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Intervista a Massimo Desiato, filosofo 1 - "Vedo una Repubblica Bolivariana contro il Venezuela"

Autore:
Gómez, Elvia
Fonte:
CulturaCattolica.it; El Universal
Abbiamo ricevuto la segnalazione di questa intervista come contributo alla comprensione della drammatica situazione venezuelana. Pur lasciando all’intervistato la responsabilità delle sue affermazioni, ci sembra importante portarla a conoscenza dei lettori italiani, proprio per evitare quella “narcosi” in cui l’opinione pubblica mondiale versa a riguardo di Chavez. Ci auguriamo che non si debba giungere al livello di confronto prefigurato dall’intervista. Laddove è cancellata la verità dell’uomo, anche le risposte rischiano di essere esasperate, come ci insegna la storia di tutte le dittature.

Gli oltre settemila chilometri di distanza che separano il filosofo Massimo Desiato da Caracas sono annullati grazie al filo telefonico. Con Internet, dice, segue quotidianamente gli avvenimenti nazionali e i suoi commenti dimostrano che è aggiornato.

Occupato ora in un postdottorato in Sociologia all' Università di Barcellona (Spagna), Desiato ha accettato di ampliare la riflessione contenuta nel suo ultimo articolo di opinione: "Repressione, rivoluzione", nel quale ha suggerito all'opposizione di disegnare una strategia per affrontare la violenza politico-sociale del regime e il piano di Hugo Chávez nel mantenere il popolo agitato, ma solo fino a un certo punto previamente calcolato.

Laureato presso l'Università di Urbino (Italia), ha completato i suoi studi alla Università Simón Bolívar (Caracas, Venezuela). Autodefinitosi uomo di sinistra, all'Universitá Católica Andrés Bello (UCAB) ha diretto il Centro degli Studi Filosofici. Il suo ultimo libro, terminato nel 2006, s'intitola: "Critica di una rivoluzione annunciata. Un discorso sul Venezuela".

D: Come si può "giocare il gioco della violenza con l'animo della pace"? Propone di forzare la barriera e di precipitare la fase della repressione?

Desiato: Io non ho voluto dare l'idea che sto incitando, non è quello il messaggio. E’ una questione di tempo. Credo che la situazione economica, prima o poi, provocherà proteste di ogni genere e allora il Governo inizierà la repressione. Non sto dicendo di scendere adesso in piazza. Ciò che invece dico è che vedremo come ribaltare quella repressione, in modo che al Governo sfugga dalle mani l'apparato repressivo, che ci sia la capacità d'interpretare quella repressione perché l'apparato si cominci a sgretolare, perché, suppongo, nel Governo ci saranno correnti che non sono tanto radicali e in una situazione di repressione della manifestazione popolare si potrebbe rompere quell'unità che è mantenuta un po' artificialmente da Chávez.

Si tratta di non giocare più un gioco che il Presidente non gioca più. La nomina della nuova Governatrice (Jacqueline Faría) significa disconoscere i risultati elettorali. Sta già reprimendo, ma lo fa in modo da non avere visibilità internazionale, come invece sta accadendo in Tailandia. Chávez sta molto attento che non ci sia quel tipo di violenza, perché lo rende visibile. Il fatto che (Antonio) Ledezma (Sindaco Maggiore eletto democraticamente e spogliato della sua carica da Chávez, al posto del quale ha inventato addirittura una nuova figura governativa collocandovi Jacqueline Faría, ndt) sia rimasto senza sede e senza budget è un atto violento, ma nessuno ha riportato questa notizia in Europa.

D: Come si ribalta quella violenza per restituire la pace?

Desiato: Non si tratta di scendere in piazza pacificamente, nemmeno di fare come i polacchi nella II Guerra Mondiale, che si sono lanciati in una carica di cavalleria contro i tank tedeschi. C'è violenza e violenza. Nello sbarco in Normandia i nazisti sparavano, ma gli inglesi non lanciavano mica fiori. Ma non si può dire che la violenza dei nazisti era uguale alla violenza degli alleati - nordamericani e inglesi - perché gli alleati perseguivano la libertà. Lì la violenza prende un altro senso. Ciò che dico è che non crediate che la convivenza possa continuare a questo punto del gioco. E il gioco sta così perché Chávez lo ha fatto così, perché così gli conviene. E’ come se stesse giocando una partita a scacchi e il suo rivale facesse finta di non accorgersi. Anche su cose simboliche, come il fatto di cambiare i nomi, sembrano cose di nessuna importanza, ma chiamare la Riserva “Milizia Nazionale Bolivariana”, sta dicendo in che direzione vanno i colpi. Se credete che Chávez se ne vada da Miraflores pacificamente, vi state sbagliando proprio, lui è circondato da un sacco di gente - cubani, iraniani- che non hanno la cultura della convivenza dei venezuelani. Quelli sono i miti che bisogna eliminare.

D: I leaders dell'opposizione non hanno reagito e il cittadino comune agisce con un'apparente indifferenza.

Desiato: Sono dieci anni che sto scrivendo l'analisi sociologica del chavismo. Nel 2003 ho ottenuto, da certe fonti, il programma di Chávez, ed egli lo sta realizzando passo dopo passo. Quando lui parla di avanzare nella rivoluzione, quello che farà è chiudere gli spazi che la classe media utilizza: centri commerciali, circoli sportivi (club), beni che danno qualche tipo di significato a questo stile di vita. Bisogna mettere in allerta la gente che ciò che sta arrivando è comunismo bolscevico. Ci sono venti tipi di comunismo, ma quello che si compie in realtà è quello bolscevico, che è un comunismo non marxista, leninista, stalinista, che si appoggia sull'esercito e che si sviluppa velocemente in situazione di ristrettezze.
Attenzione! Mentre più ci sono situazioni di ristrettezze, più conveniente è per Chávez, perché lui sa benissimo che la società venezuelana è culturalmente una società consumista. Come eliminare il consumismo, che è ciò che impedisce che la rivoluzione passi dalle affermazioni alla realtà? Eliminando i beni che permettono il consumismo. La recessione mondiale, che è una realtà, Chávez la userà come scusa delle ristrettezze. Il Governo dirà quali sono i beni di base che si potranno avere, o perché limiterà i dollari per l'importazione o semplicemente perché li proibirà. Se finora alla gente non è interessata la faccenda politica - quanto accade con Ledezma le sta bene lo stesso - comincerà a importarle quando non potrà più andare a passeggiare per i centri commerciali. Li toccheranno proprio dove più fa male e questo è anche violenza. E’ da lì che la riforma costituzionale prevede il "nemico interno". E questo chi è? E’ la classe media. Mi ha stupito che in questi giorni non ci fossero proteste, e se la classe media fa di nuovo finta di niente, allora è tutto finito. Questa è Cuba!, ma non quella che si sta aprendo adesso, no, sarà la Cuba castrista, la sostituiremo noi.

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