Il giorno dopo
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Ciò che c’era da dire e doveva esser detto, è stato detto dall’autorevolezza della Chiesa, e sul nostro sito «CulturaCattolica.it» da Don Gabriele Mangiarotti, da Suor Maria Gloria Riva, da molti altri Collaboratori e dal volantino «Ci vorrebbe una carezza del Nazzareno»; cose dette che vanno trattenute per non dimenticare.
Ciò che può, e deve essere aggiunto è rivolto a coloro che non la pensano come noi, ma non per imporre loro nulla, per aiutarli a non incorrere in altre ingiustizie.
Il primo è il signor Presidente della Repubblica. Pur auspicando che il così detto “conflitto istituzionale” venga risolto il più presto possibile per volontà di tutti i protagonisti, e certo non per rinfocolarlo, tuttavia alcune cose devono essere dette. Il signor Presidente della Repubblica non ha controfirmato un Decreto Legge del Governo che suggeriva una “moratoria di garanzia” senza contraddire alcuna sentenza, in attesa dell’approvazione di una legge di merito. Il Presidente ha giustificato il Suo rifiuto con eccezioni di incostituzionalità ed assenza di motivi per la decretazione d’urgenza. La seconda motivazione è stata tragicamente confutata da ciò che è avvenuto due giorni dopo. Circa la prima, senza entrare in merito alle raffinate disquisizioni giuridico costituzionali che sono state avanzate, mi permetto chiedere quanti Decreti Legge ha controfirmato al Governo Prodi ed al Governo Berlusconi? Quanti, Signor Presidente? Uno, due, oltre cento, quanti? E questo è il primo, e finora l’unico, che ha interpellato la Sua sensibilità giuridica e la Sua fedeltà alla Costituzione repubblicana. Se così non fosse, allora ci avrebbe raccontato una bugia, avrebbe mentito al popolo italiano; avrebbe fatto prevalere la Sua personale opinione, per altro più che lecita. Credo che quando Lei ha detto che nessuno ha il monopolio del dolore e del cordoglio, Lei certamente fosse sincero. Ma permetta: nel Suo alto ruolo sarebbe stato corretto far prevalere la Sua opinione? E, subordinatamente, perché, in assenza di una Legge, non è prevalso in Lei il “principio di precauzione”?
La seconda è Emma Bonino, Vice Presidente del Senato: cito Lei a nome di molti Suoi epigoni, (oppure è il contrario?) che in diverse occasioni hanno sostenuto posizioni analoghe alle Sue, per citarne alcuni: Margherita Hack, la più rancorosa e maleducata, il Prof. Gianfranco Pasquino, assiduo ospite di “zapping”, il Professor Stefano Rodotà Presidente della Commissione scientifica dell'Agenzia per i diritti fondamentali dell'Unione europea, Pierluigi Magnaschi, Editorialista di "Italia Oggi"; Chiara Valentini, de "L'Espresso", ed altri così detti opinions leaders… Orbene la Vice Presidente del Senato, poche sere fa, in televisione insieme ad Eugenia Roccella, Sottosegretario al welfare, per l’ennesima volta ha detto che è in gioco la «laicità dello Stato», e che si stupisce della crudeltà di coloro che vogliono imporre il perpetuarsi di un dramma umano. Gentile Signora Vice Presidente, nessuno ha il diritto di offenderla per le sue opinioni, ma neppure Lei ha questo diritto. Io sono tra coloro che non condividono quasi nulla di ciò che lei sostiene, e credo di avere tutto il diritto di dissentire da Lei e di affermarlo pubblicamente, motivandolo; ma non ho quello di accusarla di sadismo: perché Lei se lo arroga questo diritto? Lei che ha una carica istituzionale?
