Galina Fadeevna Entkevich (Roza del cuore di Maria), monaca cattolica
1896 - 1944- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
Galina Fadeevna nasce nel governatorato di Vitebsk da famiglia polacca. Il padre era ingegnere e in casa non mancava il necessario. La fanciullezza di Galina trascorre serena e felice. La famiglia era credente e praticante. Si trasferisce a Mosca quando Galina ha nove anni. Qui entra nel ginnasio francese presso la parrocchia cattolica dei santi Pietro e Paolo. Il 14 maggio 1908 Galina fa la prima Comunione e nel 1913 termina la scuola con ottimi risultati. Si specializza in pedagogia e poi per tre anni frequente i corsi di chimica all’Università di Mosca.. Nel 1917 è costretta ad interrompere gli studi e si guadagna da vivere insegnando nelle scuole medie.
Nell’autunno del 1920 entra nella comunità del Terzo Ordine domenicano, guidato da Ekaterina Abrikosova, prende il nome monastico di Roza del cuore di Maria e si trasferisce nell’abitazione della Abrikosova dove vivono le altre sorelle. I genitori sono contrari a questa sua scelta. Roza ne soffre molto, ma non intende venir meno alla sua vocazione. Nella comunità di madre Ekaterina si segue il rito bizantino e Roza accetta volentieri di adattarsi ad un rito che non le è familiare per amore della Russia e del suo popolo.
Nella nuova comunità a Roza viene affidato il compito di segretaria della madre Ekaterina. Trascrive a macchina le meditazioni della madre e la traduzione russa della letteratura religiosa straniera. Lavoro molto importante giacché non era lecito stampare nulla di argomento religioso. Contemporaneamente assieme alle altre sorelle approfondiva la sua vita spirituale sotto la direzione della madre Ekaterina. Di questo suo periodo di vita monastica una sorella scrive: “In suor Roza dominava la serenità, la gentilezza, la disponibilità a servire gli altri e un profondo raccoglimento interiore”. Era norma fra le sorelle domenicane aggiungere ai voti monastici anche un voto personale. E’ stato conservato quello di suor Roza: “In onore e gloria di Dio onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo, della beatissima vergine Maria e di San Domenico, io sorella Roza del cuore di Maria, al tuo cospetto reverendo padre Vladimir, superiore di questa comunità moscovita, rappresentante del reverendissimo padre Generale, confesso e dichiaro di offrirmi a Dio in sacrificio per la salvezza della Russia, mi aiuti Dio”. Nel 1921 le propongono, assieme alla sua famiglia di ritornare in Polonia, ma lei rifiuta per restare fedele al voto.
Nell’autunno del 1923 suor Roza viene arrestata assieme a madre Ekaterina e le altre sorelle nell’inchiesta sul gruppo dei cattolici russi. Il 19 maggio 1924 è condannata a 5 anni di prigione a regime severo da scontarsi a Irkutsk (Siberia). I detenuti in questa prigione erano completamente isolati dal mondo e rarissima era la possibilità di incontrarsi con altri prigionieri. Da Irkutsk scrive alla madre: “Non preoccuparti di me , io vivo bene e non mi manca nulla … Ti prego di pensare a te stessa. Non ho bisogno di nulla, soltanto di preghiere … Vivo serenamente, in modo monotono, imparo a vivere nella libertà di spirito, a vivere secondo quello che credo … i nostri desideri sono troppo grandi e tutto il mondo non è in grado di soddisfare il cuore dell’uomo. Queste non sono parole vuote, ma realtà, ed ogni uomo, quando guarda al suo cuore, sperimenta la stessa cosa”
Scontati i cinque anni di prigione ed altri cinque di confino, dopo due anni di libertà viene nuovamente arrestata nel 1935 assieme al altre sorelle che con lei avevano condiviso la prigione e il confino ed insieme si erano riunite a Tambov. L’accusa era di aver tenuto dei legami (per lettera) con sacerdoti arrestati. Vengono insieme trasportate alla prigione di Tambor e per nove mesi sottoposte a interrogatori estenuanti. Alla fine tutte sono assolte. Ritornano a Tambov, ma il loro appartamento era stato occupato da altra gente e tutti i loro averi erano scomparsi. Alla ricerca di una nuova sistemazione trovano rifugio nella cittadina di Malojaroslavc (a 120 km a Sud di Mosca). Qui suor Roza trova lavoro in una scuola media come insegnante di lingua tedesca. Anche le altre sorelle sono impiegate nell’insegnamento: Tutto funziona apparentemente bene fino a quando tutte le sorelle vengono ‘requisite’ per la propaganda antireligiosa. Tutte naturalmente rifiutano e tutte, naturalmente, vengono licenziate dall’insegnamento. Suor Roza trova un impiego come dattilografa e è premiata come stakanovista. Oltre al lavoro le sorelle si impegnano missionariamente. Preparano i bambini per la prima Comunione e riuniscono clandestinamente i fedeli per sostenerne la fede.
Nel 1942, dopo il ritiro delle truppe tedesche da Malojaroslavc, arrestano suor Teresa e suor Stefania per collaborazione con i tedeschi e le condannano al confino nel Kazakistan, nel villaggio Novo Shul’ba a 100 km. da Semipalatinsk. Suor Roza conoscendo il gracile stato di salute di Suor Stefania decide di accompagnarla in esilio
Ecco come suor Filomena descrive gli ultimi giorni e la morte di suor Roza: “La popolazione qui è fondamentalmente casaca. Come alimentazione andiamo molto male. Le sorelle non hanno nessun stipendio, soffrono la fame e indeboliscono a vista d’occhio. Suor Roza, la più giovane e la più forte assume su di sé i lavori più pesanti. Quando le due suore si ammalarono gravemente di polmonite, suor Roza, pure lei ammalata dello stesso male, non stava a letto per servire le altre, ma il cuore non ce la fece. Suor Roza muore l’11 gennaio 1944.
Da una lettera di suor Roza alla mamma: “Si riesce a sopportare molto quando ci si consegna senza paura e senza condizioni alle Sue mani. In questo caso è Lui che lavora con noi e tutto dirige ad un unico scopo. Certamente questo succede non senza fatica e spesso risulta pesante, ma mai ci toglie la speranza e mai è superiore alle nostre forze, ma per un piccolo sforzo ed una goccia d’amore Lui ci paga con il centuplo, nei contrasti della vita ci dona una grande serenità, forza e nuova luce nella comprensione delle verità eterne; solo per questo vale la pena”.