Perché Bradbury è diverso, anzi unico
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Il modo migliore per approfondire le differenze (sia stilistiche che di contenuto) tra Le Cronache Marziane (che abbiamo indicato come un "prodotto unico") e la produzione fantascientifica sia precedente che successiva a tale scritto, forse è quello di tracciare alcune note in merito agli autori più caratteristici del genere.
USA (1912 - 1945): The Space Operas
La "tradizione fantascientifica" del '900 possiede solchi ben tracciati: negli USA la fantascienza privilegiava i temi dell'avventura spaziale, del contatto con gli alieni, della creazione di mostri e di automi ed il panorama americano era ricco di storie che, avendo come protagonisti i pionieri dello spazio, ricalcavano quelle del classico romanzo western o del romanzo di esplorazione. In Europa invece A. Huxley e G. Orwell daranno vita ad una produzione caratterizzata dall'analisi delle nuove forme di oppressione sociale prodotte dall'inumano ed ideologico intreccio tra scienza e politica. Il successo della fantascienza in magazine caratteristico dell'inizio del '900 negli USA è mantenuto vivo da una serie di autori (cito esclusivamente i più rappresentativi): E. Hamilton, E. R. Burroughs, R. A. Heinlein, S. G. Weinbaum, E. E. Smith. La loro produzione ben rappresenta il panorama letterario di settore a cui Bradbury viene originariamente ricondotto.
Dalla produzione di questi autori sono emersi, spesso, dei concetti innovativi.
E. Hamilton è il primo a parlare di trasmissione della materia come mezzo di comunicazione interplanetaria o di mondi uniti da una fitta rete di comunicazioni; sempre a lui si deve la precisa distinzione tra i concetti di robot, androide e cyborg o l'aver postulato il superamento della velocità della Luce.
Weinbaum, invece, è stato il primo scrittore a creare extra-terrestri con "loro" ragioni di esistenza, e ad immaginare un ecosistema locale coerente coi personaggi da lui inventati.
R. A. Heinlein sarà fautore dell'inserimento, nella trama avventurosa completata dal discorso tecnico-scientifico, di inquietanti interrogativi etici (tema nuovo per la cultura fantascientifica americana) [1].
Ad altri si deve il merito di aver dato vita a veri e propri nuovi generi letterari.
È il caso ad esempio di Burroughs, che, nel 1912, con Sotto le lune di Marte (Under the Moons of Mars) diede inizio alla "science fantasy", con la commistione di elementi barbarici e scientifici [2]; si pensi anche però alla produzione di R. A. Heinlein che ha dato un importante contributo all'origine della fantascienza per ragazzi [3]. Ricordiamo anche il lavoro di E. E. Smith poiché considerato il padre della Superscienza (particolare sottogenere della fantascienza imperniato su stupefacenti invenzioni e concetti ed idee scientifiche inserite in una trama zeppa di avventure galattiche e battaglie cosmiche).
La struttura di tale produzione (pur con delle eccezioni [4]) rimane dunque quella di lavori esageratamente fantastici e che poco hanno da spartire con le Cronache Marziane di Bradbury che non necessitano di esotiche avventure e altrettanto esotici protagonisti per avvincere ed affascinare.
Da Dresda alla fiducia nella scienza
Dopo la seconda guerra mondiale la produzione fantascientifica, sia anglosassone che statunitense, cambia decisamente tono rispetto alla tradizione sopra accennata: il genere, pur non abbandonando il concetto di fantastico, viene a rielaborare nuove e differenti tematiche.
In tale momento troviamo, ad esempio, scritti che tendono a rielaborare gli orrori rivelati dal conflitto mondiale: è ad esempio il caso di K. Vonnegut che, ossessionato dalla distruzione di Dresda, rasa al suolo dai bombardieri nordamericani, con Distruggete le macchine (1953), analizza il mito novecentesco della violenza; e con Mattatoio cinque (1969, grazie anche ad una scrittura che frantuma la vicenda in segmenti e in sequenze spezzate) vuole trasportare sulla pagina l'impronta fisica della violenza stessa.
Dobbiamo ricordare la produzione di di A.C. Clarke, caratterizzata da una fiducia (spesso ingenua) per la scienza e gli scienziati e dalla preoccupazione di mantenersi all'interno di invenzioni e previsioni credibili o comunque accettabili entro una prospettiva scientifica [5]. Nel 1951 scrive il suo famoso racconto La sentinella (The Sentinel), che narra della scoperta di un monolito extra-terrestre sulla Luna. Da questo racconto, ampliato, trarrà il romanzo "2001: a Space Odyssey" (1968) reso celebre anche grazie a un film, diretto da Stanley Kubrick. Con il ciclo di Rama riprende la tematica della scoperta dell'oggetto alieno che annuncia la presenza di intelligenze non umane.
Clarke è stato l'ideatore del concetto di satelliti per telecomunicazioni [6]. Gli scritti di Clarke, ponendo marcatamente l'accento su tematiche correlate al mondo ed ai criteri della scienza, sono dunque anch'essi lontani da quella unicità con cui abbiamo definito le Cronache Marziane.
