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Enciclica all’Italia, all’Europa e al mondo

Autore:
Oliosi, Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
Il servizio della Chiesa in Italia alla Nazione, all'Europa e al mondo: la fede nel Dio dal volto umano porti la gioia in tutti.

Il discorso ai Partecipanti del IV Convegno Nazionale della Chiesa Italiana e l'Omelia della Celebrazione Eucaristica nello Stadio Bentegodi di Verona il 19 ottobre 2006 sono «una piccola enciclica all'Italia, all'Europa e al mondo».
«Oggi, questo spazio (lo Stadio) ospita Gesù risorto, realmente presente nella sua Parola, nell'assemblea del Popolo di Dio con i suoi Pastori e, in modo eminente, nel Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue. Cristo viene oggi, in questo moderno areopago, per effondere il suo Spirito sulla Chiesa che è in Italia, perché, ravvivata dal soffio di una nuova Pentecoste, sappia "comunicare il Vangelo in un mondo che cambia", come propongono gli Orientamenti pastorali della Conferenza Episcopale Italiana per il decennio 2000-2010».

«"Testimoni di Gesù risorto": questa definizione dei cristiani deriva direttamente dal brano del Vangelo di Luca oggi proclamato, ma anche dagli Atti degli Apostoli (At 1,8.22).
Testimoni
di Gesù risorto. Quel "di" va capito bene! Vuol dire che il testimone è "di" Gesù risorto, cioè appartiene a Lui, e proprio in quanto tale può rendergli valida testimonianza, può parlare di Lui, farlo conoscere, condurre a Lui, trasmettere la sua presenza. E' esattamente il contrario di quello che avviene per l'altra espressione: "speranza del mondo". Qui la proposizione "del" non indica affatto appartenenza, perché Cristo non è del mondo, come pure i cristiani non devono essere del mondo. La speranza che è Cristo, è nel mondo, è per il mondo, ma lo è proprio perché Cristo è Dio, è "il Santo" (in ebraico Qadosh). Cristo è speranza per il mondo perché è risorto, ed è risorto perché è Dio. Anche i cristiani possono portare al mondo la speranza, perché sono di Cristo e di Dio nella misura in cui muoiono con Lui al peccato e risorgono con Lui alla vita nuova dell'amore, del perdono, del servizio, della non - violenza. Come dice sant'Agostino: "Hai creduto, sei stato battezzato: è morta la vita vecchia, è stata uccisa sulla croce, sepolta nel battesimo. E' stata sepolta la vecchia, nella quale malamente sei vissuto: risorga la nuova (Sermone Guelf.IX, in M.Pellegrino, Vox Patrum, 177). Solo se, come Cristo, non sono del mondo, i cristiani possono essere speranza nel mondo e per il mondo».

