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Il fattore umano nella Chiesa

Fonte:
Centro Culturale Rebora

Ciò che caratterizza il metodo cristiano è lo strumento scelto come veicolo della comunicazione del Dio: il fattore umano. La pretesa più specifica della Chiesa infatti non è semplicemente di essere veicolo del divino, ma di esserlo attraverso l'umano. E' questa del resto la pretesa stessa di Cristo, oggetto di insormontabile scandalo.

Attraverso l'umano

Tale pretesa appare chiara nel Nuovo Testamento: - 1 Tessalonicesi 2,13: una parola divina che si comunica attraverso una voce di uomo; - 1 Corinti 2,1-5 e Efesini 3,8-9: la realtà umana scelta può persino presentarsi totalmente priva di fascino; E' una sproporzione connaturata al fenomeno stesso della Chiesa, esposta a tutte le miserie dell'umano. - 1 Corinti 4,9-13 e 2 Corinti 4,7-9: una coscienza ben chiara della propria umanità piena di limiti, di una incapacità assolutamente sproporzionata a ciò di cui pure era strumento. Ma quell'umanità fragilissima è destinata a rendere evidente la sublimità di una potenza, l'invincibilità di una presenza, che senza ombra di dubbio deve essere riconosciuta come qualcosa che non venga da noi, ma che usa di noi e che ha cominciato irresistibilmente a cambiare il mondo. - 1 Corinti 9, 24-25: ciò li rendeva fieramente in corsa, quotidianamente in lotta.

Pensiamo del resto che il momento di più oggettiva unione tra i cristiani e Cristo è rappresentato da una normalissima cena. L'uomo può provare sensazione di banalità, una sottile resistenza di fronte a quel metodo misterioso. Il problema della Chiesa è proprio questo: Dio vuole passare attraverso l'umanità di coloro che ha afferrato nel Battesimo.

"Miracolo dei miracoli, bambina, mistero dei misteri. Perché Gesù Cristo è divenuto nostro fratello carnale Perché ha pronunciato temporalmente e carnalmente le parole eterne. E' a noi infermi, che è stato dato, E' da noi che dipende, infermi e carnali, Di far vivere e di nutrire e di mantenere vive nel tempo Quelle parole pronunciate vive nel tempo. Mistero dei misteri, questo privilegio ci è stato dato Di conservare vive le parole della vita, Di nutrire col nostro sangue, con la nostra carne, col nostro cuore Delle parole che senza di noi ricadrebbero scarnite" (Charles Péguy).

Occorre accettare che il fattore umano faccia parte imprescindibilmente della definizione di Chiesa. Se si riconosce che la Chiesa si definisce così, nessuna obiezione al cristianesimo potrà in linea logica prendere a spunto o a pretesto la sproporzione, l'inadeguatezza, l'errore della realtà umana. Così come, al contrario, l'uomo cristiano sarà sincero e doloroso nel giudizio della propria incapacità, di cui pure Dio si serve. Se la Chiesa è una realtà umana vi si possono trovare uomini indegni; ma se qualcuno vuole verificare l'annunziata presenza del divino in questa miseria umana, non può arrestarsi alla constatazione della miseria.

2. Implicazioni

Inevitabilità dei particolari temperamenti e mentalità

Se il divino sceglie l'umano come modo di comunicazione di sè, l'uomo che accoglie tale metodo, il cristiano, diventa strumento del divino mantenendo il proprio temperamento particolare.

Nell'Antico Testamento ci sono due libri che formano un curioso contrasto: Qoelet e Siracide. Il primo è come avvolto da una patina di tristezza, con considerazioni amare sulla condizione umana (Qo 2,11). Il secondo è di tono opposto, sereno, positivo, con una lode luminosa a Dio (Sir 51,29-30). Dio utilizza sia l'uno sia l'altro dei due temperamenti opposti. Attraverso l'uno esprimerà un valore, attraverso il secondo un altro. C'è un avvertimento circa la caducità delle cose da una parte, e una attenzione alla positività dell'esistenza dall'altra. Ciò che conta è il valore veicolato che non si troverà mai allo stato puro: la comunicazione di Dio è incarnata nel temperamento dell'uomo. Esso costituisce una condizione che Dio accetta e trasforma in strumento del suo disegno di salvezza. La potenza di Dio passa attraverso il condizionamento del tipo umano di cui si serve. Il rischio sta nel fatto di giudicare il cristianesimo in base ad elementi come un particolare carattere, atteggiamento, capacità o incapacità. Occorre in realtà profondamente desiderare il vero per poter superare lo scandalo dello strumento che lo comunica. Un cercatore d'oro non si sarebbe mai fermato davanti al fango del letto del fiume in cui sperava di poter trovare le pepite. Cercava l'oro. E' terribile pensare quanto invece l'uomo sia facilmente distaccato dal problema del suo destino, al punto che rinuncerebbe all'oro a causa del fango che lo accompagna. Ma, dicevamo, il problema è di giudizio: non si è valutato che è in gioco l'oro della vita.