Tra gli autori che hanno arricchito il genere di nuove tematiche troviamo poi I. Asimov.
Asimov tratterà principalmente gli aspetti politici e sociologici dell'esplorazione spaziale. Centrale nella sua produzione è il ciclo della "Fondazione" [7]. Protagonista assoluto del ciclo è la psico-storiografia, una scienza in grado di prevedere con grande precisione le tendenze collettive anche con anticipi di migliaia di anni.
Si deve però anche ricordare il racconto Ragione (Reason) del 1941 che divenne celebre per aver posto le basi delle famose "tre leggi della robotica"; di seguito verranno prodotti anche una serie di romanzi di SF "tecnologica" che sono divenuti dei classici del genere [8]. Asimov è anche tra i primi a proporre la contaminazione del genere SF con la detective-story, con il personaggio di un robot detective.
Quella sopra accennata coincide sicuramente con una interessante produzione per gli appassionati del genere; rispetto agli scritti precedenti la seconda guerra mondiale, qui riconosciamo un concreto salto qualitativo in merito allo stile letterario; il desiderio di fondare scientificamente le "avventure" proposte è indice di un rigore nuovo e valido; il livello di divulgazione e conoscenza della SF supera i ristretti ambiti del vecchio "genere".
Nonostante ciò il tema e forse il motivo principale di questa produzione è la divulgazione. Lo scrittore, vero o simulato scienziato, riflette e fa riflettere sulle sue particolari scoperte, ma con un "taglio" particolare: come la tradizione scientistico/illuminista insegna, il mondo (e l'uomo) dopo grandi dolori (come ad esempio la seconda guerra mondiale) hanno più bisogno di piccole certezze che di grandi domande. Protagonista della narrazione è quindi l'ambiente (più o meno modificato dalle scoperte scientifiche, più o meno allargato - un pianeta sconosciuto o un impero galattico); l'uomo e la riflessione su di lui e il suo destino sembrano passare in secondo piano (l'essere umano è una variabile tra le tante che concorre a costruire un contesto, vero elemento d'analisi) se non addirittura scomparire. Da tale punto di vista la distanza con il lavoro di Brabury è realmente siderale…
Una sottolineatura a parte deve invece essere fatta per l'opera di due autori: C. S. Lewis e F. P. Herbert che, in alcuni loro scritti, hanno dei punti di reale paragone con le Cronache Marziane di Bradbury.
Di C. S. Lewis si deve citare la trilogia composta da Lontano dal pianeta silenzioso (Out of the Silent Planet 1938), Perelandra (Voyage to Venus 1943) e Quell'orribile forza (That Hideous Strength 1945) [9]. L'opera ha come tema l'eterna lotta tra le forze del Bene e quelle del Male - che si combatte a livello interplanetario, prima su Marte (Malacandra nei romanzi), poi su Venere (Perelandra), infine sulla Terra. In questi tre romanzi l'autore riesce a tracciare un percorso realmente "universale" poiché i protagonisti sono chiamati a cimentarsi con il "tutto": dalle grandi passioni umane alla scoperta dell'Assoluto.
F. P. Herbert va ricordato invece perché autore del ciclo di Dune [10]. In tale opera ritroviamo il tentativo di costruzione di una epopea e quindi come protagonista della saga ritorna ad emergere un popolo: uomini, tradizioni, miti, attese, guerre, amori, e tutto quanto il termine porta con sé.
Dal pessimismo al Cyberpunk
Dalla metà degli anni '60 del XX secolo si fa avanti una produzione letteraria che, dal punto di vista stilistico ha dei meriti indiscutibili ma che, invece, dal punto di vista dei contenuti sembra dover a tutti i costi estremizzare l'esperienza. Tanto di cappello ad alcune intuizioni geniali, ma la visione "positiva" che ho riconosciuto in Bradbury scompare completamente.
Gli autori protagonisti degli ultimi quarant'anni sono caratterizzati da un pessimismo cinico, nei loro scritti davvero si respira un amarezza rassegnata, poiché ogni intuizione ed ogni moto si svolgono "sotto un cielo distante e muto" [11].
Maestro insuperato di tale new fiction è sicuramente P. K. Dick, che, attraverso la sua narrativa, ci introduce alla realtà soggettiva e allo scardinamento di quello che appare il mondo dell'oggettività; con lui il reale come inganno diventa tema sotteso e dominante [12]. La produzione di Dick è vastissima e piena di intuizioni (oggi si parla spesso di "realtà virtuale", di "fusione poliencefalica", di "giochi di simulazione": senza usare questi termini Dick ne trattò i problemi essenziali sin dai suoi primi scritti). Le potenti e drammatiche esigenze a volte sussurrate altre volte gridate dai protagonisti di questo autore non arrivano mai però a toccare il "cuore" della questione: paranoia, esaltazione della non esistenza, l'umano che si confonde continuamente nei suoi simulacri artificiali e quindi una allucinogena visione del mondo hanno lasciato all'ancora la possibilità di nuovi e veri sviluppi sia letterari che umani [13].
