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La posizione della Chiesa

Fonte:
CulturaCattolica.it ©

Giovanni Paolo II, nella scia dei suoi predecessori, ne parla come di reliquia.
“...E ancora, la cattedrale di Torino: il luogo dove si trova, da secoli, la sacra Sindone, la reliquia più splendida della passione e della risurrezione.”
Domenica 20 Aprile 1980, Recita del Regina Coeli - Basilica di san Pietro - Città del Vaticano (Roma)
“Quando, all’inizio di settembre del 1978, venni a Torino come pellegrino, ansioso di venerare la santa Sindone, insigne reliquia legata al mistero della nostra redenzione, non potevo certamente prevedere, all’indomani della elezione del mio amato predecessore Giovanni Paolo I, che vi sarei tornato, a meno di due anni di distanza, con altre responsabilità ed in altra cornice.”
Domenica 13 Aprile 1980, Alle autorità - Santuario della Consolata (Torino)
“...Non poteva, del resto, essere diversamente nella città che custodisce una reliquia insolita e misteriosa come la sacra Sindone, singolarissimo testimone - se accettiamo gli argomenti di tanti scienziati - della Pasqua: della passione, della morte e della risurrezione. Testimone muto, ma nello stesso tempo sorprendentemente eloquente!”
Domenica 13 Aprile 1980, Omelia sul sagrato del Duomo - Torino
Il fatto che il Papa non si sia rimangiato la parola reliquia dopo la datazione con il carbonio radioattivo, lo rende bersaglio delle critiche più dure.
Culmina il testo di Papini:
“Perché il Papa ha deciso il “rilancio” delle ostensioni sindoniche con una formidabile “doppietta” a distanza di soli due anni? Perché la Conferenza Episcopale Italiana ha sposato tale causa col massimo di slancio ed entusiasmo? La Chiesa cattolica è evidentemente disposta a «pagare un prezzo» in vari ambienti «laici» per questo «schiaffo» alla scienza, al fine di ottenere risultati che considera più importanti. Maiora premunt, e il rispetto per la scienza passa in secondo piano. Ma quali sono questi maiora?
Una cosa è indubbia: questo rilancio dell’«operazione Sindone» dopo la grave sconfitta del 14C - che richiede una imponente mobilitazione, sicuramente favorita dall’incendio dell’aprile 1997 che ha colpito l’immaginazione delle masse - non avviene certo per caso, o per accontentare alcuni pochi nostalgici. L’operazione rientra in una più ampia strategia di lotta contro la desacralizzazione della Chiesa cattolica fortemente voluta da questo papa. Si tratta di ricuperare il terreno perduto fra le masse negli anni del post-Concilio puntando sul senso del «sacro», del «mistero», del «numinoso».
Alcuni anni fa un «laico» come Eugenio Scalfari, rispondendo ad un lettore sulle pagine del “Venerdì di Repubblica”, scrisse che la Chiesa cattolica aveva commesso un errore imperdonabile quando aveva rinunciato al «mistero» per dare più spazio alla razionalità, alla «modernità». Così facendo aveva perso terreno nei confronti dei cultori del paranormale (maghi, medium, pranoterapeuti, ecc.), o dei «santoni» orientali, diventati di fatto dei temibili concorrenti del prete nel ricorso alla «pastorale» ecclesiastica.
Scrive Marco Politi su “Repubblica”: “La Chiesa sente sul collo il fiato di una grande crisi... Il bisogno di «altro», di mistero, di qualcosa di superiore percorre le masse inquiete e disorientate del nostro tempo. Esplode quando può negli interstizi della società indifferente. Diventa fame di «New Age», voglia di buddhismo, sete di comunità carismatiche, tuffo nella meditazione..., ricorso alla magia e alle pratiche esoteriche, diventa persino colloquio quotidiano con Padre Pio del tutto sganciato dalla dottrina e dalla prassi religiosa così come la prescrive la Chiesa.
