Associazione Cultura Cattolica

La vita è adesso - Claudio Baglioni - 2

Fonte:
CulturaCattolica.it

2 - La giovinezza: tempo della lealtà e della risposta
La prima consapevolezza che ti salta addosso - se riesci appena appena a far tacere la musica assordante di cui è piena la nostra vita, o le parole senza significato o le cose inutili di cui è piena la vita; appena riesci a passare attraverso questo vuoto che ci circonda - è che non ti sei fatto tu.
È questa la domanda che dobbiamo riprendere ora. Questo è l’inizio della vita, in quanto la vita non è una serie di momenti che scorrono: la vita è capire il perché.
E se il «perché» è vero, deve saper spiegare il momento in cui non vi sarà più la vita. Infatti una esistenza senza significato è già la morte, mentre la morte di uno che sa il «perché» non é morte.
Questo è il grande paradosso con cui ci incontreremo ora. Vogliamo partire da qui, perché è la cosa più semplice e più vera. «E piove sui capelli e sopra i tavolini dei caffè all’aperto, e ti domandi certo chi sei tu »: chi sono io?
Una domanda così è di una qualità diversa da qualsiasi altra. Cosa dobbiamo fare per cambiare la situazione? Cosa dobbiamo fare per trovare lavoro? Perché devo legare la mia vita a una donna per tutta l’esistenza? Perché avere dei figli?
    Tutti questi interrogativi sono veri, ma sono governati da questa domanda: perché vivo?
Se hai il significato capisci che il lavoro è il tuo modo di contribuire al bene del mondo (e perciò se non lo trovi o non te lo danno, cerchi di procurartelo...)
Se hai il significato capisci che la vita non è inutile e il tempo deve esprimere questa pienezza di significato che hai dentro: nel modo con cui affronti la materia e la utilizzi, nel modo con cui dai il tuo bene ad una donna o ad un uomo perché la vita sulla terra continui e perché la tua intelligenza, il tuo cuore, la tua sensibilità costruiscano un pezzo di vita vera.
Ma se non hai significato, che vale lavorare? Che vale dare consistenza a un sentimento, che quando nasce è così grande ma che poi può ridursi - come si riduce normalmente - a un po’ di reazione istintiva?
Questo è il problema: noi desideriamo che la nostra vita ci riveli il suo significato vero: ciò per cui vale la pena di vivere; ciò che dà consistenza alla giornata; ciò che dà speranza al cuore; ciò che ci consente di ricominciare dopo ogni fatica.
Ma, allora, facciamo un altro passo e cerchiamo di capire perché questa domanda è così grande; perché la vita che ti è stata data è grande.
È grande perché porta dentro questo anelito. L’anelito che gridava, nella notte della sua conversione - dopo aver sperimentato tutto il potere che un uomo può avere nella vita; dopo aver fatto tutto il male che un uomo può fare nella vita e dopo aver provato tutta la pena che il male che fai ti dà anche se non credi in Dio - l’Innominato: «Dio, se ci sei, rivelati a me!».
Ma c’è un momento della vita - è il vostro amici miei - in cui è giusto non lasciare andare un giorno per ritrovare se stessi. La giovinezza è un momento che non torna più, non solo come età: non torna più come valore, come situazione.
Voglio dirvi questo con una bellissima frase di Papa Giovanni Paolo II, nella lettera ai giovani e alle giovani di tutto il mondo:
“Il periodo della giovinezza è il tempo di una scoperta particolarmente intensa dell’io umano. Davanti alla vista del giovane o di una giovane si scopre quella specifica e, in un certo senso, unica potenzialità di una concreta umanità nella quale si inscrive il progetto della vita futura. Voi giovani avete questa grande occasione: una ricchezza da scoprire ed insieme da programmare, scegliere, prevedere, assumendo decisioni in proprio”.