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Thomas Covenant: il contagio della colpa - 13

Autore:
Platania, sr. Marzia
Fonte:
CulturaCattolica.it



Il contagio della colpa

E' il nome sempre ricorrente di Kevin il Distruttore a costituire il paradigma della strategia del Sire Immondo. Infatti la Distruzione, pur avendo momentaneamente fermato lo Spregiatore, è stata una sua grande vittoria, la fine di molte bellezze della Landa, l'indebolimento definitivo dei Signori. Ad essa si è arrivati perché il Sire Immondo è riuscito a far cadere Kevin nella disperazione, fino a fargli giudicare meglio distruggere la Landa piuttosto che lasciarla cadere in mano al suo odiato nemico.
In questo modo lo Spregiatore ha costretto il proprio nemico ad essere suo complice, tanto che il Rituale della Distruzione è stato proclamato dai due insieme.
Anche i diversi protagonisti della lotta fanno esperienza di questa invadenza del male, che sembra nascere proprio dall'attaccamento al bene. Emblematico è il caso del Gigante Salcuore Seguischiuma, perché, a differenza di Troy, egli si accorge fin dall'inizio di ciò che gli sta accadendo. Dalla battaglia del Silvano delle Nubi, egli è preso dall'odio verso l'esercito dell'Immondo, e diventa un feroce combattente, che prova una gioia perversa nell'uccidere i nemici, suscitando il sospetto perfino tra gli amici. Mentre sta accompagnando Covenant verso il nemico, incontrano Bannor, ex Guardia del Sangue (le Guardie del Sangue si sono autosciolte quando alcune di esse sono state corrotte dallo Spregiatore, infrangendo il Voto) che si è unito ai Ramani. Non vengono però accolti come alleati, ma guardati con sospetto, perché i tempi sono molto cupi, ed il tradimento ha già colpito molto spesso. In particolare a Salcuore Seguischiuma viene chiesta una prova della sua fedeltà alla Landa.



Ma Seguischiuma scosse la testa – Allora, lasciamo stare il mio passato…lasciamo stare le cicatrici che mi coprono la pelle. È possibile che io sia uno strumento dello Spregiatore. Guardatemi. Credete davvero che un posseduto possa nascondersi dentro di me?
- Come possiamo sapere? – mormorò Jain – Non vi abbiamo mai visto sano.
Ma Seguischiuma stava già rivolgendo la stessa domanda alla Guardia del Sangue.
Con calma, Bannor rispose: - Gigante, il vostro aspetto non è sano. Questo inverno offusca molte cose…ma voi non state bene. C'è in voi una bramosia che non riesco a comprendere. Sa di Corruzione. [1]


Malgrado la capacità di vedere la sanità morale tipica della Landa, gli amici sono in dubbio di fronte a questa bramosia di uccidere. Anche Covenant ne rimane sconvolto, quando la constata di persona, avendo conosciuto Seguischiuma come un amico generoso e un cuore grande, e vedendolo gioire con crudeltà dopo l'uccisione di alcuni Coboldi che impedivano loro il passaggio nel viaggio verso il Nido Immondo.


Ma aveva la mano sporca di sangue, e il braccio di Covenant gli sfuggì.
- Seguischiuma – chiese l'incredulo, ansante – Che cosa vi è successo?
Il Gigante lo sollevò di peso e gli gridò:- Non prendetemi in giro! Lo faccio solo per voi!
- Allora, non fatelo – protestò Covenant. – non l'avete fatto per me.
Con un ringhio di collera, il Gigante s'infilò Covenant sotto il braccio, come se fosse stato un bambino e si allontanò di corsa, verso il Posto delle Ceneri. – Siete uno sciocco – disse – se pensate che si possa fare in qualche altro modo.
[…] Covenant avrebbe voluto insultare il Gigante, ma non riusciva a parlare. Nonostante tutto, riusciva a capire Seguischiuma. L'Ultimo dei Senza Patria aveva ucciso, e ormai era inutile pentirsene. Eppure, gli pareva che non fosse una risposta esauriente. [2]


Di fronte al potere che il male mostra di avere, la disperazione porta i suoi avversari a condividere il suo punto di partenza, la certezza che il bene è solo illusorio.


