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Sul Monte degli Ulivi

Fonte:
CulturaCattolica.it

Il telefono della sveglia squilla implacabile alle 7 di mattina; ma i tempi di recupero sono abbondanti, e poi ci si alza sempre con l’attesa di quello che ci verrà incontro nel nuovo giorno. Dal terrazzino della nostra camera 1020 al “Ramada” di Gerusalemme l’occhio può spaziare su una vasta porzione del settore ebraico della città, col “Ponte delle corde” ancora incompiuto proprio davanti a noi. Oggi è Lunedì 5 gennaio 2009; è la vigilia dell’Epifania, ma qui è un giorno di lavoro qualunque, con traffico sostenuto, cielo azzurro e sole splendente. Una terra senza foschie. Ci avevano detto che sul Lago di Tiberiade il clima sarebbe stato più mite, ma paradossalmente è proprio qui che abbiamo trovato un tepore primaverile. Questa mattina siamo diretti al Monte degli Ulivi, zona Est. Passiamo dal Monte Scopus e dall’Università ebraica; Salim ci introduce come sempre i luoghi che visiteremo: “Il Monte degli Ulivi è ricco della presenza di Cristo: qui si ricordano la Sua preghiera al Padre (la Grotta del Padre Nostro), il pianto su Gerusalemme (Cappella “Dominus flevit”), l’Orto del Gethsemani dove Cristo sudò sangue (Chiesa delle Nazioni), infine l’edicola dell’Ascensione dove Cristo salì al cielo dopo 40 giorni dalla Sua resurrezione. Purtroppo Betania, la casa di Lazzaro, che pure dista solo 2 Km. dal Monte degli Ulivi, non sarà per noi accessibile essendo al di là del ‘muro’.” Il primo luogo che visitiamo è proprio l’edicola dell’Ascensione: piccola costruzione ottagonale dove secondo la tradizione una pietra conserva l’impronta del piede di Cristo. Oggi l’edicola è in mano islamica ed è stata trasformata in moschea, dove una nicchia, o mihrab, indica la direzione della preghiera (La Mecca). Di lì ci rechiamo alla Grotta del Padre Nostro, incorporata in un meraviglioso Chiostro con le solite maioliche colorate: il Padre Nostro in tutte le lingue del mondo, compresi i dialetti sardo e milanese! Scendiamo nella Grotta e recitiamo il Padre Nostro, ricordando la circostanza in cui Gesù viene invitato da uno dei discepoli ad insegnare loro a pregare. Eccoci alla Cappella del “Dominus flevit” (Il Signore pianse) che ricorda il pianto di Gesù sulla città che non aveva ascoltato le Sue parole. Qui recitiamo le Lodi, e leggiamo il passo evangelico delle lacrime di Cristo. Lo spettacolo di Gerusalemme di fronte a noi è di una bellezza straripante: è possibile distinguere da lontano la Chiesa della Dormizione, e la Città vecchia ci presenta la Cupola d’oro della Moschea della pietra di Omar, con tutti i minareti connessi. Salim ci guida in una panoramica spettacolare: sotto di noi la Valle di Giosafat allinea migliaia e migliaia di bianchi sepolcri, nei tre cimiteri ebraico, islamico e cristiano (dei francescani). Qui secondo la tradizione leggendaria il risveglio nel Giorno del giudizio precederà ogni altro luogo del mondo. Sulle tombe, anziché fiori e verzura, vi sono pietre e sassi, non per incuria o disprezzo, ma per il simbolo dell’eternità legato alle rocce senza tempo. A destra le cipolle dorate della Chiesa ortodossa di Maria Maddalena.

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