RU 486: La pillola camaleontica - 1
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Ogni tanto i giornalisti concentrano la loro attenzione su alcuni aspetti specifici della realtà italiana.
Un forte dibattito che recentemente è stato sulla cresta dell'onda ha riguardato la pillola RU 486 (chiamata anche aborto chimico).
In questo ultimo periodo ci sono state indagini giudiziarie sulla sua sperimentazione, da sollecitare l'intervento dell'attuale Ministro della Sanità, il quale ha affermato che tale sperimentazione è corretta nell'ambito della 194. Vedremo in seguito che è esattamente l'opposto. Questa pillola è stata presentata come la panacea ai mali derivanti dall'aborto chirurgico. Diverse voci, in particolare di politici e qualche medico, si sono levate in suo favore.
L'appellativo 'camaleontica' vuole esprimere una somiglianza con l'animale. Come il camaleonte cambia il colore della pelle, si mimetizza, così si cerca mimetizzare questa pillola di fronte all'opinione pubblica presentandola per quella che non è, nascondendo le fortissime controindicazioni ed evidenziando a dismisura i lati positivi, offuscati dai negativi.
Si tratta di una grande menzogna, di un grande inganno. La sua diffusione viene promossa non in funzione della donna, ma per motivi ideologici ed economici.
Un po' di cronistoria. Inventata nel 1980 dal ricercatore francese Etienne-Emile Baulieu, dapprima fu sperimentata in Svizzera, poi in Francia. In Italia a richiederla fu la Sen. Elena Marinucci (PSI), allora sottosegretario del Ministero della Sanità, nell'ottobre 1989. Il motivo della richiesta consiste nel fatto che il nuovo prodotto potrebbe evitare alla donna il trauma dell'aborto chirurgico, sia dal punto di vista psichico che fisico. Il dott. Roberto Corte, amministratore delegato della filiale italiana della ditta Roussel Uclaf, produttrice della pillola, ha risposto in maniera decisamente negativa motivando che "distribuirla in Italia è troppo rischioso", ma anche perché "il servizio sanitario italiano è troppo disorganizzato da non avere i requisiti minimi di affidabilità da gestire un farmaco così delicato" (cfr. A. Asnaghi, "Non avrete la pillola. L'Italia non dà garanzie", in La Repubblica, 4 novembre 1989, p. 9). Nello stesso 1989 gli USA non permettono l'importazione di questa pillola. Nel 1991 viene introdotta in Gran Bretagna.
Intanto cominciano a notarsi i primi sintomi negativi. In Francia si riscontrano diversi attacchi cardiaci riconducibili all'uso della pillola. Nello stesso periodo, tre femministe statunitensi, radicali ed accese abortiste, denunciano la pericolosità della RU 486 e sottolineano anche i danni psichici.
In Cina immessa nel 1992, dopo un'ampia diffusione, nel 2001 ne è stata vietata la vendita nelle farmacie.
Il Prof. Jerome Lejeune, considerato il padre della genetica moderna e scopritore della trisomia 21, ha confermato la negatività della RU 486: "Per la prima volta ci troviamo in presenza di un pesticida contro i piccoli esseri umani… Si tratta di un pericolo terribile per la nostra società" (Sì alla Vita, febbraio 1989, p. 3 s.).
Sono passati diversi anni e nell'ottobre 2002 la RU 486 è stata sperimentata in Italia all'Ospedale Sant'Anna di Torino, con l'autorizzazione del Comitato etico regionale, curiosamente proprio quando in Canadà il Population Council ne sospendeva la sperimentazione a causa della morte di una donna. Una certa stampa ha elogiato questo come una 'conquista femminile', un nuovo 'aborto senza dolore'. Ma in seguito il Ministero della Salute con l'Ordinanza Ministeriale del 21 settembre 2005, ha sospeso d'urgenza tale sperimentazione su tutto il territorio nazionale.
Le motivazioni in favore della sperimentazione praticamente si riducono a due: minore trauma psichico per la donna e superamento degli inconvenienti dell'operazione indispensabile per l'aborto chirurgico.
Prima di analizzare questi fattori, vediamo un po' cos'è questa pillola. Si tratta di un preparato farmaceutico contenente il mifepristone, potente antiormone, che interferisce nell'azione del progesterone, impedendogli di svolgere la sua normale azione di mantenimento dello stato gravido, o rendendo impossibile l'annidamento nell'utero; oppure, se l'annidamento è già avvenuto, bloccando la nutrizione dell'embrione o del feto proveniente dai tessuti della madre, per cui l'embrione o il feto muore per mancanza di alimentazione. L'embrione/feto, già morto, viene eliminato per le vie naturali della donna somministrandole una leggera dose di prostaglandine, che ne provoca l'espulsione. Questa pillola agisce fino al termine del secondo mese di vita del feto: per essere efficace deve essere assunta entro il 49° giorno dall'ultimo ciclo mestruale..
Così si è formata l'idea del 'nuovo aborto facile', come si trattasse di una pillola antinevralgica o dell'aborto 'fai da te', finalmente una possibilità offerta alla donna di decidere in piena autonomia su se stessa e sul proprio corpo.
Ma fin dall'inizio si sono prese le distanze da questa concezione.
In una intervista (8 marzo 2006) la Dott.sa Assuntina Morresi, docente di Chimica Fisica all'Università di Perugia, ha dichiarato: "la liberazione sessuale ha fatto guadagnare alla donna solo sofferenza e solitudine, e la pillola abortiva RU 486 è una duplice violenza sul feto e sulla donna".
Vorrei ora evidenziare brevemente questi due aspetti: gli effetti della pillola sulla donna e la riflessione sulla realtà coinvolta: l'embrione.