- Allora, avete rinunciato ad odiare?
- Rinunciato? – non aveva pensato a quell'aspetto della cosa – può darsi. Non sembra una buona risposta. A parte il fatto che tutte le emozioni sono pericolose per un lebbroso…odio, desiderio di vendetta, amore…non credo di poter battere il Sire Immondo in quel modo. Sono solamente un uomo. Non posso odiare eternamente come lui. E il mio odio non è puro. È corrotto, perché una mia parte odierà sempre me, invece di lui.
Triock mise sul fuoco una pentola di pietra e disse con grande convinzione: - Invece è l'unica risposta. Guardatevi attorno. Salute, amore, dovere…non sono sufficienti contro questo inverno. Solo coloro che odiano sono immortali.
- Immortali?
- Certo. La morte finisce per prendersi tutto il resto. [3]


Questa è la vera vittoria dello Spregiatore.
Dalla colpa iniziale della violenza fatta a Lena, è un crescendo di colpe che aggravano la coscienza di Covenant.


Covenant la fissò con occhi febbricitanti. Stupro, tradimento e adesso assassinio: lui li aveva commessi tutti. Aveva infranto la promessa fatta dopo la battaglia del Silvano delle Nubi, quando aveva giurato di non uccidere. Per un lungo istante si fissò le mani come se fossero prive di importanza. Solo il sangue che le macchiava era importante. [4]

A fronte di queste colpe, non c'è redenzione possibile. Esse permangono, anche nelle loro conseguenze, e causano sempre nuovi mali. Quando Covenant prende coscienza del male fatto a Lena cerca di rimediare usando il suo potere di Portatore dell'anello con i ranyhyn, chiedendo loro di andare una volta l'anno a trovarla, dal momento che vederli era un suo grande sogno. La bambina nata dallo stupro, Elena, condivide una cerimonia magica dei cavalli e ne nasce in lei un odio pericoloso per lo Spregiatore, e la convinzione che la disperazione possa essere una forza. Questa convinzione la spinge ad usare un immenso potere, scoperto grazie a Covenant, per richiamare in vita Kevin, convinta che la sua disperazione lo renda invincibile. Invece, il morto Kevin diventa immediatamente schiavo dello Spregiatore e la uccide. Inoltre, l'impegno preso con Covenant impedisce ai grandi cavalli di fuggire al riparo dall'esercito dello Spregiatore finché Covenant, compresolo, non li libera. Atiaran muore nel tentativo di richiamare Covenant, non si sa se nella speranza che salvi la Landa, o che venga infine punito del male fatto. Trell, suo marito, cade preda della disperazione fino al punto di cercare di distruggere la Rocca delle Celebrazioni durante il suo assedio.
Il perdono è l'aspirazione profonda di Covenant, ma esso sembra rimanere impossibile. Quando, nel terzo romanzo, Triock, l'ormai vecchio fidanzato di Lena, e il Gigante Seguischiuma riescono ad evocare Covenant, pur non essendo Signori, Triock non vuole farsi riconoscere, per non spaventare Covenant

- Un uomo come lui pensa subito alla punizione.
- Gli fate torto. In passato l'ho conosciuto bene. Non vedete il suo grande desiderio di perdono?
- Lo vedo. E anch'io lo conosco bene. Da quarantasette anni sento ripetere il nome di Thomas Covenant. E anche adesso lo stiamo perdonando, che lo capisca o no.
- Lo abbiamo fatto venire dal suo giusto mondo. Lo chiamate perdono?
Con voce dura, l'altra persona disse: - Lo chiamo perdono.
Il suo compagno sospirò. – Sì. E non potevamo fare altro. Senza di lui, la Landa morirebbe certamente.
- Perdono?- Gemette Covenant
- Sì! - esclamò l'uomo chino su di lui – Vi diamo un'altra possibilità di fermare il male che avete scatenato sulla Landa. [5]



Il perdono di Triock consiste nella convinzione che Covenant, malgrado le colpe commesse, non sia del tutto malvagio. In caso contrario, se cioè fosse persuaso che egli è uno strumento dello Spregiatore, chiamarlo nella Landa sarebbe un tradimento. Tuttavia, a fronte del male che Covenant ha compiuto e permesso, questo perdono è per lui estremamente faticoso, tanto che Covenant stesso, colpito dal prezzo che il Giuramento di Pace ha per quest'uomo semplice e buono, gli dà quasi il permesso di odiarlo.