Nella storia della Chiesa vi sono molti esempi illuminanti di differenti temperamenti e mentalità. Nella storia del papato per esempio le figure di Silvestro II e Gregorio VII…Erudito e sensibile il primo, irruente e drammatico il secondo nei rapporti difficili con l'imperatore. L'unità della Chiesa, la sua forza propulsiva sono servite da temperamenti diversi, addirittura opposti. Tutto questo non può essere né obiezione né motivo di adesione al messaggio: non ci si può attardare né sul fascino delle grandi personalità, né sui loro limiti. Si aderisce o si rifiuta qualcosa per il suo contenuto, per la sua verità risolutrice del problema così come si pone. Se uno desidera l'oro non si scandalizza di trovarlo nel magma,

Attraverso la libertà

L'ideale cristiano sarà attuato nella misura in cui la libertà del cristiano lo vuole, perciò l'individuo potrà portare l'ideale e nel medesimo tempo contraddirlo nel vivere. Mai la libertà umana realizzerà integralmente l'ideale, perciò sempre il veicolo umano nella Chiesa si presenterà inadeguato. Dio si è legato a questa nostra particolare attuazione della libertà, alla modalità specifica con cui ogni singolo uomo risponde alle richieste di Dio. Siamo così messi di fronte alla nostra ultima responsabilità.

La Chiesa dice di sé: io sono una realtà fatta di uomini, che veicola il divino. Ciò significa che non la si può giudicare fino in fondo elencando i limiti e le ristrettezze degli uomini; al contrario "beato è chiunque non sarà scandalizzato di me" (Lc 7,2), cioè beato l'uomo che non rifiuta il valore per l'eventuale imperfezione di chi lo porta. Scegliere di fissare lo sguardo sui difetti è un modo fatale di non scegliere con lo sguardo il valore. San Francesco non si è scandalizzato per le divisioni e le violenze che scuotevano la Chiesa dei suoi tempi, ma si è gettato in una lotta che non è 'contro' qualcuno, ma 'per' Qualcuno. Santa Caterina da Siena, senza riguardo agli ostacoli, ha affrontato con franchezza diretta ciò che per lei era il valore, il tesoro da cercare e salvare. Il fatto cristiano nella sua paradossale realtà e potenza fa emergere quale sia il vero desiderio dell'uomo. La coscienza dolorosa della propria sproporzione suscita l'umiltà, che è il riconoscimento che nella nostra povertà (humus, terra) si è implicato qualcosa d'Altro, da cui fiorisce la vita. Nessun male potrà sviare la nostra ricerca del vero e del bene, se essa ricerca è veramente così orientata.

c) Attraverso l'ambiente e il momento storico-culturale

I valori che la Chiesa presenta avranno un volto di tempo in tempo qualificato dai limiti, dalle caratteristiche della particolare visione della vita che in quello stesso tempo si afferma e caratterizza l'umano. Esempio: la lettera a Filemone di S. Paolo. La schiavitù viene recepita come un fatto che rientra nell'ordine sociale in cui si vive. La novità vera è nel rapporto nuovo che schiavo e padrone hanno con Dio e quindi tra loro. Sarà questo che porterà alla scomparsa della schiavitù che fino ad allora aveva costituto la base dell'economia delle civiltà. Così la struttura della Chiesa come strumento umano mostra sempre sensibilmente il tipo mentale e culturale dell'epoca. Ma non potrà mai eludere la presenza della verità nella sua integrità. Gesù nella sua vita terrena non ha potuto approfittare di tecnologie che solo epoche posteriori hanno dato all'uomo, ma ha valorizzato appieno la sua tradizione, il suo momento storico, e ciò non incide negativamente sulla pretesa universale dell'annuncio cristiano, anzi la esalta in modo concreto.

Ciascun condizionamento cui abbiamo accennato (temperamento, mentalità, fattori ambientali e storico culturali) costituisce un elemento per quella incarnazione del divino che è definitoria della natura della Chiesa e del suo messaggio. Il divino cioè si incarna veramente, usa veramente l'umano come suo strumento, non ne vanifica i fattori contingenti, ma usa anche quelli come strumenti di salvezza, come strumenti cioè del riproporsi del rapporto vero tra l'uomo e il suo destino.