Proposte di ascolto n. 3: Coleman Hawkins
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Non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace? Anche quando discutiamo di musica fare l'errore di confondere la bellezza con il gusto ci può chiudere ad una "esperienza". Non possiamo rendere tutto soggettivo, parziale, relativo. Un musicista, un'esecuzione potranno non piacere immediatamente, essere difficili, ma è ingiusto liquidarli con un brutto giudizio definitivo. Dobbiamo invece ravvivare, affinare, educare, allenare il nostro gusto facendo un po' di esperienza, di esercizio, al fine di giungere a più interessanti valutazioni. Ben inteso che la robaccia esiste, ma in genere risulta facilmente smascherabile quando appunto si è educati all'ascolto. Vorrei ora cercare di riconciliarmi con quanti continuano ad affermare che la musica jazz risulta difficile e voglio citare due amiche che ci hanno avvicinato al termine di una serata d'ascolto giorni fa: "Di sicuro non lo si può ascoltare lavando piatti o correggendo compiti". Io voglio insistere: il Jazz è bello ed ascoltabile nella maggior parte delle esecuzioni. Oggi vorrei raccontarvi di un "grande": Coleman Hawkins (1904 -1969). E' considerato un jazzista enciclopedico, nel senso che il suo sax tenore ha suonato tutti i tipi di jazz ed il suo modo stesso di suonarlo li comprende un po' tutti. Questo artista suona in modo originale, con calore, con melodia, senza snervanti eccentrismi; viene riconosciuto come il migliore tenor sassofonista fino all'avvento dell'inarrivabile Lester Young. Coleman Hawkins ha iniziato la sua carriera con il pianoforte, e questa esperienza la si avverte anche successivamente nella sua storia musicale con il sax tenore. E' importante ricordare che ha poi lavorato in una delle più famose orchestre dei primi decenni del 1900, quella di Fletcher Henderson. Sicuramente il suo sound "corposo" si è costruito in quella esperienza orchestrale. Un'altra tappa importante nella sua storia musicale è stata la frequentazione artistica di Louis Armstrong (cornetta e tromba). Il suo "calore" nel suonare il sax è stato influenzato da questa compagnia. Mi ha confidato un sassofonista che un famoso assolo nel brano "Hollywood Stampede" (1926) è da considerarsi un riferimento dal quale non può prescindere nessun vero sassofonista. La completezza artistica di Coleman Hawkins raggiunge l'apice quando l'artista si trasferisce nella nostra Europa (per 4 o 5 anni). Qui incontrerà altri tre “pezzi da 90”: Benny Carter (sax alto), Django Reinhardt (chitarra), Stéphane Grappelli (violino) con i quali collaborerà. Il pezzo che lo ha reso famoso nel panorama jazzistico è "Body and Soul", uno standard tra i più eseguiti. Il CD che però vi propongo, per cercare la pace con casalinghe ed insegnanti, è un "The best of Coleman Hawkins" del 2004, etichetta Prestige. C'è dentro tutto quello che abbiamo detto precedentemente. Per esempio sentirete una magica interpretazione di "Greensleeves", un famoso adagio eseguito in lento walzer, che sarà possibile ballare con i piatti in mano. Potrete gustarvi un accattivante "Since I feel for you" e quindi un "Soul Blues" di 10 minuti, con un piano ed una chitarra (Kenny Burrell) formidabili. Per finire il conosciutissimo "Smoke gets in your eyes" che riuscirà a commuovere i meno giovani, riportandoli dentro le atmosfere dei più bei film in bianco e nero. Buona compagnia con il grande Jazz!