“La domenica uliva” di P. P. Pasolini 1 - Gli esordi del teatro friulano
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“La noia indicibile che ti danno nei diari le pagine di viaggio. Gli ambienti nuovi, esotici, che hanno sorpreso l'autore. Nasce senza dubbio dalla mancanza di radici che queste impressioni avevano, dal loro esser sorte come dal nulla, dal mondo esterno, e non essere cariche di un passato. All'autore piacquero come stupore, ma lo stupore vero è fatto di memoria, non di novità”. (1)
“La poesia non assume mai il linguaggio come materia preesistente, ma essa stessa rende possibile di principio la lingua. Poesia è lingua originaria”. (2)
La tensione lirica nella scena della parola
Pasolini, sin dagli albori della sua produzione letteraria, affida un grande compito alla sua poesia: il poeta è colui che recupera la civiltà nel suo significato originale, che decanta il con-tenuto, l'essenza ultima delle cose, colui che svela la “sapienza avvolta nel mistero”. (3)
In Pasolini uomo e poeta c'è «la necessità originaria e drammatica di comunicare, di costruire metafore, luoghi di innocenza e di mitizzazione della condizione di ansia e nostalgia per una totalità esistenziale perduta». (4)
In una generazione di letterati in cui la coscienza poetica è corrotta, omologata alle regole del regime fascista, il nostro autore è proteso nella ricerca della sua vera identità, dell'autenticità del suo essere nel mondo, del «dolce (...) tornare di Padri nei Figli». (5)
Il friulano di Casarsa, nella sua verginità assoluta, rappresenta non l'oggetto, la materia preesistente del linguaggio, ma l'essenza stessa della poesia, una lingua poetica pura, un'esperienza originaria.
Questa sperimentazione linguistica avviata dal nostro autore nelle “Poesie a Casarsa” prosegue anche nella sua prima, sperimentale espressione teatrale in friulano.
La seconda sezione dell'aurorale libretto poetico è occupata da un dialogo in versi: "La domenica uliva". Ci sembra quasi azzardato parlare di teatro in questi anni: il suo approccio al genere si inserisce per lo più nel tentativo di trasformare il linguaggio poetico in oralità, di conseguenza la scelta del dialogo.
Ci troviamo di fronte ad una «trasposizione allegorica nelle forme della sacra rappresentazione (6) della Domenica delle palme» in cui «l'allegoria tende ad assumere i tratti della rappresentazione autobiografica» (7).
Il recupero della tradizione teatrale del medioevo si inserisce in quel progetto più ampio del "ritorno alle origini dell'italianità" che la nuova generazione, durante il periodo fascista, sta attuando in tutti gli ambienti culturali. La sacra rappresentazione, però non è solo l'oggetto di una tensione nazionalistica; la scelta del soggetto religioso intende recuperare quei solidi valori del cristiano delle origini, intende testimoniare un momento storico in cui l'uomo scorgeva nella realtà, nelle cose la presenza «di un dio che le ha fatte». (8)
“Un senso religioso da non intendere come afflato mistico, cristiano o addirittura cattolico, ma piuttosto un sentimento indefinito che riesce a raccogliere molte delle aspirazioni dei giovani durante il periodo fascista, in opposizione al clima di estroversione, manifestazione di potenza, virilismo, aggressività, forza (...). La tensione spirituale rifugge da tutto ciò (...) con un'attenzione a tutto quanto la prosopopea ufficiale sta frettolosamente scartando, e che può essere definito intimo, umile, domestico, ma capace di muovere grandi sentimenti”. (9)
NOTE
1. C. PAVESE, Il mestiere di vivere, Einaudi, Torino 2000, p. 241.
2. HEIDEGGER M., La poesia di Hólderlin, a cura di Friedrich-Wilhelm von Herrmann; edizione italiana a cura di Leonardo Amoroso, Adelphi, Milano 1983.
3. P. P. PASOLINI, San Paolo, Einaudi, Torino 1977, p. 89.
4. Cfr. A. LEONE DE CASTRIS, L'esperienza di Pasolini, tra `poesia e "storia"; in «Lavoro critico», nuova serie, n. 4, 1986.
5. Cfr. Tornant al paìs, in P. P. PASOLINI, Tutte le poesie, tomo II, Mondadori Milano 2003, p. 425.
6. Il dialogo in versi de La domenica uliva è stato diversamente interpretato. Per primo, Gianfranco Contini, critico e padre nell'opera pasoliniana, l'ha definito "poemetto", Antonio Russi con più precisione ha individuato nella "lauda iacoponica" il suo modello preferenziale; Alberto Asor Rosa invece ha definito il componimento "sacra rappresentazione". Cfr. G. CONTINI, Al limite della poesia dialettale, in P. VOZA, Tra continuità e diversità Pasolini e la critica, Liguori, Napoli 2000, p. 22; STEFANO CASI, Pasolini. Un'idea di teatro, Campanotto Editore, Udine 1990, p. 177 (nota n.2 al capitolo 2); ALBERTO ASOR ROSA, Scrittori e popolo, cit., p. 447.
7. Cfr. ANTONIO RUSSI, Gli anni dell'antialienazione, Milano 1967, p. 38.
8. Cfr. CESARE PAVESE, Lettere 1926-50, cit. p. 426.
9. STEFANO CASI, Pasolini. Un'idea di teatro, cit., p. 28.