RU 486: Kill pill - 2
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Circa la prima questione.
Il problema si pone in questo modo: se è meglio per donna sottoporsi all'aborto chirurgico oppure a quello chimico (RU 486).
Nessuno nega le implicanze negative conseguenti all'aborto chirurgico. Il problema è vedere se quello chimico, provocato dalla RU 486, sia veramente innocuo.
Abbiamo già notato il sorgere di voci di dissenso: in Francia si sono registrati sintomi negativi, alcune femministe USA hanno promosso dimostrazioni contro, la Cina dopo le prime sperimentazione ha posto il veto.
Questi effetti si sono notati anche in seguito, con un incremento numerico, da provocare perfino la morte. Al settembre 2001 si sono verificati due decessi in Inghilterra, uno in Svezia ed un altro in Canada. Il coro univoco sulla sicurezza di questa pillola è andato sfaldandosi.
Con il tempo vengono avanzate fortissime critiche culminanti nel 2002, con l'accusa alla casa RU si aver trascurato di evidenziare gli effetti negativi. Come se ciò non bastasse, nel settembre 2003 muore a San Francisco (California) la ragazza Holly Patterson (di anni 18) in seguito ad uno shock settico immediatamente successivo all'aborto chimico. Altre morti si susseguono. In seguito, altri quattro decessi in California. La causa è stata la medesima. Tutto questo ha suscitato una nuova protesta il 19 luglio 2005.
Secondo la rivista scientifica medico internazionale, New England Journal of Medicine, (dicembre 2005) il rischio di mortalità con l'aborto chimico è 10/12 volte più elevato di quello chirurgico. Per questo negli USA viene chiamata "kill pill".
Uno studio dell'OMS (luglio 2004) evidenzia che diverse donne sono dovute ricorrere al ricovero ospedaliero, cosa che invece speravano di evitare, in seguito a gravi emorragie da compensavate con trasfusioni. Inoltre indebolisce molto il sistema immunitario. In molte donne si sono notati disturbi gastrointestinali (nausea, vomito, crampi, diarrea) che possono durare anche per giorni, insieme a emicranie, vertigini e brividi. La stessa OMS ha ancora ammesso che la RU 486 non è affatto il metodo più sicuro e meno doloroso per l'interruzione della gravidanza. Secondo i laboratori Danco, distributori di questa pillola negli USA, l'indice di fallimento sarebbe del 7/8 per cento dei casi. A costoro sono pervenute più di 600 lamentele (tutte registrate) di donne che hanno assunto la RU 486.
Nei soli USA sono stati effettuati 513 interventi chirurgici, quasi tutti d'urgenza.
Per quanto riguarda l'Italia, può essere interessante il sapere che la polizza assicurativa dei medici della regione Piemonte escludeva anche i danni derivanti da prodotti anticoncezionali e dalla RU 486.
Eppure, nonostante tutto, Silvio Viale, ginecologo dell'ospedale S. Anna, su La Stampa del 29 dicembre 2005, parlava di "malafede di chi insiste sugli aspetti negativi della RU 486". A quale cecità può condurre una ideologia!
Del resto se l'aborto chimico fosse così sicuro ed indolore, la maggior parte delle donne dovrebbe orientarsi verso questo metodo. Invece il più preferisce ancora l'aborto chirurgico. Ci sarà un motivo!
La femminista Renate Klein (di origini svizzero-tedesche, tutt'altro che cattolica) in una intervista (23 febbraio 2006) esprime fortissimi dubbi sulla RU 486 "perché è un farmaco contro le donne, contro la loro salute, contro la loro vita… Chi dice che è una scelta che dà loro maggiore libertà, mente… E' la vittoria delle case farmaceutiche. Alle donne toccherà fare da cavie delle sperimentazioni in atto, visto che non sono ancora noti tutti gli effetti collaterali della pillola… Dobbiamo unirci, cattolici, laici e credenti in ogni altra religione, in questa battaglia di civiltà.. Ricordiamoci una cosa: l'obiettivo che sta dietro l'aborto chimico è quello di farne un aggressivo strumento di controllo delle nascite… La RU 486 è imprevedibile nei suoi effetti: l'aborto si può prolungare per oltre due settimane, con nausea, perdite di sangue, vomito e contrazioni dolorose. Una donna su dieci avrà comunque bisogno di un intervento per portare a termine l'aborto… Chi ha meno di 18 anni può accusare disturbi nel completamento dello sviluppo, con il rischio d'infertilità. Le case farmaceutiche che lo dicono, ma queste ragazze rischiano di non potere poi avere più bambini".
