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Nuova ondata di illuminismo e di laicismo in Italia...

Autore:
Oliosi, Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
...ma anche terreno favorevole per la testimonianza cristiana.

Al IV Convegno Nazionale della Chiesa Italiana Benedetto XVI ha dato un giudizio sul quale occorre riflettere e approfondire:
"L'Italia di oggi si presenta a noi come un terreno profondamente bisognoso e al contempo molto favorevole per una testimonianza. Profondamente bisognoso, perché partecipa di quella cultura che predomina in Occidente e che vorrebbe porsi come universale e autosufficiente, generando un nuovo costume di vita. Ne deriva una nuova ondata di illuminismo e di laicismo, per la quale sarebbe razionalmente valido soltanto ciò che è sperimentabile e calcolabile, mentre sul piano della prassi la libertà individuale viene eretta a valore fondamentale al quale tutti gli altri dovrebbero sottostare. Così Dio rimane escluso dalla cultura e dalla vita pubblica, e la fede in Lui diventa più difficile, anche perché viviamo in un mondo che si presenta quasi sempre come opera nostra, nel quale per così dire, Dio non compare più direttamente, sembra divenuto superfluo ed estraneo. In stretto rapporto con tutto questo, ha luogo una radicale riduzione dell'uomo, considerato un semplice prodotto della natura, come tale non realmente libero e di per sé suscettibile di essere trattato come ogni altro animale... questa cultura è contrassegnata da una profonda carenza, ma anche da un grande e inutilmente nascosto bisogno di speranza".

Benedetto XVI diagnostica queste drammatiche "infermità" dell'ideologia secolarista in Europa e quindi anche in Italia rilevando insieme un grande e inutilmente nascosto bisogno di speranza cioè della luce di Cristo risorto perché Dio anche in Italia, per l'Italia, per l'Europa, per il Mondo, tentati contemporaneamente da una apostasia silenziosa da Dio e tormentati da una inquietudine, da una nuova ricerca del senso di ogni vita, della storia, del mondo.
Ma quello su cui si sofferma in modo particolare Benedetto XVI è la radicale riduzione dell'uomo, considerato un semplice prodotto della natura, come tale non realmente libero e di per sé suscettibile di essere trattato come ogni altro animale. Di qui tutti i problemi della bioetica.
Proprio per evangelizzare questa cultura, contrassegnata da una profonda carenza - Benedetto XVI alla Curia Romana il 22 dicembre 2005 - il Concilio volle dedicarsi in modo particolare al tema dell'antropologia e quindi interrogarsi sul rapporto tra la Chiesa e la sua fede, da una parte, e l'uomo e il mondo di oggi dall'altra.
E la questione diventa più chiara, se in luogo del termine generico di "mondo di oggi" ne scegliamo uno più preciso: il Concilio doveva determinare in modo nuovo il rapporto tra Chiesa ed età moderna iniziata con il Rinascimento, con la comparsa dello Stato al cui consolidamento ha contribuito in modo decisivo la Riforma protestante. E dal secolo XVI lo Stato concentra e centralizza ogni genere di potere a scapito della Chiesa cattolica che difende a livello universale la società naturale, l'ordine naturale, i diritti umani, quelli degli Indios in America, per esempio.
La Riforma originò una crisi teologica ed ecclesiale, ma non radicalmente religiosa com'è oggi la nostra soprattutto in Europa, diversamente che in America, immersa addirittura in un processo di decivilizzazione e di ideologia secolarista che sostituisce il primato del senso religioso originario a fondamento dell'etica pubblica, popolare, con il primato della politica statale. Oggi ci troviamo in una situazione nella quale la politica impera a tal punto, in vari modi dittatoriali, da respingere o subordinare in modo deciso la religione e la Chiesa nella sfera del privato. Di più: l'offensiva laicista aspira a liquidare, servendosi dello Stato, dell'unica scuola di Stato, tutto quanto resta del vecchio ethos europeo imponendo il proprio ethos immanentista, puramente temporale, statale, nichilista o con una logica nichilista. "Le popolazioni dell'Africa e dell'Asia ammirano, sì, le prestazioni tecniche dell'Occidente e la nostra scienza - ha osservato Benedetto XVI nell'Omelia a Monaco del 10 settembre - ma si spaventano di fronte a un tipo di ragione che esclude totalmente Dio dalla visione dell'uomo, ritenendo questa la forma più sublime della ragione, da insegnare anche alle loro culture. La vera minaccia per la loro identità non la vedono nella fede cristiana, ma nel disprezzo di Dio e nel cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della libertà ed eleva l'utilità a supremo criterio per i futuri successi della ricerca".
All'inimicizia socialista verso le religioni, che tanti martiri ha provocato, si aggiunge oggi l'attacco laicista, radicale, che vuole sradicare il cristianesimo e la Chiesa. Paradossalmente, infatti, il cristianesimo è chiaramente l'unica religione, l'unica fede che libera lo spazio profano, istituendo lo spazio di quanto è laico: date a Dio quello che è di Dio e a Cesare quello che è di Cesare. Storicamente senza il Cristianesimo non sarebbe nata la laicità. Lo Stato, la forma moderna artificiale del Politico, anche con il contributo decisivo della Riforma protestante, è cresciuto in questo spazio e, impadronendosene, dopo averlo adeguatamente monopolizzato, spinto dalla laicità come ideologia alla francese, si erige a suo campione e si rivolta contro il cristianesimo e contro la Chiesa.
Culturalmente agli inizi splendidi del rapporto Chiesa ed età moderna in tutti gli ambiti, tutto divenne problematico con il processo a Galileo. Si era poi spezzato totalmente, quando Kant definì la "religione entro la pura ragione" e quando nella fase più radicale della rivoluzione francese, venne diffusa un'immagine dello Stato e dell'uomo che alla Chiesa ed alla fede praticamente non voleva più concedere alcuno spazio. "Lo scontro - sempre Benedetto XVI alla Curia - della fede della Chiesa con un liberalismo radicale ed anche con scienze naturali che pretendevano di abbracciare con le loro conoscenze tutta la realtà fino ai suoi confini, proponendosi caparbiamente di rendere superflua l'"ipotesi di Dio", aveva provocato nell'Ottocento, sotto Pio IX, da parte della Chiesa aspre e radicali condanne dello spirito dell'età moderna".

