RU 486: di chi si sta parlando? - 3
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Il nuovo Ministro della Sanità ha sostenuto che l'aborto chimico si concilia con la legge 194. Questa è una falsità perché la legge prevede che l'interruzione della gravidanza abbia luogo nelle strutture pubbliche e nelle mura domestiche. Inoltre il 1° articolo della 194 dice: "Lo Stato… tutela la vita umana dal suo inizio", cosa che non avviene né con l'aborto chirurgico né con quello chimico (RU 486).
Ma c'è un secondo aspetto che deve essere analizzato. Finora si è affrontata la questione in funzione della donna. Mi sia permesso fare un esempio. Una signora si deve operare di appendicite. Si può giustamente discutere se il metodo A è meno invasivo di quello B. In questo caso è doveroso scegliere A. Oppure un altro esempio. Una persona è condannata a morte. Il boia può farlo o con la mannaia o con la pistola. Si pone il problema se per il boia è meno 'faticoso' usare l'uno o l'altro mezzo. Nel primo esempio si tratta di estirpare una parte malata del corpo della donna; nel secondo l'attenzione è posta non sulla persona che si deve uccidere ma sulla modalità meno faticosa con la quale il boia compie l'azione.
Nel discorso se sia meglio l'aborto chimico e quello chirurgico, mi si perdoni il linguaggio: "si fanno i conti… senza l'oste". Finora abbiamo parlato della madre; ed è giusto. Ma dobbiamo fermare l'attenzione sull'oggetto dell'intervento. Non si tratta di togliere l'appendicite. In tal caso il ragionamento filerebbe. Ma qui ci troviamo di fronte ad una vita umana nei suoi inizi. Entriamo nel problema di coscienza: al di là del mezzo usato (nell'esempio la mannaia o la pistola) il punto di termine è sempre lo stesso: impedire all'embrione di svilupparsi. E' lecito uccidere una vita umana al suo sorgere? Chi crede esagerata questa riflessione si difende sostenendo che non si tratta ancora di vita umana ma solo di un ammasso di cellule. Eppure la RU 486 agisce fino al secondo mese!
Oggi c'è tutta una letteratura medica che ammette l'esistenza della vita umana fin dal concepimento. Come si può sostenere una tesi diversa? O si è nell'ignoranza, non scusabile in alcune persone, o si è di fronte ad esplicita malafede. Il che è molto più probabile. Anche per alcuni Premio Nobel che, per quanto riferisce l'ANSA del 7 dicembre 2002, hanno definito l'embrione una "palla di cellule", sono convinto che i primi a non esserne convinti sono proprio loro; solo che fa comodo affermare queste menzogne scientifiche in quanto condizionati dalla ideologia. Anche i Grandi possono avere la debolezza di sacrificare la verità scientifica alla divinità 'ideologia'.
La scienza ormai consente di affermare con sicurezza che il frutto del concepimento costituisce una nuova individualità umana fin dal momento della fusione delle due cellule germinali, uovo e spermatozoo. Il concepimento non avviene in un attimo ma è il termine di un processo della durata di qualche ora che attraverso trasformazioni forma il neo-concepito di 46 cromosomi. Ormai stiamo di fronte ad una nuova vita umana, ad un nuovo 'essere umano', in possesso del suo individuale progetto di vita, del suo unico patrimonio genetico (che viene chiamato ' carta d'identità genetica'), con proprie 'informazioni' che resteranno inscritte in maniera definitiva nel suo 'essere', da costituirne un 'unicum'.
Trattandosi di un punto ormai appurato, non mi ci dilungo. Per un approfondimento, consiglio la seguente bibliografia: 'Identità e statuto dell'embrione umano', Medicina e Morale, luglio-agosto 1989, p. 668 ss); L. Eusebi, 'Statuto giuridico e tutela penale dell'embrione umano', Aggiornamenti Sociali, maggio 1989, p. 339-356; Pontificia Accademia Pro Vita, Identità e Statuto dell'embrione umano, Ed. Vaticana, 1998; Pontificia Accademia Pro Vita, Natura e dignità della persona umana, Ed. Vaticana, 2003; Importante intervista ad Angelo Vescovi, pubblicata su L'Espresso, n. 34 (2004); A. Giuli, 'Inizio della vita umana individuale', Aracne, Roma 2005).
A questo punto inevitabilmente affiora una domanda: di fronte ad una simile evidenza come mai alcuni continuano a sostenere il contrario? La risposta è di taglio culturale. Ci si basa su un equivoco di fondo: si confonde la libertà con il diritto di ciascuno di seguire i propri piaceri. Stiamo nel primato del materialismo e del liberalismo esasperato che abroga ogni limite.
Desidero chiudere citando Francesco D'Agostino: "Difendendo i valori umani fondamentali, i cattolici non perorano né difendono la loro identità di credenti, ma la possibilità in generale che tra gli uomini ci siano dialogo e reciproca comprensione… L'accusa che da qualche tempo appare di aver costituito una lobby… E' fin troppo facile smontare questa accusa, indicando quante e quali personalità laiche si ritrovino a combattere insieme ai cattolici battaglie incentrate su questi temi… Chi difende, con argomentazioni razionali, la vita e la famiglia… ha il diritto di essere preso sul serio" (Avvenire, 14 giugno 2006, p. 1).