Tell Me What You See - The Beatles

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Mentre per gruppi come gli U2 o gli stessi Pink Floyd un'indagine sulla profonda sensibilità religiosa che contraddistingue numerosi dei loro testi può sembrare opportuna ed addirittura ovvia, molto più impervia potrebbe apparire un'analoga ricerca svolta sulle canzoni dei Beatles. A prescindere dalle volgarità goliardiche del loro periodo amburghese o dai libelli anticlericali e dissacranti di John Lennon, sono le stesse "lyrics" a offrire in apparenza un terreno poco fertile di indagine. Le prime canzoni dei Beatles presentavano testi semplici ed immediati, ottimistici e spensierati: storie di amori adolescenziali, frasi romantiche e banali, puro supporto verbale ad una musica aggressiva e coinvolgente. Con la maturazione dei protagonisti, però, questo mondo mostrò tutti i suoi limiti: l'insoddisfazione portò i quattro a tentare nuove esperienze, dalle religioni orientali alla droga, e tutto questo, con i risvolti di visione del mondo ivi impliciti, trovò specchio fedele nei testi e nelle musiche del quartetto. Negli anni dopo il 1965, era più facile trovare storie drammatiche, meditazioni sul significato della realtà (come in molte canzoni di Harrison), o dolenti quadri di vita (come in Eleanor Rigby, storia di personaggi in balia di una struggente solitudine). Vi è un altro aspetto che fa capolino nei testi, quasi al di là dell'intenzione degli autori: l'autenticità dell'esperienza umana è metafora di un "oltre" che si affaccia imprevedibilmente nelle liriche, quasi a rimarcare il fatto che la vita è opera di un Altro, e che l'uomo può solo riconoscere questo, non inventarsi un mondo parallelo. Ne è un esempio sorprendente questa canzone, etichettata come minore: "Tell me what you see", "Dimmi cosa vedi". Registrata nel febbraio 1965 ed originariamente destinata ad essere inserita nel film "Help!", ne fu successivamente esclusa, forse per la sua eccessiva semplicità. Dal punto di vista musicale si tratta di una dolce melodia, accompagnata da originali strumenti ritmici, tra cui un "guiro" sudamericano. Ma è il contenuto a colpirci; si potrebbe definire una "preghiera all'amata"; ma proviamo ad immaginare un "dialogo tra il Creatore e la sua creatura"; non potrebbe essere più esplicito. "Lascia che io prenda il tuo cuore", "se tu poni la tua fede in me, farò splendere il tuo giorno" "non capisci ora?" "non puoi cercare di capire che sto cercando di raggiungerti?". Ma l'aspetto più singolare è duplice: da un lato il richiamo ad "aprire gli occhi", a guardare la realtà senza pregiudizi; dall'altro l'evidenza della Grande Presenza: "Quello che vedi (nella realtà) sono io". Un unico punto potrebbe essere corretto rispetto a questa interpretazione: non è vero che "non è una sorpresa allora" (nel contesto significa: è evidente), il vedere ovunque la Grande Presenza è sempre sorgente di immenso Stupore.
Tell Me What You See (Dimmi cosa vedi)
Lennon/McCartney
If you let me take your heart I will prove to you We will never be apart If I'm part of you Open up you eyes now Tell me what you see It is no surprise now What you see is me Big and black the clouds may be Time will pass away If you put your trust in me I'll make bright your day Look into these eyes now Tell me what you see Don't you realize now What you see is me Tell me what you see Listen to me one more time How can I get through Can't you try to see that I'm Tryin' to get to you Open up your eyes now Tell me what you see It is no surprise now What you see is me Tell me what you see |
Se lasci che io prenda il tuo cuore ti proverò che non ci separeremo mai se sono parte di te. Apri gli occhi allora dimmi cosa vedi non è una sorpresa allora Quello che vedi sono io. Grandi e nere possono essere le nuvole il tempo passerà se tu poni la tua fede in me farò splendere il tuo giorno. Guarda in questi occhi allora dimmi cosa vedi non capisci ora? Quello che vedi sono io. Dimmi cosa vedi. Ascoltami ancora una volta come posso farmi comprendere? Non puoi cercare di capire che sto cercando di raggiungerti? Apri gli occhi allora dimmi cosa vedi non è una sorpresa allora Quello che vedi sono io. Dimmi cosa vedi. |