E qui Benedetto XVI osserva un nuovo discernimento e quindi un atteggiamento più adeguato del Concilio Vaticano II in rapporto all'età moderna per i cambiamenti avvenuti, dopo drastici rifiuti, da parte dei rappresentanti stessi dell'età moderna. "Ci si rendeva conto che la rivoluzione americana aveva offerto un modello di Stato moderno diverso da quello teorizzato dalle tendenze radicali emerse nella seconda fase della rivoluzione francese. Le scienze naturali cominciavano, in modo sempre più chiaro, a riflettere sul proprio limite, imposto dallo stesso loro metodo che, pur realizzando cose grandiose, tuttavia non era in grado di comprendere la globalità della realtà. Così, tutte e due le parti cominciavano progressivamente ad aprirsi l'una all'altra. Nel periodo tra le due guerre mondiali e ancora di più dopo la seconda guerra mondiale, uomini di Stato cattolici avevano dimostrato che può esistere uno Stato moderno laico, che tuttavia non è neutro riguardo ai valori, ma vive attingendo alle grandi fonti etiche aperte dal cristianesimo. La dottrina sociale cattolica, via via sviluppatasi, era diventata un modello importante tra il liberalismo radicale e la teoria marxista dello Stato. Le scienze naturali, che senza riserva facevano professione di un proprio metodo in cui Dio non aveva accesso, si rendevano conto sempre più chiaramente che questo metodo non comprendeva la totalità della realtà e aprivano le porte a Dio, sapendo che la realtà è più grande del metodo naturalistico e di ciò che esso può abbracciare".

