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L’ora di lezione: un’epifania del cuore 5 – Le fasi e i momenti della lezione

Autore:
Mocchetti, Giovanni
Fonte:
CulturaCattolica.it
Un’amica, che insegna da decenni letteratura latina nelle superiori, mi ha ricordato i nodi essenziali lungo cui, secondo Cicerone, dovesse svolgersi un’orazione. Intelligentemente essa li ha applicati alla lezione.

10) La lezione va sempre preparata, la lezione è imprevedibile (un’avventura, un avvenimento). Sembrano in contraddizione queste due affermazioni, invece non lo sono, perché:

a) se il maestro è serio con se stesso, leale con la sua umanità, con le esigenze del suo “ cuore”, onesto con la propria professionalità, prepara sempre le sue lezioni; non innesta il pilota automatico del “dejà fait” vivendo di rendita di una disciplina di cui si ritengono acquisiti una volta per tutte, contenuti e metodi: i discepoli cambiano, la realtà ogni giorno irrompe nella vita di ciascuno di noi con la sua ventata fatta di dolci brezze o violenti temporali.

b) proprio perché la realtà cambia, i discepoli di tre o quattro anni prima non sono più quelli di oggi, il maestro è chiamato a vivere con passione tutto il reale, a leggere i segni di novità presenti nel quotidiano, a cogliere i tratti della Provvidenza celati dietro l’apparenza delle cose, dietro gli avvenimenti della Storia e a portare – nella lezione – quello che ha capito vivendo, rischiando il proprio io.

c) quindi, può darsi che, durante quell’ora di lezione, accada lo svelamento imprevedibile di una domanda, di un dramma, di un’intuizione, di una scoperta, di fronte a cui il docente, sorpreso, pianta lì tutto quello che aveva programmato e si mette in ascolto o si mette in gioco, perché l’incontro tra lui e il discepoli si faccia reciproca lectio.

11) Un’amica, che insegna da decenni letteratura latina nelle superiori, mi ha ricordato i nodi essenziali lungo cui, secondo Cicerone, dovesse svolgersi un’orazione. Intelligentemente essa li ha applicati alla lezione.
Inventio: la scoperta dei contenuti della disciplina da consegnare
Dispositio: l’ordine dello svolgimento dell’argomento (scansione iniziale, nocciolo essenziale, strumenti da usare, conclusione)
Elocutio: il parlare, l’esprimersi con parole, lo stile comunicativo adatto. Ogni disciplina possiede un proprio specifico linguaggio; ogni parola detta è una comunicazione di sé, qualcosa che c’entra con i nostri interessi, le nostre passioni, il nostro temperamento, le speranze e le certezze che abbiamo conquistato o ci sono state donate nel tempo; così il nostro io è diventato adulto e consapevole .
Oratio: il messaggio, la preghiera: non l’ideologia, non l’idea separata dal reale che ti sei fatto sul contenuto, ma quello che hai imparato dalla tradizione che diventa un vissuto presente; non a caso il termine significa anche “preghiera”, perché indica il Mistero dello svelamento dell’io del discepolo che in questo modo viene introdotto alla realtà, indica che la lezione è l’epifania del cuore.
Memoria: facoltà di ricordare, ma anche riflessione e progetto. La lezione è dire, comunicare, affinché resti una traccia di ciò che è accaduto in quell’ora. Insomma è l’apprendimento inteso come conoscenza personalizzata, dentro la fatica di un percorso o di un talento espresso dalla ragione del discepolo.
Infine, ricordava la mia amica, citando sempre Cicerone, l’orazione (la lezione) deve sempre: insegnare (cioè “lanciare segni”, perché l’intelligenza del discepolo si accenda), divertire, mutare cioè sempre direzione, vale a dire che la lectio non deve svolgersi secondo lo schema fisso della catena di montaggio, ma nella molteplicità di toni, accenti, gesti variegati, così da tenere sempre viva la propria ricerca e attenta la curiosità del discepolo: noi siamo gli ambulanti di un circo sapienziale che danno spettacolo. Movere: la lezione deve suscitare emozioni e mettere in azione la ragione del discepolo da protagonista.

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