranaggi implacabili”. (14)
In questo sguardo disperato sulla condizione umana, si può avvertire il disorientamento di un darwinista che ha tagliato i ponti con la propria tradizione religiosa, ed ora brancola nella nebbia: il “mostruoso meccanismo insensibile” dell’evoluzione porta ad una “mancanza di senso” del “doloroso disordine” della vita.
Prendick, nella metafora della rivolta contro il sub-dio Moreau (rivolta che egli si incarica di suscitare fin dall’inizio nel “Beast people”, facendolo consapevole della propria forza contro i due scienziati), incarna quindi una forma di ribellione alla condizione umana, i cui risvolti blasfemi furono bene avvertiti dai contemporanei di Wells all’uscita del romanzo. Così si esprimeva il “Guardian” del 3 giugno 1896:
Talvolta si è propensi a credere che l’intenzione dell’autore sia stata quella di satireggiare e rimproverare i presupposti della scienza; talaltra il suo obiettivo sembra quello di parodiare l’opera del Creatore della razza umana e di screditare l’attività divina delle Sue creature”. (15)
Ha acutamente notato Antonio Scacco in un testo inedito: “La tesi dell'autore, in sostanza, mi sembra la seguente: se l'animale è migliore dell'uomo, "cancro della natura", che senso ha cercare di umanizzarlo? Certo, la scienza, secondo l'ottica positivista, ha la piena libertà di sperimentare e non tollera confini. Essa risolve tutti i problemi, meglio della filosofia e della teologia. Se c'è qualche problema che adesso non è capace di risolvere, con il tempo e... con la paglia riuscirà a risolverlo! Qui, il positivismo e il darwinismo si mordono la coda. La scienza è un prodotto dell'uomo, ma se l'uomo non è altro che una bestia malriuscita, i suoi prodotti potranno essere migliori?
Inoltre: se la condizione umana è così poco invidiabile, che senso ha umanizzare gli animali? Questo sarebbe il vero delitto di Moreau, e il brano sopra citato sembra confermarlo.

NOTE
(14) H. G. Wells, L’isola del Dottor Moreau, in “La macchina del tempo e altre avventure di fantascienza”, Mursia 1966-80, pagg. 334-335.
(15) cit. in H. G. Wells, L’isola del Dottor Moreau, Classici BUR, Introduzione, pag. XXIX.

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