Passando alla laicità dello Stato, mi permetta di dirle cordialmente: basta, è noiosa; siete noiosi. Capisco che è una formula ad effetto per mascherare il fastidio per il seguito che una voce indubbiamente autorevole ed ascoltata ha tuttora nella nostra società. Ma è una favola superata a cui non si può più credere. La semplice verità è questa: poiché la Chiesa, ed i cattolici dicono cose diverse da quelle che pensa Lei, e fanno ancora presa su parte del nostro popolo, Lei vorrebbe ridurli al silenzio. Come si chiama questo? Lo dica Lei. Ma senza barare, senza scomodare assurdi precedenti storici, o astruse teorie socio – politiche, per ammantare di scientificità un tentativo di prevaricazione e discriminazione. Dovete accontentarvi di convincere la maggioranza, quando ci riuscite. Diceva Winston Churchill che la democrazia non è il miglior governo possibile, è il migliore che si conosca: accontentatevi quindi del parere della maggioranza, ma con l’umiltà di sapere che non è necessariamente la verità, e senza la antidemocratica pretesa di far tacere gli altri. E basta con la citazione della «laicità» distorcendola, perché mi auguro che Lei sappia che si tratta della neutralità dello Stato che deve garantire a tutti libertà di presenza, altrimenti invece che uno stato di diritto, è ben altro…!
Gentile Signora mi permetta una piccola digressione per citare alcune Sue posizioni non molto ponderate. Al Parlamento europeo, a Strasburgo, durante una discussione sulla possibilità o meno di favorire l’adesione della Turchia, Lei disse che era chiaro perché i cattolici erano contrari: sapevano che dal confronto con l’Islam sarebbero usciti perdenti, e quindi il cristianesimo sarebbe scomparso. A parte il grossolano azzardo della previsione, non ha mai riflettuto che certamente la prima a scomparire sarebbe la Sua libertà di fare e dire ciò che fa e dice?
Personalmente non giudico Beppino Englaro, perché mi è stato detto non “giudicare se non vuoi essere giudicato”, perché è compito di un ben più alto, giusto e misericordioso giudice, perché ha vissuto un durissimo dramma umano, perché non so che compagni di strada ha avuto; però mi permetto di suggerire una maggior cautela nel definirlo “eroe civico”. Devo dire che penso anche alle Suore Misericordine che, dopo 17 anni, hanno appreso la notizia dai mezzi di comunicazione.
E veniamo all’ultima personalità alla quale vorrei rivolgermi, il Senatore Dottor Ignazio Marino. Persona squisita; gentile e misurato ma convinto, essendo medico, un tecnico, e avendo qualche nozione tecnica, di possedere “la verità”. È una tentazione ricorrente che in qualche misura tutti i “tecnici” hanno corso. Ma Senatore rifletta: è una tentazione. Suoi colleghi, credo altrettanto autorevoli, hanno opinioni diverse. Questo già quando si tratta di riscontrare dei fatti, figuriamoci quando si tratta di interpretarli. Sia chiaro Senatore nessuno si permette di contestare il diritto alle sue opinioni, ma, mi creda, c’è un’enorme differenza tra il dire: «È così, come io dico,…» e l’affermare invece: «Io credo,… a me sembra che…» Ovviamente ciò riguarda anche i Suoi contraddittori. La seconda formula prelude al rispetto per gli altri, anche quando fossero in minoranza, quindi a tenerne in qualche modo conto, innanzi tutto rispettandoli. E Le pare poco?
Ricorda Senatore? Uno che di scienza se ne intendeva, Albert Einstein, diceva che lo scienziato che non accetta l’esistenza dell’insondabile mistero non è neanche un buono scienziato. Mentre secondo Blaise Pascal questo tentativo di dimostrare la razionalità intrinseca della scienza… è sfociato nel cosiddetto Teorema di Gödel, che dimostra come in un sistema vi sia sempre un elemento non dimostrabile, vale a dire un punto di partenza assunto come postulato indimostrabile, ossia, “conosciuto con il cuore”… Questa impotenza deve, dunque, servire solamente a umiliare la ragione, che vorrebbe tutto giudicare, e non a impugnare la nostra certezza, come se solo la ragione fosse capace d'istruirci (sin qui Pascal). Non le sembra Senatore che ciò tenda ad affidare un ruolo all’etica, a scapito del predominio assoluto della scienza? Certamente queste considerazioni così approssimative ed affrettate, non esauriscono alcunché. Ma dovrebbero farci più attenti e – mi lasci usare questa parola – più umili quando si è in presenza di un postulato “conosciuto con il cuore”?
Queste considerazioni non autorizzano alcuna supremazia a chi non la pensa come Lei, a chi la pensa come me. Pur restando saldi nelle rispettive convinzioni sul senso della realtà e della vita, queste considerazioni determinano almeno le precondizioni di un dialogo serio, e svelano tutta la inconsistenza della sicumera, della Bonino, dei Rodotà e di non pochi altri Opinions Leaders.