Triock li guardò per un istante, poi disse:- Se il mio piano non funziona, affido a voi l'Alto Legno e l'Incredulo. Farete voi quello che non posso fare io.
- Deve funzionare – rispose Seguischiuma. – qual è la cosa che posso fare io al posto vostro?
Triock indicò con la testa Covenant. – Perdonarlo. […]
- Rinunciate a perdonarmi. Non continuate a fare violenza a voi stesso. - [6]


Quando il gruppetto è costretto a dividersi per fronteggiare i nemici, e Triock deve rinunciare ad affrontare lo Spregiatore come era suo desiderio, Salcuore Seguischiuma lo consola:


- […] coloro che si avviano nella direzione cara al loro cuore rischiano di ingannare se stessi[…] voi potete svolgere il vostro compito con purezza.
- E per me – commentò Triock, amaramente - c'è anche un altro vantaggio. Affido a voi il compito di perdonare. Forse per voi sarà più facile.
Seguischiuma sospirò. – Ah, amico mio, non conosco il perdono. Ne ho troppo bisogno io stesso. [7]


Dopo drammatiche vicende, i tre si incontrano di nuovo, e insieme affrontano il fantasma di Elena, che lo Spregiatore ha richiamato dalla morte e asservito, dandole il compito di sostenere da lontano l'esercito guidato da Pugno del Maligno con un innaturale inverno e di distruggere il Colosso, pietra dotata di potere, seppure dormiente dalla distruzione della foresta. Triock aveva fatto da padre ad Elena, pur essendo figlia della violenza che Covenant aveva fatto alla sua promessa sposa Lena, e Covenant l'aveva conosciuta ed amata, ma Elena, dominata dal potere dello Spregiatore, colpisce a morte Triock. Covenant invoca, con il potere del suo anello, l'aiuto del Forestale, ed egli risveglia il Colosso, presso il quale si trovano, che reagisce annientandola. In punto di morte Triock porta a compimento la sua fedeltà al Giuramento di Pace, arrivando al punto di cercare di consolare Covenant, togliendogli la responsabilità di quanto è stato costretto a fare. Ma ancora una volta non è possibile evitare il peso di ciò che si è compiuto:


Dopo qualche tempo, l'uomo capì chi lo teneva. Anche se ormai era vicino alla morte, sussurrò: - Covenant…
La voce era quasi impercettibile, ma l'Incredulo rispose: - Vi sento.
- Non è colpa vostra. Fin dalla nascita…era macchiata.
La sua misericordia non andava al di là di quelle parole. Dopo un ultimo soffio, il fumo non gli uscì più dalle labbra. Era morto.
Covenant capì che l'aveva perdonato. Non era colpa di Triock se quel perdono non gli dava nessuna consolazione. Anche la macchia sulla nascita di Elena era colpa sua, perché lei era figlia di un crimine che non poteva essere cancellato. [8]


Il perdono è concretamente la rinuncia alla vendetta, a rispondere al male con il male. Seguischiuma è caduto suo malgrado nella trappola del desiderio di vendetta. Il duro, intransigente Bannor riesce ad evitarla, ma solo dopo che il tradimento di Korik, una Guardia del Sangue caduta sotto il controllo del Sire Immondo, ha definitivamente infranto la purezza del Voto. Prima, Bannor diffidava di tutto, tranne che di se stesso e della capacità delle Guardie del Sangue di fare fronte agli impegni assunti. Più volte si è difeso freddamente dal sospetto che il Voto fosse stato diminuito quando le Guardie, obbedendo a Kevin, lo lasciarono solo ed egli cadde.



- Viviamo perché Kevin ci ha voluto salvare. Come potevamo indovinare quel che aveva nel cuore? Ci inviò tutti nelle montagne…Noi lo interrogammo, ma lui ci diede un ordine. Ci impose di rispettare il Voto. Come potevamo sapere le sue intenzioni? Se le avessimo sospettate, saremmo andati con lui al Rituale della Distruzione….saremmo stati presenti o lo avremmo fermato. Ma lui ci salvò: le Guardie del Sangue. Noi che avevamo giurato di proteggere la sua vita a qualsiasi costo.
"Li salvò" mormorò tristemente Covenant. Comprendeva l'involontaria crudeltà dell'azione di Kevin.
– Perciò, ora non sapete se vivere per tutti questi anni sia stato giusto o sbagliato – commentò con distacco. "Come possono sopportarlo?" – Avete il sospetto che il Voto sia diventato un'atroce beffa.
- Non c'è accusa che possa levare il dito contro di noi – proclamò Bannor. Ma, per un istante, la sua serenità pareva essersi leggermente incrinata.
- Già. Le accuse, ve le fate da voi. [9]


Il dubbio sempre respinto ha poi vinto davanti all'evidenza del tradimento di Korik.


Sono un haruchai – disse – neanche noi siamo immuni. Corruzione ha molte facce. Il biasimo è una faccia più allettante di molte altre, ma è pur sempre una maschera dello Spregiatore.
Covenant lo fissò attentamente. Nel suo sguardo vide la solita sfiducia delle Guardie del Sangue, ma questa volta gli parve che fosse una sfiducia universale.
Senza alcun tono particolare, Bannor proseguì: - Anche l'odio e la vendetta sono maschere. [10]


Solo nel momento in cui non crede più alla propria rettitudine, Bannor incomincia a capire Covenant e sfugge alla trappola della vendetta.


