Associazione Cultura Cattolica

Autunno - Sguardo verso il cielo - Le Orme

Ignoto amante dell'uomo.
Fonte:
Centro Culturale Rebora



All'inizio degli anni settanta si fa sentire anche in Italia quel genere musicale che un po' in tutto il mondo stava diventando lo strumento espressivo più immediato delle domande dei giovani. Così nasce questa canzone: essa è piena da una parte di desiderio di libertà e di realizzazione di sé, e dall'altra della consapevolezza amara di non poter riuscire in tutto questo: "come un ramo secco abbandonato che cerca inutilmente di fiorire".
Nell'ultimo verso la canzone si apre ad una speranza religiosa e quasi mistica: "uno sguardo verso il cielo dove brilla la tua luce"; ma è come la percezione di un mondo lontano che non è possibile sperimentare nel presente.
Come scriveva Baudelaire: "La sete inestinguibile di tutto ciò che è al di là, e che rivela la vita, è la prova più viva della nostra immortalità. Con la poesia e, insieme, attraverso la poesia, con la musica e attraverso la musica, l'anima intuisce la luce che splende al di là della tomba; e quando una poesia perfetta fa nascere le lagrime agli occhi, queste lagrime non sono segno di eccessiva gioia, ma piuttosto indice di una malinconia esasperata, di una esigenza nervosa, di una natura esiliata nell'imperfetto che bramerebbe possedere subito, in questo mondo, un paradiso rivelato".

Ma più chiaro ancora per comprendere il sentimento che anima questa ed altre canzoni è la conclusione della poesia Alla sua donna di Leopardi:
"Se dell'eterne idee
L'una sei tu cui di sensibil forma
Sdegni l'eterno senno esser vestita,
E fra caduche spoglie
Provar gli affanni di funerea vita;
O s'altra terra nè superni giri
Fra mondi innumerabili t'accoglie,
E più vaga del Sol prossima stella
T'irraggia, e più benigno etere spiri;
Di qua dove son gli anni infausti e brevi,
Questo d'ignoto amante inno ricevi".

Commenta Giussani: "Leopardi dice: se tu bellezza sei un'idea di Platone che vive nell'iperuranio, in qualche mondo astrale, oppure vivi in qualche altro pianeta più felice della terra, perché sdegni di rivestirti di carne e in un copro carnale portare i dolori e la morte? Se tu questo sdegni perché sei una delle realtà eterne, "di qua dove son gli anni infausti e brevi / questo d'ignoto amante inno ricevi". Ma come, cos'è il messaggio, l'annuncio cristiano se non questo? E' l'annuncio che la bellezza, con la "B" maiuscola, non solo non ha sdegnato di rivestire "l'eterno senno di sensibil forma", non solo non ha sdegnato di "provar gli affanni di funerea vita", ma è morto per l'uomo. Non l'uomo "ignoto amante" di Lui, ma Lui "ignoto amante dell'uomo".

Nel sottofondo, il cuore dell'uomo è rapporto con questo Tu. Il vero discorso che anima tutte quante le parole del grande sofferente Giacomo Leopardi è che l'uomo è niente e tutta la sua grandezza consiste nel rapporto con l'infinito. Tutto l'universo, come la più piccola cosa, sono segno che lo richiama all'infinito. Qui sta la densità dell'essere umano. E il fondo del suo cuore attende in ogni cosa, in ogni cosa concreta, che la presenza segnata si palesi, rivesta "di sensibil forma l'eterno senno", porti "gli affanni di funerea vita" con noi, compagno. "E il Verbo si è fatto carne" (Cara beltà, pp. 23-25).

Testo della canzone

La gioia di cantare, la voglia di sognare
il senso di raggiungere quello che non hai.
Ecco un altro giorno come ieri
aspettare il mattino per ricominciare.

La forza di sorridere, la forza di lottare,
la colpa d'esser vivo e non poter cambiare.
Come un ramo secco, abbandonato,
che cerca inutilmente di fiorire.

La maschera di un Clown in mezzo a un gran deserto
un fuoco che si spegne, uno sguardo verso il cielo.

Uno sguardo verso il cielo dove il sole è meraviglia
dove il nulla si fa mondo, dove brilla la tua luce.