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Morte della fantascienza?

Autore:
Bassani, Carlo Alberto
Fonte:
CulturaCattolica.it
L’opinione di un appassionato di vecchia data

C'è da chiedersi perché il genere SF sia decaduto nell'interesse dei lettori; mi sono posto la domanda già molti anni fa.
Rispondo con argomentazioni che, benché conosciute, servono per definire il mio punto di vista.

C'è stato un periodo intorno agli inizi del secolo scorso, in cui l'avvento della tecnica ha fatto sognare gli uomini, ma questa è una frase superficiale, direi che ha alimentato la speranza che i propri sogni potessero essere realizzati tramite la tecnica.
Si è vista allora la realizzazione di opere imponenti con un impegno unanime sostenuto da questa convinzione, sono seguite invenzioni e scoperte che hanno modificato e migliorato il modo di vivere. Era così iniziato il periodo dei cambiamenti rapidi del mondo materiale, mentre quello intellettuale cercava di accomodarsi alle nuove possibilità.
In queste condizioni è naturale che gli uomini siano sollecitati ad usare la fantasia per immaginarsi cosa avverrà in futuro; chi lo fa tramite romanzi risponde ad un interesse che è comune, quindi è assicurato un buon numero di lettori.
Non sono bastate le due guerre mondiali a distruggere le speranze, esse hanno ammonito l'immaginazione lasciando però spazio per credere ad un miglioramento futuro. La letteratura ha recepito questa realtà, come sempre.
In seguito il mondo ha sperimentato la rivoluzione dell'elettronica. Io sono convinto che il cosiddetto senso comune non abbia consapevolezza di quanto importante sia stato questo cambiamento, e di quanto sia in atto. Se qualche pensatore ne ha discusso, questi interventi non hanno avuto effetto sulla cultura attuale.

Omettendo completamente tutte le valutazioni filosofiche, economiche e morali che si possono fare sugli avvenimenti dell'ultimo secolo, osservo lo stato di fatto in cui l'uomo comune si è trovato.
Lo faccio senza discorsi di alto livello culturale, ma citando ad esempio alcuni fatti, fra i tanti, che avvengono e su cui il giudizio dell'uomo inciampa:

L'epoca del telefono: la comodità e utilità della comunicazione a distanza riduce il reale riconoscimento del rapporto umano;
L'epoca della televisione: l'appetibilità dell' informazione procede ad una riduzione della facoltà di scelta;
Televisione 2 : a seguito della impossibilità di scelta si impone uno stato di dominio del profitto;
L'epoca del computer: la comodità e produttività dell'elaboratore dipende dalla conoscenza tecnica, si presenta la necessità di nuovi e facili programmi;
Computer 2: i nuovi programmi alimentano la necessità di altri nuovi programmi che richiedono nuovi computer;
L'epoca del cellulare: si completa l'autonomia dell'individuo rispetto alla comunicazione verbale, la facilità di questa sostituisce il confronto con la persona;
L'epoca di Internet: viene superato il limite della televisione e si apre la possibilità di conoscere e fornire ogni tipo di notizia;
L'epoca attuale: telefono, televisione, computer e Internet si fondono in un unico modo di vivere - cosa diversa da dire unico apparecchio.

Per ognuno di questi accadimenti è mancato il giudizio su come governarsi e in quale misura l'uso del bene disponibile andava modificato per non ridurre lo spazio di altri beni. Si perde totalmente la capacità di giudicare cosa è un bene quando si separa l'utilizzo dal possesso: il possesso è sempre il prodotto di un lavoro sul bene. Questa mancanza è stata favorita inizialmente da un'attesa di prosperità che veniva dalla storia della tecnica precedente, e poi dal cambiamento sempre più veloce che la tecnologia imponeva al comportamento quotidiano.
L'uomo per valutare ha bisogno di conoscere, e la conoscenza deriva da un'esperienza precedente o che gli viene tramandata, o da un giudizio assoluto che ha già in sé e che il Cristianesimo dovrebbe mantenere sempre al massimo grado; non è stato così.
Esiste però un livello di giudizio inalienabile che non può essere soffocato oltre un certo limite; è questo che rende consapevoli, in maniera più o meno cosciente, spesso a posteriori, della perdita progressiva di libertà e di capacità di riconoscere la verità che è derivata da questi cambiamenti; unito questo all'evidenza di non essere in grado di cambiare né la propria vita né la (ormai) tirannia della tecnologia, non rimane che il nichilismo.
Allora la risposta al quesito iniziale è evidente: la scienza, realizzando le immaginazioni della fantascienza, non si è dimostrata in grado di creare un mondo migliore, a che pro interessarsi di cosa succederà in futuro? salvo rifugiarsi nella fantasya.

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