Anche il farmacologo Ralph Miech, professore emerito alla Brown University di Rhode Island (USA) il 18 maggio 2006 ha tenuto una intervista nella quale tra l'altro dice: "Ci sono rischi di infezione batterica anche nell'aborto chirurgico, ma i miei dati mostrano che sono 10 volte inferiori ai rischi connessi all'assunzione del mifepristone. Questo è il risultato più forte ed inequivocabile del mio studio".
In un articolo sul Avvenire (19 maggio 2006) a firma di Eugenia Roccella, si legge: "Di RU 486 si muore anche in Europa – i casi noti sono almeno cinque – ma tutto avviene in modo tranquillo, senza troppo clamore. Nessuno si preoccupa di informare le donne sui rischi che corrono, sul tasso di mortalità dell'aborto chimico, sulle esperienze traumatiche vissute da altre donne… La regola del silenzio vale anche per l'Italia… Lo scopo è politico… La RU 486 sposta inevitabilmente l'aborto dagli ospedali, e lo ricaccia tra le mura domestiche: le donne, con le loro bave pillole in mano, vengono rispedite a casa, ed è lì che hanno a che fare con le emorragie, i crampi, le nausee, il dolore, la paura e il rischio… E in silenzio le donne continuano a perdere la vita, in Francia, in Svezia, in Inghilterra, nel Colorado o in California".
Gli inconvenienti coinvolgono anche la sfera psichica della donna. Secondo il Dott. Renzo Puccetti, specialista di Medicina Interna, è minacciata anche l'integrità psichica della donna". Dello stesso parere è il Prof. Piergiorgio Crosignani, il quale ha ricordato che abortire con la pillola non è una scelta facile per le donne. "Sapete che quasi il 50 % delle donne che ha deciso di interrompere la gravidanza non vuol farlo con la pillola?". La dichiarazione prosegue: "Optare per l'intervento chirurgico è duro. Ma poi in un istante tutto si risolve. Con la pillola la donna abortisce in tre giorni e questo è penosissimo, tanto che io dico che con la pillola c'è invasività psicologica" (Cfr. "Pillola abortiva RU 486. 20 anni fa prima sperimentazione in Italia", FONTE ANSA 28 novembre 2005).
Il Prof. Stefano De Pasquale Ceratti, medico chirurgico e collaboratore presso la Cattedra di Medicina Legale (Università di Roma), in una intervista a Zenit (12 ottobre 2005) puntualizza: "Il vero risvolto negativo dell'aborto chimico è sul versante psichico. La RU 486 è un mezzo estremamente subdolo dal punto di vista psicologico. Illude la madre perché in apparenza le consente di abortire senza ricovero e senza sottoporsi ad intervento chirurgico. In realtà tutto il peso psicologico di una procedura come quella dell'aborto chimico viene scaricato sulla donna, che si ritrova ad affrontare, magari in condizioni di abbandono materiale e/o morale, senza adeguato supporto, il parto artificiale del prodotto del concepimento in necrosi, che avviene spesso nell'arco di più giorni ed i più fasi espulsive e può generare molto dolore fisico… Le donne con l'aborto chimico non sono più libere. Rischiamo di essere, invece, abbandonate in casa propria in un momento di estrema difficoltà e sofferenza, nel quale necessitano di consigli medici e di un sostegno umano. Il dolore dell'aborto chimico è peggiore di quello dell'aborto chirurgico, tanto che in questi casi è necessario associare alle sostanze abortive una importante terapia di sostegno con antidolorifici… Non potrà quindi mai esistere un aborto non doloroso".
Per un approfondimento, consiglio la seguente bibliografia: Vittoradolfo Tambone, Valutazione morale dell'uso abortivo e clinico della RU 486, Società Editrice Universo, Roma 1999; Maria Luisa Di Pietro – Marina Casini, Il Mifepristone, Medicina e Morale, 6 (2002), p. 1047 – 1079; Eugenia Roccella – Assuntina Morrresi, La favola dell'aborto facile: miti e realtà della pillola RU 486, ed. Franco Angeli, Roma 2006.