- Il principale desiderio delle Guardie del Sangue è sempre stato quello di combattere lo Spregiatore sul suo territorio: la purezza del servizio contro Corruzione. Questo desiderio ci ha tratto in inganno. Io ora ho rinunciato a questo genere di cose. - […]
- Non affliggetevi - disse Seguischiuma – Ha girato la schiena alla vendetta. Duemila e più anni di servizio senza macchia gli sono stati profanati… eppure preferisce non vendicarsi. Non sono scelte facili: né a farsi né a sopportarsi. La vendetta…ah, amico mio, la vendetta è il più dolce dei sogni bui. [11]


In conclusione, soltanto nella verità di sé, cioè nella consapevolezza della propria colpa, ci può essere una possibilità, per quanto remota e labile, di riscatto.


Si disse che era in debito anche verso Seguischiuma, e non solo verso Triock. Non poteva più sottrarsi alle proprie responsabilità.
Raccontò quello che era successo a Lena: una donna anziana che era morta in un modo terribile e che ora giaceva insepolta perché non si era voluta staccare dall'uomo che l'aveva offesa. E la sua morte era solo l'ultima tragedia sofferta dalla sua famiglia: Trell, Atiaran, Elena, Lena, lui aveva rovinato le loro vite.
Ma, dopo aver confessato queste colpe, si sentì come una persona diversa e trovò la forza di fare una domanda. [12]


Questa possibilità sembra comunque sempre destinata allo scacco. Il perdono di Triock, la fiducia di Mhoram hanno la conseguenza di rimettere sempre di nuovo i protagonisti nella condizione di agire, ma la via dell'azione rimane ambigua, e la colpa non può mai venire cancellata. Al limite, neppure dall'uccisione del colpevole, fosse pure il Posseduto Parricida.


"Tu pensi solo alla vendetta, compagno! Tu mi guardi e pensi che anche se tutto il resto della tua vita sarà inutile, potrai almeno vendicarti della tua perdita. Del tuo crimine! Traditore del tuo popolo, te lo leggo negli occhi. […] anche se versassi tanto sangue da bagnare la Landa da un capo all'altro, non riusciresti a pulire la macchia che c'è in te. Pazzo! [13]


In queste parole che il posseduto rivolge a Seguischiuma, appare ancora una volta la costante strategia dello Spregiatore: incolpare le proprie vittime del male da lui stesso compiuto; farle sentire in colpa per non essere riuscite a impedirlo, condurle a disperare di poter lottare contro il male.


"Bannor! Seguischiuma! Come aveva potuto fare un male così grande? Aveva solo cercato di sopravvivere. I Giganti! Perduti, come Elena.
-Siamo uguali – disse, senza capire il significato delle sue parole. – io e l'Immondo siamo uguali". [14]


Un atteggiamento del genere è sicuramente frutto della non banalizzazione del male, di una presa di coscienza rigorosa delle proprie responsabilità, tuttavia rischia di allontanare dalla verità. Covenant e l'Immondo non sono uguali:


Ma la loro espressione desolata lo fermò. Come Bannor e Seguischiuma, erano anch'esse vittime dello Spregiatore… vittime delle cose che lui, Thomas Covenant, non aveva fatto per ignoranza e cattiva volontà. [15]


Non si può certo dire che lo Spregiatore compia il male per ignoranza. La cattiva volontà di Covenant è una debolezza, un difetto; la cattiva volontà dello Spregiatore è una consapevole volontà di fare il male.
Ci vuole l'estrema lucidità e l'estremo realismo di Covenant per capire l'altro corno del dilemma.


- Io non sono affatto innocente. Lo so. Vi ho detto che era colpa mia, e lo è. Ma non solo colpa mia. [16]


Ignorare il proprio male conduce a non vedere le trame dello Spregiatore. Fissare lo sguardo sul proprio male conduce invece alla paralisi.

Note

[1] AR, pag. 141.
[2] AR, pag. 258.
[3] AR, pag. 193. Triock in questo momento è in balia di un Posseduto, non è questo il suo pensiero.
[4] AR, pag. 154.
[5] AR, pag. 74.
[6] AR, pag. 88.
[7] AR, pag. 102.
[8] AR, pag. 232.
[9] CS, pag. 224.
[10] AR, pag. 236-237.
[11] AR, pag.238-241.
[12] AR, pag. 236.
[13] AR, pag. 272.
[14] AR, pag. 151.
[15] AR, pag. 143.
[16] AR, pag 192.