Valutazione soggettiva-oggettiva: chi e che cosa si valuta - 3
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Valuti la totalità della persona del ragazzo, cioè dai valore al suo io per quello che è, così com’è (il maggiore o minore uso dei suoi talenti, il suo desiderio di conoscenza, le sue eventuali attitudini, il modo con cui vive il rapporto con i compagni e partecipa alla lezione, la curiosità o l’indifferenza verso le ipotesi di valore che tu offri per il suo cammino educativo, la volontà, la tenacia, ecc… E ancora: tieni conto del suo modo di stare di fronte alla realtà e all’adulto, del suo corpo che cambia, della sua mente che spesso è tentata dal sogno…). Puoi valutare così, se il tuo sguardo lo comprende e lo abbraccia nella sua totalità, se vivi un rapporto con lui. Laddove non ce la fai tu, ti fidi dei colleghi che vivono più di te tale sguardo o hanno la possibilità di stare di più con l’alunno, perciò la valutazione è frutto di una compagnia di docenti dentro il lavoro, non è solo un’operazione individuale. La valutazione “soggettiva” (che riguarda cioè il ragazzo inteso nella sua totalità) è sempre l’esito di un’esperienza di rapporto, è l’esito di uno sguardo. Questo tipo di valutazione fa sì che tu richiami con fermezza l’alunno che non si impegna, gli dai un “gravemente non sufficiente” in una verifica, ma poi ricominci con lui un attimo dopo, perché entrambi (docente - alunno) si è consapevoli che questo errore non è obiezione alla positività del rapporto che si sta vivendo e costruendo.
La valutazione “oggettiva” è quella che giudica i passi del percorso didattico. Poiché spesso i genitori e i ragazzi stessi avvertono come grossa mortificazione l’insuccesso, è necessario rilanciare sempre la possibilità di strategie e strumenti con cui l’alunno possa riprendere il cammino, affrontando positivamente le difficoltà didattiche. Vengono cioè definiti l’errore, la pigrizia, la discontinuità dell’impegno senza concessioni, ma si rilancia l’alunno su una strada che lo faccia uscire dal suo errore (in questo caso è fittizia la distinzione tra valutazione soggettiva e valutazione oggettiva perché è una distinzione che scaturisce da una concezione schematica dei ruoli docente - alunno: meglio il docente insegna, meglio l’alunno studia; meglio il docente insegna, meglio il docente interroga e verifica, meglio il ragazzo risponde). In verità si tratta di un io adulto che introduce il “tu” del ragazzo ad un percorso di conoscenza, compromettendosi in un rapporto con lui, lo corregge se sbaglia e insieme compiono l’avventura quotidiana della ricerca della felicità. Ricordo la frase di M. Léna che dovrebbe essere memorizzata nel nostro codice genetico professionale: “il maestro è colui che serve e converte il dominio in amicizia”.