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Sul Lago di Tiberiade: “Pon tus manos...”

Fonte:
CulturaCattolica.it

Ne avevamo già discusso nelle riunioni preparatorie a Milano: il nostro pellegrinaggio si poteva definire “turismo religioso”? Dopo i fatti drammatici di Gaza del 27 dicembre 2008, Gianluca aveva espresso il suo giudizio poi condiviso da tutti: “Se potevo conservare il dubbio che stessimo per cominciare una piacevole settimana di “turismo religioso”, questa decisione rischiosa me lo ha tolto del tutto”. Eppure oggi sul Lago di Tiberiade la bellezza e l’incanto dei luoghi ci affascinano in modo particolare. Lo aveva già detto Benedetto XVI nel suo libro su “Gesù di Nazareth”: siamo in una delle zone più belle del mondo, un autentico Eden dove il Figlio di Dio ha trascorso gran parte della Sua vita pubblica. Accogliamo questo splendore come parte del centuplo, consapevoli che qui i luoghi hanno un “di più”, dato dalla memoria di una Presenza unica in tutta la storia dell’umanità. Pranziamo nel Ristorante “Tannorim” di Cafarnao: ampio e moderno salone, in cui le musiche di sottofondo mescolano il folk rurale del Kibbutz (melodie a più voci su fisarmoniche e percussioni) con le grandi orchestre hollywoodiane stile anni Cinquanta. Assieme ai consueti antipasti ricchi di sorprese speziate ci viene servito un prelibato “Pesce San Pietro”: spinosissimo ma delicato e saporito. E alla fine i datteri! Torniamo poi sul pullman, diretti verso il kibbutz Ginnosar: nel vicino Museo “Yigal Allon” è conservata una barca del I secolo d.C., simile a quelle che usava Gesù con i discepoli sul Lago. I kibbutz sono strutture comunitarie basate su una condivisione totale dei beni e degli averi, cooperative “socialiste” in cui l’appartenenza alla stirpe ebraica costituisce il cemento unificante. Passiamo tra casette con giardini paradisiaci, erba verde e fiori, alberi e giochi per bambini… Saliamo sul barcone con cui attraverseremo il Lago di Galilea. L’equipaggio con una astuta “captatio benevolentiae” issa il tricolore italiano sulle note dell’Inno di Mameli (che tutti cantiamo a voce spiegata, presi dal gioco). Il Lago è liscio come l’olio; sembra incredibile che questo sia stato lo scenario di una furiosa tempesta; ma Salim ci indica verso Tiberiade un varco tra i monti da cui talvolta si infilano fredde correnti aeree foriere di tremende perturbazioni. Don Franco legge il Vangelo della tempesta sedata (“Chi è Costui?”) e il Coro, con il supporto tecnico di Nusy che ha fotocopiato il testo, canta la bellissima “Pon tus manos”: mai canzone fu più adeguata alla situazione.


Pon tus manos
(grazie ad Antonella Lunardi per il testo)

Pon tus manos en la mano del Señor de Galilea
pon tus manos en la mano del Señor que calma el mar.
Es Jesus el que te va guiar noche y dia sin cesar.
pon tus manos en la mano del Señor que calma el mar.

Pon tus pies en la huella del Señor de Galilea
pon tus pies en la huella del Señor que calma el mar.
Es Jesus el que te va guiar noche y dia sin cesar
pon tus pies en la huella del Señor que calma el mar.

En tus labios las palabras del Señor de Galilea
en tus labios las palabras del Señor que calma el mar
es Jesus el que te va guiar noche y dia sin cesar
en tus labios las palabras del Señor que calma el mar.

Metti le tue mani nella mano del Signore di Galilea
Metti le tue mani nella mano del Signore che calma il mare
E’ Gesù che ti guida notte e giorno senza smettere
Metti le tue mani nella mano del Signore che calma il mare.

Metti i tuoi piedi nell’orma del Signore di Galilea
Metti i tuoi piedi nell’orma del Signore che calma il mare
E’ Gesù che ti guida notte e giorno senza smettere
Metti i tuoi piedi nell’orma del Signore che calma il mare.

Sulle tue labbra la Parola del Signore di Galilea
Sulle tue labbra la Parola del Signore che calma il mare
E’ Gesù che ti guida notte e giorno senza smettere
Sulle tue labbra la Parola del Signore che calma il mare.


Subito dopo: “Ma non avere paura”, per noi discepoli così facili ai timori di ogni tipo. Don Franco ci invita a raccontare quello che ci è capitato nei primi due giorni di pellegrinaggio; Santa esprime la propria gratitudine per aver ricevuto la vita esattamente il 3 gennaio: è il suo compleanno! Un caloroso applauso suscita un grande volo di gabbiani. Alberto dice di riscontrare una familiarità con questi luoghi, come se da sempre li avesse nel cuore, ed è così! Paolo ci invita a non accontentarci delle impressioni superficiali, ad andare sempre più a fondo di quello che i nostri occhi stanno vedendo. Marinella ringrazia per l’esperienza del Coro che l’ha condotta fin qui, a toccare “la cosa più bella della mia vita”. L’equipaggio a questo punto ci invita a cantare col popolarissimo “Evenu Shalom”, e con altri canti ebraici ed arabi sulle cui note Cesarina e Licia improvvisano una danza popolare. Il sole sta scendendo dolcemente a ovest, e noi ci avviciniamo al porto di Tiberiade. Attraversiamo il lungolago, che Salim paragona a quello di Como come “vasca elegante di passeggio”. Nel cielo vi sono delle piccole nuvole bianche, simili a piume d’angeli. Il mercatino è semideserto, in fondo è ancora “Shabbat”. Qualcuno, guardando sulla collina la posizione del “Bali Hotel” azzarda la proposta di salire a piedi, Salim dice che sarebbe possibile, solo il percorso è piuttosto lungo… a questo punto tutti optano per il pullman. Torniamo in albergo; alla TV israeliana si susseguono immagini preoccupanti, finché verso le 19.30, ecco la conferma: a Gaza è cominciata l’invasione di terra.

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