A questo punto Benedetto XVI afferma che la questione principale con cui deve confrontarsi, alla luce del Concilio, la Chiesa di fronte all'ideologia secolarista imperante, è anche la secolarizzazione al suo interno, e all'origine di questa secolarizzazione interna vi è la perdita o la diminuzione della fede e dell'intelligenza ecclesiale della fede. In questo giocano, senza dubbio, un ruolo importante alcune proposte, argomentazioni teologiche, catechetiche non sufficientemente fondate relative proprio a confessare in Gesù Cristo la presenza di Dio dal volto umano. Già al Concilio si erano formati tre cerchi di domande che attendono una risposta urgente e chiara. "Innanzitutto occorreva definire in modo nuovo la relazione tra fede e scienze moderne; ciò riguardava, del resto, non soltanto le scienze naturali, ma anche al scienza storica perché, in una certa scuola, il metodo storico - critico reclamava per sé l'ultima parola nella interpretazione della Bibbia e, pretendendo la piena esclusività per la sua comprensione delle Sacre Scritture, si opponeva in punti importanti all'interpretazione che la fede della Chiesa aveva elaborato". E per l'ottobre del 2008 Benedetto XVI ha indetto un Sinodo su "La Scrittura nella vita e nella missione della Chiesa" e il suo rapporto con il Catechismo della chiesa cattolica. "In secondo luogo era da definire in modo nuovo il rapporto tra Chiesa e Stato moderno, che concedeva spazio a cittadini di varie religioni ed ideologie, comportandosi verso queste religioni in modo imparziale e assumendo semplicemente la responsabilità per una convivenza ordinata e tollerante tra i cittadini e per la loro libertà di esercitare la propria religione. Con ciò, in terzo luogo, era collegato in modo più generale il problema della tolleranza religiosa - una questione che richiedeva una nuova definizione del rapporto tra fede cristiana e religioni del mondo. In particolare, di fronte ai recenti crimini del regime nazionalsocialista e, in genere, in uno sguardo retrospettivo su una lunga storia difficile, bisognava valutare e definire in modo nuovo il rapporto tra la Chiesa e la fede di Israele".
Il Papa invita a non trascurare alcuna delle energie che possono contribuire alla crescita culturale e morale della nostra gente per un grande servizio non solo alla Nazione, ma all'Europa e al mondo dal momento che ovunque è presente l'insidia del secolarismo e altrettanto universale è la necessità di una fede vissuta in rapporto alle sfide del nostro tempo.

Accanto ad essere un terreno bisognoso l'Italia è allo stesso tempo un terreno favorevole soprattutto per il carattere popolare del cristianesimo, per una realtà molto viva, che conserva una presenza capillare in mezzo alla gente di ogni età e condizione. Pastoralmente, però, altro sono i luoghi, i momenti e coloro che sono chiamati e possono impegnarsi nel progetto culturale, altro è la pastorale per il popolo, per tutti i fedeli, perché il nucleo della fede è molto semplice, essenziale non troppo acculturato: Crediamo nel Dio vivente, Padre, Figlio, Spirito Santo che si è dato a noi nell'incarnazione del Figlio e risorto permane nella Chiesa per tutti; in Dio, principio e fine di ogni vita umana. In quel Dio morto e risorto, presente nella Sua Chiesa che entra in relazione con noi esseri umani, che è nostra origine e il nostro futuro, è sempre la nostra speranza e con la morte, con il compimento della storia, non cadremo nel vuoto, per cui chi crede non è mai solo. Il credo è ancorato all'evento del Battesimo dove Dio si è chinato su ciascuno di noi per farci figli nel Figlio, ci avvicina gli uni in comunione con gli altri, ci adotta come suoi fratelli e sorelle, accogliendoci continuamente con il perdono sacramentale, convenendo a Messa almeno la Domenica, con tutto il settenario sacramentale nella famiglia di Dio. In questo modo siamo, apparteniamo alla grande famiglia nella comunità universale della Chiesa. Sì, chi crede non è mai solo, incamminati verso Dio, vicini e pieni di amore gli uni e gli altri, non lasciamo solo nessuno, mai indifferenti verso i piccoli, i poveri, verso i non ancora o non più credenti, chi vive in situazioni di peccato, per sentirci dire nel momento terminale della vita: vieni benedetto dal Padre mio in paradiso. Per l'intelligenza di tutto questo abbiamo la chiarezza e la bellezza del Compendio e del Catechismo della Chiesa cattolica che rendono luminosa la vita dell'uomo anche oggi! Soprattutto se questa intelligenza della fede viene presentata da testimoni entusiasti ed entusiasmanti.
Benedetto XVI, dopo aver visto il film su Giovanni Paolo I, ha citato la frase dell'allora Patriarca di Venezia: "E' impossibile concepire la nostra vita, la vita della Chiesa, senza il Rosario, le feste mariane, i santuari mariani e le immagini della Madonna". Questo è il Cattolicesimo italiano per una testimonianza all'Europa e al Mondo.