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Cerchiamo di capire...

Autore:
P. Samir Khalil Samir s.j.
Fonte:
Radio Vaticana, 15 luglio 2006
Intervista a p. Samir Khalil Samir s.j., docente di islamologia all'Università Saint Joseph di Beirut e al Pontificio Istituto Orientale di Roma. (Fabio Colagrande)

D. Era prevedibile l'aggressione degli Hezbollah ad Israele e quali sono state le sue cause?
R. L'attacco degli Hezbollah non era prevedibile e infatti ha sorpreso anche il governo libanese. Lascia pensare che ci sia stato un piano, magari escogitato con la Siria e con l'Iran, per intervenire proprio mentre c'era una forte crisi a Gaza, per aprire così un secondo fronte. Ma è molto probabile che gli Hezbollah non si aspettassero una reazione così forte da parte di Israele. Se si pensa che la scintilla iniziale è stata il rapimento di due soldati dell'esercito dello stato ebraico, la reazione supera qualsiasi immaginazione.
Vivo stabilmente a Beirut da vent'anni. Sono arrivato perché la Compagnia di Gesù aveva perso sei fratelli gesuiti durante la guerra civile libanese e serviva aiuto. Ho iniziato ad insegnare nella capitale libanese nel 1986, sotto le bombe. Ora vedere che la guerra è tornata è davvero terribile. Se si trattasse solo di un conflitto militare si potrebbe capire. Ma invece hanno bombardato i ponti, con lo scopo di tagliare la strada agli Hezbollah. Ma Hezbollah non è il Libano. E' solo una piccola parte del Paese. Hanno bombardato le strade principali, anche quella che va a Damasco. Hanno bombardato una centrale elettrica, creando anche problemi all'approvvigionamento idrico. Questo è un attacco ai civili, prima che ai militari. E' vero che i guerriglieri Hezbollah fanno parte della nazione, ma che Israele decida per questo di aggredire tutta il Paese, mi pare più che spropositato.

D. C'è davvero un legame operativo tra Hamas, Hezbollah, Siria ed Iran?
R. Diciamo che è probabile. Non credo sia un legame bene organizzato, sappiamo che Hezbollah è collegato al regime di Teheran ma passando attraverso la Siria.
A questo proposito, il Patriarca maronita Sfeir, la figura spiritualmente più importante nel Libano, anche per i musulmani, ha spiegato nel giugno scorso che dobbiamo ormai renderci conto che il Libano non ha un esercito valido, perché Damasco ha fatto di tutto per annientarlo. E dunque, come potrebbe il Libano combattere Hezbollah che è un partito più armato del suo stesso esercito? Si dice che Beirut è responsabile del mancato disarmo dell'Hezbollah. Ma come avrebbe potuto farlo se l'occupazione siriana durata 30 anni ha smantellato l'esercito, e dunque il potere di Beirut? Come avrebbe potuto farlo se l'occupazione israeliana - che è durata 22 anni - ha fatto lo stesso?
In pratica Hezbollah è una creazione dell'Iran, della Siria e d'Israele. Se non ci fosse stata l'occupazione israeliana del sud, la zona dove convivono sciiti e cristiani, se non ci fosse stata questa occupazione, del tutto illegale internazionalmente, Hezbollah non sarebbe nulla.
Ci troviamo oggi in questa situazione: i Paesi dominanti nel mondo dicono che il Libano è responsabile di Hezbollah e che siccome Hezbollah ha aggredito Israele e ha catturato due ostaggi, allora tutto è giustificato. Ma come avrebbe potuto impedirlo il governo libanese? Se voi foste stati il presidente libanese o il parlamento libanese, cosa avreste potuto fare per impedirlo?
Sicuramente questa situazione del Libano è anomala, del tutto anomala, e chi ne soffre di più sono i libanesi stessi. E' anomalo il fatto che la difesa della nazione sia affidata in pratica a un partito militare e terrorista. Ma come si fa ad uscire da questa situazione, se è stata creata da un contesto internazionale? Deve essere il mondo, la comunità internazionale, ad intervenire per aiutare il Libano ad autogestirsi.
Ma attualmente ciò non è possibile, nessuno può neanche provare ad aiutare il Libano, soprattutto per l'atteggiamento israeliano che invece di favorire una soluzione non fa altro che favorire la guerra. Così Hezbollah continuerà.

D. Quali possibilità ci sono di fermare la guerra?
R. Tutta questa situazione deve essere risolta globalmente dalla comunità internazionale secondo le norme. La soluzione c'è, e l'hanno dimostrato i generali palestinesi e israeliani, quando si sono riuniti due anni fa, nel dicembre 2003, a Ginevra. Hanno trovato un accordo, hanno fatto delle proposte concrete.
Le possibilità dunque ci sono, ma non c'è la volontà di trovare una soluzione, di fare la pace. Questa volontà non c'è in una parte dei palestinesi, non c'è in una parte degli israeliani e non c'è in chi sostiene palestinesi e israeliani, nei paesi occidentali soprattutto negli USA.
Finalmente rimane solo da applicare una soluzione globale. Una soluzione che già esiste, che consiste nell'applicare le decisioni internazionali, partendo dalle frontiere internazionalmente riconosciute. Se Israele non riconosce le frontiere degli altri Paesi, se i paesi arabi non riconoscono le frontiere d'Israele, non ci sarà pace, perché ogni giorno qualcuno proverà a mettere in atto un'aggressione. Qualcuno domanda: «Quali frontiere». Esiste una sola frontiera internazionale riconosciuta, non esiste nessun dubbio su dove passa la frontiera tra lo stato d'Israele e i paesi confinanti. Ma si fa finta di non saperlo.
Gaza e il sud del Libano hanno qualcosa in comune. Sono due territori occupati da Israele e da dove Israele si è ritirato in modo unilaterale, nel 2000 dal Libano, nel 2005 da Gaza. E questo non va! Invece con l'Egitto e con la Giordania, dove c'è stato un accordo bilaterale, riconosciuto dalla comunità internazionale, non ci sono guerre, né combattimenti, perché c'è un accordo bilaterale. Una decisione unilaterale, come quella di Israele, come quella di Olmert che vuole decidere unilateralmente qual è il territorio israeliano, è più che una provocazione, è un atto di guerra messo su carta e approvato, sembra, dalla comunità occidentale.
La soluzione esiste ed è nota da tutti. In primo luogo, applicare la risoluzione 242 dell'ONU, che chiede a Israele di ritirarsi dai Territori occupati dentro le sue frontiere; e che presume da tutti il riconoscimento mutuo delle frontiere internazionali e la legittimità di tutti questi Paesi, con scambio di ambasciatori. In secondo luogo, applicare la risoluzione 1559 dell'ONU, che chiede la totale smilitarizzazione delle milizie (Hezbollah e si deve aggiungere Hamas). Su questa basi si può cominciare a discutere tra Paesi indipendenti e rispettabili.

Per ascoltare il testo completo, cliccare: Intervista (Real Audio) (circa 11')