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Giotto: via al Mistero (Scheda 6)

Fonte:
CulturaCattolica.it
L’epilogo

Gli affreschi centrali delle due pareti sintetizzano in qualche modo il dispiegarsi del Mistero narrato
(Fig. 1) Sul lato delle finestre, (la Cappella è asimmetrica per la presenza di sei finestre sul lato destro, guardando l’altare), abbiamo le due scene dei registri intermedio e inferiore.
La Presentazione di Gesù al tempio dove Maria tende, ancora una volta, le braccia verso Gesù, additandolo in-segnandolo. E Gesù allarga le braccia profetizzando già il suo destino: la morte in croce. Il tempio che nella scena di Gioacchino si trovava a sinistra e in quella della Vergine condotta al Tempio a destra, è ora al centro. Anche il tempio riconosce in Cristo lo zenit della storia e lo fa attraverso il santo vecchio Simeone e la profetessa Anna. Due personaggi che Giotto aveva già dipinto proprio nella scena della Presentazione al tempio della Vergine.

(Fig. 2) Sotto il dramma delle tenebre al suo culmine. Una corona di elmetti neri (come il diavolo tentatore e la donna velata di una scena del primo registro) incornicia l’incontro di Cristo con il traditore. L’abbraccio e lo sguardo di Giuda sorprende per il contrasto con lo sguardo mite del Salvatore così simile all’abbraccio e agli sguardi pieni di amore di Anna e Gioacchino nell’ultimo affresco del primo registro, diagonalmente opposto.

(Fig 3) Sulla parete opposta, quattro affreschi. Sotto le nozze di Cana e la risurrezione di Lazzaro (che compiono i segni che rivelano l’identità di Cristo): il compianto al Cristo morto e la risurrezione.

(Fig. 4) Le montagne che avevano accompagnato la sacra Famiglia in fuga (nell’affresco della parete opposta) qui accompagnano il pianto dei discepoli di Maria e delle donne. Il loro profilo piegato verso sinistra acuisce la disperazione del gruppo, ma nell’affresco successivo lo stesso monte si fa ripido verso il risorto e partecipa in qualche modo alla gioia della Maddalena, la quale prima fra tutti in-segna il Risorto. Cristo reca un vessillo, ma non è più la croce bensì quello del Victor Mortis, del Vincitore della morte. Anche in questo affresco il gomito di Cristo sfonda oltre i confini della scena, così come le sue mani durante l’ascensione: è il segno dell’oltre verso cui Cristo va, è il non ancora che ci attende e che l’angelo seduto sul sepolcro indica. Tra Cristo e la Maddalena un altro bellissimo gioco di sguardi e un abbraccio che però non si compie, è trattenuto perché si compirà solo in Cielo, nel seno del Padre ove è inscritto il de-siderio di ogni uomo.

(Fig. 5) Conclusione
Il compimento pieno è descritto nella grande parete del Giudizio Universale, quella che incornicia la trifora da cui entra la luce e che, proprio nell’equinozio di primavere, il 25 marzo, va battere contro l’annunciazione. Da quell’inizio si giunge al compimento, passando, come il Verbo, per Maria si arriva alla salvezza.
In questo percorso il fedele è accompagnato, non solo dalla meditazione dei misteri della storia di Maria e di Cristo, come abbiamo visto, ma anche dalla meditazione sugli episodi fondamentali dell’Antico Testamento, e sui Vizi e le Virtù distribuiti secondo il gioco dell’abbinamento dei contrari (anche qui luce e tenebre in dialogo).
(Fig. 6) Ai piedi del Redentore, avvolto in una mandorla di luce ben visibile la croce: Per aspera ad astra paiono indicare i due angeli che la sorreggono. Sotto la croce la Vergine Madre riceve benedicente da Enrico Scrovegni la Cappella a lei dedicata, mentre ai piedi della croce un curioso personaggio di cui si intravedono solo i riccioli del capo e le gambe. Chi è? Forse il Cireneo? Il Buon Ladrone? Forse è ciascuno di noi che, visitando la Cappella e rivivendo nella meditazione le vicende di Maria e del suo Divino Figlio siamo invitati ad imitarne la fede, passando appunto – volentieri per le asperità della vita fino a giungere a quelle stelle di cui il cielo della Cappella è trapuntato.