Associazione Cultura Cattolica

Zurlo, Stefano - L'ardimento

Racconto della vita di don Carlo Gnocchi

Rizzoli-Bur 2006. Euro 9,20
Autore:
Locati, Paola
Fonte:
CulturaCattolica.it

Questa biografia è avvincente come un romanzo. Di sicuro il pregio va all’autore che, però, in questo caso ha ricevuto un grande aiuto dalla materia che doveva trattare: don Carlo Gnocchi (1902-1956) è davvero un uomo sorprendente, sempre in movimento, mai appagato, coraggioso e volitivo. Nel 2002 è stato decretato venerabile e non vogliamo davvero anticipare il giudizio insindacabile della Chiesa (che sta percorrendo l’iter della canonizzazione), ma in questo prete lombardo si vede bene che cosa sia la santità: non c’è bisogno di irreprensibilità, perfezione assoluta, sottomissione acritica, ma di una fede grande, che spera contro ogni speranza.
Questo ardimentoso prete lombardo ha attraversato grandi prove, non si è sottratto al paragone con ciò che il suo tempo gli presentava (il fascismo, la guerra, lo sviluppo scientifico, le innovazioni tecnologiche) e non ha mai avuto paura di mettere alla prova la forza e la ragionevolezza della fede. E così lo troviamo cappellano dell’Opera Nazionale Balilla, direttore spirituale all’Isituto Gonzaga di Milano, cappellano militare prima sul fronte greco-albanese e poi in Russia, dove partecipa alla tragica ritirata della Divisione alpina tridentina.
Proprio questa drammatica e scioccante esperienza segnerà il resto della sua vita: aveva promesso che se fosse sopravvissuto a quell’immane tragedia, avrebbe dedicato la sua vita a un’opera di carità. Per arrivare dove si è prefisso bussa a qualsiasi porta, pubblica o privata, intesse una dialettica serrata anche con i vertici ecclesiastici per potersi dedicare totalmente agli invalidi, agli orfani dei soldati e ai mutilati di guerra e così adempiere al voto fatto in Russia.
Inizia così la sua frenetica attività che lo porterà a creare strutture all’avanguardia sia dal punto di vista medico-scientifico-tecnologico, sia dal punto di vista educativo-pedagogico: sorpassa la logica strettamente pietistica (la compassione lacrimevole è peggio delle bombe, p.114) e apre la strada alla conquista della piena dignità della persona, anche se menomata. E’ il primo che mette la scienza al servizio della carità. I risultati sono eclatanti, da vero pioniere della medicina riabilitativa: chi è senza gambe o cieco riuscirà a giocare a calcio e chi è senza braccia potrà ingaggiare sfide a ping-pong. Fa di tutto perché a questi suoi ragazzi sia data la possibilità di una vita normale. “Lui non si accontenta mai e sperimenta sempre nuove soluzioni, lancia iniziative su iniziative, stimola continuamente i suoi ospiti a migliorare. A Roma, per fare un esempio piccolo ma illuminante, don Carlo si è assicurato un suo spazio domenicale allo stadio Olimpico. Una quindicina di biglietti per volta. Ogni settimana un gruppetto di ciechi, scortato da qualche assistente, va in tribuna. E chi vede racconta a chi può solo ascoltare” (p.114). Le sue doti manageriali reggerebbero il confronto con gli odierni guru del marketing. Non arretra nemmeno di fronte al flagello della poliomelite e riuscendo a donare le sue cornee (grazie ad amici che, per far questo, hanno infranto a loro rischio e pericolo le leggi di allora), apre la strada alla legittimazione e allo sviluppo del trapianto di organi
Nel suo testamento spirituale, volgendo il pensiero a tutti i suoi assistiti confida: “Altri potrà servirli meglio che io non abbia saputo e potuto fare, nessun altro, forse, amarli più ch’io non abbia fatto”. Questo amore al mistero di ogni persona umana ha portato, e porta, frutti immensi: in appendice la notizia storica sulla Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus ci mostra una molteplice realtà che ora copre tutti i campi dell’assistenza e che, come il suo fondatore, continua a raccogliere le sfide provenienti dalla società.