Quello che non... - Francesco Guccini - 2
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QUELLO CHE NON... - Francesco Guccini
Album QUELLO CHE NON... - 1990
A 25 anni (tanti ne avevo nel 1990, e stavo tornando da militare) non si pensa alla stessa maniera che a 44. Eppure certe domande accadono e riaccadono quando vogliono. E sono proprie di tutte le età. Così mi ritrovai ad ascoltare questa canzone su un treno, fra le immagini dal finestrino e le facce degli amici nella memoria. Come accade nel videoclip della canzone (che non avevo visto allora, ma in cui alle immagini descritte nella canzone si alternano le facce degli amici e collaboratori di sempre di Guccini, Ares, Ellade, Flaco, Vince).
Essenzialmente si tratta di una ballata country, dalle prime battute si configura come una road-song, una cronaca di viaggio, una carrellata di immagini. Tutto viene poeticamente descritto (Guccini è un maestro in questo) ma tutto al tempo stesso viene preso ad esempio del non-senso, dell’assenza di un senso: La vedi nel cielo quell’alta pressione?/ La senti una strana stagione?/(…) Lo senti quel suono di un piano/ di un Mozart stonato che prova e riprova ma il senso del vero non trova? E poi: Lo vedi il rumore di favole spente? Lo sai che non siamo più niente? E ancora, incalzante: Conosci l’odore di strade deserte che portano a vecchie scoperte,(…) l’angoscia che dà una pianura infinita? Hai voglia di me e della vita, di un giorno qualunque,di una sponda brulla? Lo sai che non siamo più nulla? E da qui parte una scarica di Non siamo che non si fermerà più fino alla fine della canzone. L’angoscia di una pianura infinita è la stessa che porta Leopardi all’ammettere un Mistero più grande. Qui invece tutto si mescola nel cercare di giustificare, di testimoniare il non-essere. Non siamo una strada né malinconia, un treno o una periferia, non siamo scoperta né sponda sfiorita, non siamo né un giorno né vita. Solo si insinua in noi un piccolo, salutare dubbio: com’è che tutto quello che viene descritto, invece, c’è? Se c’è una certezza, è che le cose esistono, anche se ci ostiniamo a negarlo. E in ogni caso con una visuale del genere, la vita diventa qualcosa di già visto, di mai nuovo, ultimamente di noioso. Perché non ha un senso. Non siamo la polvere di un angolo tetro né un sasso tirato in un vetro/ lo schiocco del sole in un campo di grano, non siamo, non siamo, non siamo./ Si fa a strisce il cielo e quell’alta pressione è un film di seconda visione,/ è l’urlo di sempre che dice pian piano: "non siamo, non siamo, non siamo!”