Per contrastare questo progressivo abbandono della pratica ecclesiale bisogna correggere la rotta. Tra i primi provvedimenti è sembrato necessario un ricupero del «sacro» in grande stile. Ecco quindi la ripresa graduale della messa in latino (si ricordino i recenti commenti critici del card. Ratzinger alla riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II), con il fascino irresistibile delle sue formule in una lingua misteriosa. Ecco quindi il ricupero della pratica dell’esorcismo; si riparla periodicamente dei «segreti» di Fatima, di «Madonnine» che piangono, delle «stimmate» dei santi ecc. (Basta seguire i programmi serali delle Reti televisive della R.A.I. per averne un campionario completo!). Secondo Marco Politi, lo stesso “papa Wojtyla, per combattere la desacralizzazione della Chiesa, ha dovuto puntare sulla proiezione carismatica del proprio personaggio facendosi sacralizzare dalla televisione.
E questo è molto congeniale ad un papa che unisce aspetti esteriori di indubbia «modernità» ad un «cuore medievale» come ha detto Hans Kung.
La religiosità popolare viene dunque fortemente rilanciata per una riaggregazione in grande stile che consenta di ricostituire un certo consenso intorno al potere religioso. Nella sostanza, l’operazione non differisce molto dalle grandi «assemblee» davanti al papa (come quella giovanile a Parigi di fine agosto 1997). Anche in questo caso, per riempire le piazze è necessario un enorme sforzo propagandistico e organizzativo che non appare mai in primo piano. Il «bagno di folla» è un tonico per la gerarchia cattolica, perché le dà la sensazione (illusoria) che il rapporto con le masse di fedeli non si è interrotto, che la pratica religiosa può riacquistare terreno. Tuttavia, in queste grandi adunate è molto facile che il vero fulcro dell’attenzione non sia Gesù Cristo, ma il papa, cioè, in fin dei conti, la Chiesa che contempla se stessa (32).”
In conclusione il Papa avrebbe dovuto mettere in un museo la Sindone perché evidentemente falsa. Così avrebbe fatto contento qualcuno che ha paura della ragione, ma non avrebbe reso giustizia alla verità.
E la verità non è che la Sindone è “vera”, ma che è reliquia - ciò che resta - di un momento storico, di fatti ed avvenimenti (per quasi 2000 anni) legati alla presenza di Gesù.
La Chiesa non esce sconfitta da questo episodio: seguendola anche nella proposta di Ostensione del Sacro Lino (e non solo in questo) permette di accorgersi e di verificare la Presenza di Dio nella storia dell’uomo, quello di oggi, di Francia, di Costantinopoli e di ogni luogo e tempo. Nella sua storia e nella sua immagine, la Sindone porta impresso l’amore per Cristo e la grettezza dell’uomo: più ancora l’amore di Cristo per noi poveri uomini. Nel Crocefisso è questo segno indelebile, della gloria di Dio che ama e della piccolezza dell’uomo che uccide. Ma da quel Segno l’uomo rinasce.
È certamente vero che la Sindone mostra caratteristiche impressionanti ed anche inquietanti, ma non facilmente definibili con la grossolana parola di “falso”. Rimane un aiuto a mettersi di fronte allo scandalo della Croce, di Gesù e di tutti coloro che in Suo nome, coscienti o incoscienti, muoiono per amore al vero, al buono e al giusto. Ma - la Sindone - porta in sé il richiamo a non ridurre il cristianesimo ad una favola e ad un generico amore ma alla concretezza di un fatto, di un Uomo, di un evento che pretende di essere senso di tutto. Questo ci ripete la Chiesa anche con le reliquie. E la straordinaria fisionomia di quel volto, impresso nel lino, ci permette di amare con verità il Suo Corpo, che è la Chiesa, seguendo Pietro che lo ha visto e toccato, e i suoi successori, per sempre, fino alla visione definitiva.

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