Giotto: via al Mistero (scheda 3)
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(Fig. 1) Sulla stessa parete, in fondo, un’altra rosa di sei affreschi.
Sogno di Gioacchino e Gioacchino ed Anna alla porta Aurea (in alto)
Fuga in Egitto e strage degli Innocenti (in mezzo)
Gesù davanti al Sinedrio e davanti a Pilato (in basso)
(Fig. 2) Nel registro superiore Gioacchino avvolto dall’oscurità della notte e del sonno (simbolo del dolore in cui si trova) viene visitato da una luce: l’angelo gli annuncia che Anna ha vinto la sterilità, ella avrà una figlia: Maria. In scena gli stessi pastori dei riquadri precedenti.
(Fig. 3) Nell’affresco seguente Gioacchino incontra Anna alla porta Aurea del tempio (che ricorda l’arco Augusto di Rimini). Tra le damigella che assistono all’incontro due si notano più delle altre: una velata, in nero e una luminosissima in bianco avorio. Ancora lo scontro tra luce e tenebre. Per alcuni la donna in abito nero è una vedova che rimanda alla precedente assenza di Gioacchino e fa da contrasto alla felicità di Anna per il ritorno del marito; per altri è simbolo della sinagoga che sta di fronte alla Chiesa, l’una nel lutto per il mancato riconoscimento dello Sposo, l’altra nel giubilo. Non conosciamo le reali intenzioni di Giotto, certo egli vuole sottolineare un contrasto tra luce e tenebre. Il nero è poco usato da Giotto: qui, nel diavolo che tenta Giuda e nella fuga in Egitto e in qualche piccola macchia di colore qua e là.
Ritroveremo la damigella vestita di bianco nella scena della nascita di Maria con delle fasce in mano. Anche qui regge un panno, un mantello sontuoso segno della grazia che riveste i due sposi.
(Fig. 4) Nel registro intermedio il contrasto permane: la sacra famiglia fugge in Egitto, nell’oscurità del cielo la montagna bianchissima sembra fuggire con il Divino Infante. L’angelo istruisce un ragazzo coronato di alloro vestito di scuro, segno del rischio e della notte che avvolge la fuga.
Accanto la strage degli innocenti. Qui la luce è tutta nei bimbi trucidati e nel tempio dietro alle Madri affrante: il dolore innocente è la luce del mondo.
(Fig. 5) Sotto Cristo davanti alle autorità: Anna e Caifa, nel Sinedrio e Pilato nel Pretorio.
Due interni come le prime due scene dello stesso registro: l’ultima cena e la lavanda dei piedi. Due interni notturni. Nella prima la luce è tutta nel Cristo, Agnello innocente condotto al macello. Attorno a lui il caos: un soldato romano alza la mano per schiaffeggiarlo, Caifa si straccia le vesti, Pietro seminascosto tra la folla tace impaurito. Di fianco Gesù è deriso dalle guardie, Pilato parla con i capi del popolo che lo vogliono condannare.
(Fig. 1) Notiamo la corrispondenza delle scene: sopra la fuga in Egitto a causa della persecuzione di Erode, un re blasfemo perseguita il re legittimo, sotto la persecuzione giunge al suo culmine: il potere religioso accusa Cristo, vero Dio e vero Uomo, di blasfemia.
Nelle altre due scene: gli innocenti uccisi da parte dei soldati, sotto l’Innocente per eccellenza deriso dai soldati e condannato a morte da Pilato.