Presente con Benedetto XVI, con quarantamila, non è stato e non è per me un ragionamento astratto ma la sorpresa, il senso di quello che accadeva che mi ha fatto crescere, mi ha allargato la mente, un momento di verità raggiunta e detta e in questo momento scritta.
Al mattino, ai Convegnisti aveva detto che l'Italia si presenta a noi come un terreno profondamente bisognoso e al contempo favorevole per una tale testimonianza. Ha quindi spiegato il senso di bisognoso e molto favorevole.
Bisognoso
perché partecipa di quella cultura che predomina in Occidente e che vorrebbe porsi come universale e autosufficiente, generando un nuovo costume di vita. Ne deriva un'ondata di illuminismo e di laicismo, per la quale sarebbe razionalmente valido soltanto ciò che è sperimentabile e calcolabile, mentre sul piano della prassi la libertà individuale viene eretta a valore fondamentale al quale tutti gli altri dovrebbero sottostare. Così Dio rimane escluso dalla cultura e dalla vita pubblica, e la fede in Lui diventa più difficile, anche perché viviamo in un mondo che si presenta come opera nostra, nel quale, per così dire, Dio non compare più direttamente, sembra superfluo ed estraneo. In stretto rapporto con tutto questo, ha luogo una radicale riduzione dell'uomo, considerato un semplice prodotto della natura, come tale non realmente libero e di per sé suscettibile di essere trattato come ogni altro animale. Si ha così un autentico capovolgimento del punto di vista di partenza di questa cultura, che era una rivendicazione della centralità dell'uomo e della sua libertà. Nella medesima linea, l'etica viene ricondotta entro i confini del relativismo e dell'utilitarismo, con esclusione di ogni principio morale che sia valido e vincolante per se stesso. Non è difficile vedere come questo tipo di cultura rappresenti un taglio radicale e profondo non solo con il cristianesimo ma più in generale con le tradizioni religiose e morali dell'umanità: non sia quindi in grado di instaurare un vero dialogo con le altre culture, nelle quali la dimensione religiose è fortemente presente, oltre a non poter rispondere alle domande fondamentali sul senso e sulla direzione della nostra vita. Perciò questa cultura è contrassegnata da una profonda carenza, ma anche da un grande e inutilmente nascosto bisogno di speranza.
Molto favorevole il terreno d'Italia per "Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo" e per poter operare affinché la fede in Gesù Cristo continui ad offrire, anche agli uomini e alle donne del nostro tempo, il senso e l'orientamento dell'esistenza, con un "ruolo - guida e un'efficacia trainante" (Convegno di Loreto 1985, 7) nel cammino della Nazione verso il suo futuro. La Chiesa, infatti, qui è una realtà molto viva, che conserva una presenza capillare in mezzo alla gente di ogni età e condizione. Le tradizioni cristiane sono spesso ancora radicate e continuano a produrre frutti, mentre è in atto un grande sforzo di evangelizzazione e catechesi, rivolto in particolare alle nuove generazioni, ma ormai sempre più anche alle famiglie. E' inoltre sentita con crescente chiarezza l'insufficienza di una razionalità chiusa in se stessa e di un'etica troppo individualista: in concreto, si avverte la gravità del rischio di staccarci dalle radici cristiane della nostra civiltà. Questa sensazione, che è diffusa nel popolo italiano, viene formulata espressamente e con forza da parte di molti e importanti uomini d cultura, anche tra coloro che non condividono almeno non praticano la nostra fede. La Chiesa e i cattolici italiani sono dunque chiamati a cogliere questa grande opportunità, e anzitutto ad esserne consapevoli. Il nostro atteggiamento non dovrà mai essere, pertanto quello di un rinunciatario ripiegamento su noi stessi: occorre invece mantenere vivo e se possibile incrementare il nostro dinamismo, occorre aprirsi con fiducia a nuovi rapporti, non trascurare alcune delle energie che possono contribuire alla crescita culturale e morale dell'Italia. Tocca a noi infatti - non con le nostre povere risorse, ma con la forza che viene dallo Spirito Santo - dare risposte positive e convincenti alle attese e agli interrogativi della nostra gente: se sapremo farlo, la Chiesa in Italia renderà un grande servizio non solo a questa Nazione, ma anche all'Europa e al mondo, perché è presente ovunque l'insidia del secolarismo che provoca una silenziosa apostasia da Dio e altrettanto universale è la necessità di una fede vissuta in rapporto alle insidie del nostro tempo.
Come muoverci? Occorre rendere visibile in vissuti fraterni di comunione ecclesiale e quindi pubblico il grande "sì" della fede. Occorre dare alla testimonianza di Cristo risorto, presente, contenuti concreti e praticabili, esaminando come essa possa attuarsi e svilupparsi in ciascuno di quei grandi ambiti nei quali si articola l'esperienza umana. Saremo aiutati, così, a non perdere di vista nella nostra azione pastorale sia la priorità dell'educazione di ogni io, di ogni persona umana sia il collegamento tra la fede e la vita quotidiana, tra la proposta del Vangelo e quelle preoccupazioni e aspirazioni che stanno più a cuore alla gente: vita affettiva e famiglia, lavoro e festa, educazione e cultura, condizioni di povertà e di malattia, doveri e responsabilità nella vita sociale e politica.
Ma deve soprattutto emergere, in ciascuno di noi e pubblicamente, quel grande "sì" che in Gesù Cristo Dio ha detto e dice all'uomo e alla sua vita, all'amore umano, alla nostra libertà e alla nostra intelligenza; come, pertanto la fede nel Dio dal volto umano porti la gioia nel mondo. Il cristianesimo è infatti aperto a tutto ciò che di giusto, vero e puro vi è nelle culture e nelle civiltà, a ciò che allieta, consola e fortifica la nostra esistenza. I discepoli di Cristo riconoscono pertanto e accolgono volentieri gli autentici valori della cultura del nostro tempo, come la conoscenza scientifica e lo sviluppo tecnologico, i diritti dell'uomo, la libertà di poter essere religiosi in privato e in pubblico potendo non esserlo, la democrazia. Non ignorano e non sottovalutano però quella pericolosa fragilità della natura umana, quella goccia di veleno che è stata iniettata fin dalle origini e sarà sempre una minaccia in ogni cuore, mai però completamente rovinato, e in ogni contesto storico; in particolare, non trascurano le tensioni interiori e le contraddizioni della nostra epoca. Perciò l'opera di evangelizzazione non è mai un semplice adattarsi alle culture, ma è sempre una purificazione, un taglio coraggioso che diviene maturazione e risanamento, un'apertura che consente di nascere anche esistenzialmente, oltre e prima sacramentalmente nel Battesimo, a quella "creatura nuova" (2 Cor 5,17;Gal 5,15) che è frutto dello Spirito santo.
Ma non dimentichiamoci mai che all'inizio, al riaccadere, al recuperare dopo il peccato, al lasciarci assimilare a Cristo per amare con il suo amore cioè dell'essere cristiano - e quindi all'origine della nostra testimonianza di credenti in vissuti fraterni di comunione ecclesiale autorevolmente guidata - non basta una decisione etica o una grande idea, ma la disponibilità all'avvenimento dell'incontro con la persona di Gesù Cristo presente nella sua Parola, nell'assemblea del Popolo di Dio con i suoi Pastori, in vissuti fraterni di ambiente, nel volto di tutti, dei poveri in particolare, e, in modo eminente, meraviglia delle meraviglie, fonte e culmine di ogni possibilità e attività, nel Sacramento del Corpo e del Suo sangue. Decisivo è il nostro essere uniti a Lui, e quindi fraternamente tra noi: prima di ogni attività e di ogni nostro programma deve esserci l'adorazione che ci rende davvero liberi e ci dà i criteri del nostro agire. Nell'unione a Cristo ci precede e ci guida la Vergine Maria.