I temi di Dick sono portati all'estremo da W. Gibson ed infatti qui scompare definitivamente l'uomo. Niente domande, niente riflessioni: solo fotografie sfuocate di esseri ed oggetti immersi in un perenne e caotico movimento senza senso (né apparente né sotteso): questo diventa la realtà nei suoi scritti. È impressionante come quest'americano trapiantato in Canada, negli ultimi anni sia diventato l'autore di fantascienza più popolare, anche al di fuori del settore. Gibson è considerato uno dei padri del cyberpunk. Alla fine del secondo millennio la fantascienza, nei suoi scritti, è la trattazione di tematiche e immagini che si muovono freneticamente senza però riuscire a coagularsi in una idea stabile e spesso non possiedono alcun aggancio con la realtà. In Gibson le rivoluzioni digitali, le immagini del degrado urbano e sociale, i fantasiosi innesti cibernetici che caratterizzano i suoi personaggi, la descrizione dell'uso intenso di droghe, la visione di un un'economia dominata dalle grandi corporazioni commerciali vorrebbero offrirci un mondo, ma quello che emerge è poco più di un fumetto pulp. Non a caso, nei suoi romanzi è inutile perdere tempo a cercare la trama: i personaggi si limitano a correre a una velocità folle senza andare da nessuna parte.
Note
1. Cfr. la produzione, seppur giovanile, di R. A. Heinlein.
2. Quella di Burroughs è però una fantascienza alquanto particolare poiché le sue opere sono più vicine al romanzo fantastico, avventuroso e, nonostante l'uso di concetti, quali la "telepatia", il "viaggio astrale" e la "de-evoluzione", la componente fantasy ed eroica ha un ruolo dominante rispetto alla speculazione scientifica.
3. Cfr. i seguenti titoli: Rocket Ship Galileo; Have Spacesuit - Will Travel; Between Planets; Starman Jones. G. Pal dal già citato Rocket Ship Galileo trasse il soggetto e la sceneggiatura di Destination Moon - il primo grande film di fantascienza dell'Era moderna, vincitore di un Oscar per gli effetti speciali. Heinlein è anche l'autore di Starship Troopers che negli anni Novanta ispirerà P. Verhoeven per l'omonimo film di fantascienza (purtroppo il prodotto finale non raggiunge un livello qualitativo accettabile).
4. Cfr. ad esempio S. G. Weinbaum che con A Martian Odyssey (racconto in cui utilizza la tecnica narrativa del flash-back), pur proponendo una carrellata di creature bizzarre, è in grado di ricondurle ad un interessante livello di credibilità.
5. Clarke scrive "realmente" come uno scienziato: le sue storie si ambientano infatti in un futuro prossimo, mai a più di qualche centinaio di anni dal suo tempo. Evita così di lanciarsi in estrapolazioni in assenza di basi chiare e definite. Alla base di ogni romanzo di Clarke c'è sempre e comunque, sotto una forma o l'altra, un problema scientifico.
6. L'International Astronomic Association, battezzerà l'orbita geostazionaria a 42.000 chilometri, Orbita di Clarke.
7. Nove racconti raccolti in tre volumi: Fondazione (Foundation, 1951), Fondazione e Impero (Foundation and Empire, 1952), Seconda Fondazione (Second Foundation, 1953).
8. Io, robot (I robot, 1950) con cui applica appieno le 'tre leggi fondamentali della robotica', Le correnti dello spazio (The currents of space, 1952), Il dominio del sole (The kingdom of the sun, 1960), Neanche gli dèi (The gods themselves, 1972).
9. Ripubblicati negli ultimi anni da Adelphi.
10. Classico affascinante senza eguali per l'ampiezza della trama e la ricchezza degli spunti narrativi e profetici, citato dal New York Times tra i dieci libri "che bisogna assolutamente leggere", è stato più volte vincitore di Hugo Award come miglior romanzo dell'anno, ed ha avuto più di una trasposizione cinematografica.
11. Cfr. Blade Runner: Talis pater… in cui si accenna al contributo di P. Dick ed in particolare al racconto Do Androids Dream of Electric Sheep?, in cui il problema centrale è l'angosciosa impossibilità di definire cosa sia la vera umanità.
12. Cfr. a titolo esemplificativo The Man in the High Castle, in cui descrive una realtà alternativa: le forze dell'Asse hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale, i Tedeschi e Giapponesi si sono spartiti l'America. Esempio classico di ucronia, tale lavoro propone una serie di temi che l'autore svilupperà ulteriormente nelle sue opere successive: il problema del caso e della probabilità, la qualità essenzialmente mentale delle esperienze, l'esistenza di controlli occulti e malvagi che determinano le vicende e il destino dell'uomo, l'indistinguibilità tra sogno e storia, e tra illusione e realtà.
13. Il cinema ha consacrato Dick fra i più amati scrittori di fantascienza di sempre: Total Recall (tratto dal suo racconto We Can Remember it for you Wholesale del 1966), Screamers (tratto dal suo racconto Second Variety del 1953), il recente Minority Report (tratto dal suo omonimo racconto del 1956 e soprattutto Blade Runner, hanno segnato l'immaginario visivo di fine Novecento.