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L’esperienza

L’esperienza è proprio la verifica di una proposta, di un richiamo che ci siamo sentiti fare.

1. Richiamo a un’esperienza

La volta scorsa abbiamo detto che l’incontro avviene attraverso un richiamo. Ora ci domandiamo: richiamo a che cosa?
Siamo chiamati a compiere un’esperienza. Che cos’è infatti il Cristianesimo se non Dio che si è reso esperienza dell’uomo? «Quel che fu da principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo veduto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani han toccato del Verbo di vita... lo annunziamo a voi» (I Lett. di S. Gv. I, 1.). Confronta anche Gv. I, 45-46; III, 1-2; XII, 34-36.
«La luce»: non c’è metafora più chiara per indicare un’esperienza, qualcosa che si vede e si sente. «Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero colpa; ma ora non hanno scusa del loro peccato. Chi odia me odia anche il Padre mio. Se non avessi fatto tra loro opere che nessun altro mai fece, sarebbero senza colpa; ma ora le hanno già vedute, ed hanno odiato me e il Padre mio. E ciò affinché s’adempia la parola scritta nella legge: Mi odiarono senza ragione» (Gv. XV, 22-26).
Il Vangelo dice spesso che la gente, di fronte ai segni di Gesù, credeva in Lui. Certa simpatia con la preghiera – che non avremmo mai immaginata –, certo interesse religioso, la consistenza che finalmente prende per noi la parola di Dio, tutto questo non è forse segno, e quindi esperienza possibile a noi?

2. Che cos’è l’esperienza.

L’esperienza è proprio la verifica di una proposta, di un richiamo che ci siamo sentiti fare.
Il richiamo implica, cioè, la proposta di una verità così esistenziale, di qualcosa di così pertinente alla nostra natura e vita, che noi ci sentiamo spinti a cercar di capire dove esso ci porta: ci sentiamo spinti ad aderirvi.

Verificare un richiamo significa:

1. Seguirlo con tutta la consapevolezza, coscienza, ragionevolezza di cui siamo capaci. Seguire in questo modo è quanto di più lontano da un cieco vedere, da un ottuso provare.
La prima condizione della verifica è perciò la chiarezza, la limpidezza, il gusto della razionalità. Occorre essere attenti, vigili: «State svegli» (Mt. XXV, 13).
2. Seguire il richiamo con tutta l’energia della nostra volontà, con tutta la nostra capacità d’impegno, cioè con tutta la nostra libertà.

La verifica è quindi l’atto più intensamente carico dei due fattori della nostra umanità: l’intelligenza e la libertà (cioè la volontà impegnata).
Non è verifica un atteggiamento solo di curiosità; ancora meno un animo teso ad accusare e giudicare gli eventuali difetti di una proposta. Non è verifica nemmeno moltiplicare la partecipazione a qualcosa materialmente, esteriormente, passivamente. Per verificare veramente, occorre impegnare tutta la propria persona con attenzione chiara ed aperta.
Per fare esperienza non occorre buttarsi in molte iniziative: il problema è l’atteggiamento con cui si partecipa, non la quantità di partecipazione.
Questo atteggiamento giusto di fronte alle cose e fonte di vera esperienza, è espresso dalla parola «moralità» (da «mos», cioè comportamento); e coincide con una disponibilità vera a ciò che ci si propone, al reale richiamo delle cose.

3. Condizioni per una vera esperienza

1. L’autenticità.
Può essere chiamata in tanti modi: purità di cuore, semplicità, povertà di spirito (povero è colui che non ha nulla da difendere). Questa autenticità si potrebbe descrivere come quell’atteggiamento ultimo della razionalità per cui uno sa aspettarsi qualcosa dalle cose.
E’ solo chi è pronto e attento che si accorge di ciò che passa.
Proprio per questo il raggio sorge come educazione alla capacità di ascoltare. Se uno non aderisce con disponibilità a questo ascoltare, non può capire nulla.
Questa è un’osservazione necessaria per ogni iniziativa cui siamo chiamati.

2. Generosità.
La purità del cuore normalmente è una fatica. E’ una spontaneità solo per alcuni, che hanno un determinato temperamento e sono chiamati a determinate funzioni. Ma anche per essi, se la purità di cuore rimane allo stato di spontaneità, si corrompe.
Il lavoro di conquistare e conservare la purità di cuore sta nell’educarsi ad amare le cose in quanto sono, perché sono: come implica il concetto di carità.
Confronta la prima lettera ai Corinti, XIII, 1-3; noi potremmo dire: «Quando io parlassi tutte le lingue, se non ho la carità sono chiuso come un giocattolo, e non sono libero e universale. Conoscessi tutti i segreti di tutte le scienze, e sapessi trascinarmi dietro i popoli, ma non avessi la carità, umanamente sarei niente. Se fossi un eroe, un medico in Africa, e non avessi la carità, sarebbe una menzogna».
Occorre cioè aderire alle cose perché sono, non perché voglio seguire dei miei concetti di giustizia o altro. Occorre buttarsi dentro con energia e sacrificio, occorre condividere le cose per giudicarle. Cioè, l’unico modo giusto per verificare la proposta del richiamo cristiano è quello di convertirsi ad esso.

3. Fedeltà. Siamo chiamati ad un’esperienza che deve essere compiuta con fedeltà, cioè fino a quando la proposta ci è fatta. Un seguire che non abbia messo in preventivo la volontà di continuare, nemmeno all’inizio era autentico. Uno può abbandonare la proposta cristiana solo se dimentica le sue esigenze originali, se tradisce la propria coscienza. Seguendo la proposta invece, tu cerchi quella soluzione ultima ed unica di cui la solidarietà e l’amore umani sono un presentimento.

Siamo chiamati a seguire fino alla fine, perché la proposta ci è fatta fino alla fine, fino all’ultimo istante. «Fino a quante volte dovremo perdonare? Fino a sette volte? Gesù gli rispose: Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette» (Mt., XVII, 21-22).
Anche se tu cammini senza vedere, seguendo ti salvi come chi ha visto e toccato. Per questo c’è una unità insospettabile tra chi veramente cerca e chi ha già trovato.
Il vero genuino atteggiamento dell’uomo, che sa di non essersi fatto da sé, è quello della ricerca delle proprie origini e del proprio destino. Per questo, anche quando non sei ancora arrivato a scoprire, senti conveniente e necessario alla tua vita continuare a verificare la proposta. «Se ce ne andiamo via, dove andremo?» «Conviene a voi»: si può ripetere con il Vangelo.

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