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Thomas Covenant: una fragile vittoria - 15

Autore:
Platania, sr. Marzia
Fonte:
CulturaCattolica.it

Una fragile vittoria

Di fronte all'allargarsi del male, Covenant è infine costretto a scendere in campo. Quando viene evocato per la terza volta dai Signori, egli ammette di essere responsabile anche verso la Landa, benché ritenga in quel momento più importante la responsabilità verso la bambina che stava salvando da un morso di serpente velenoso nell'istante dell'evocazione



- Mhoram, non posso. Il serpente…quella bambina è sola. Mi sento responsabile. Solo io posso aiutarla.
Dall'alto dell'anfiteatro, Quan gridò: - Per i Sette Libri! Parla di responsabilità! – Quan era diventato vecchio senza poter fare niente per la Landa, mentre Covenant non invecchiava e non agiva. Parlò come un guerriero, pronto a sacrificare qualche vita per salvarne altre. – Covenant, voi dovete sentirvi responsabile verso di noi!
Nell'udire le parole del Bargello, Covenant tremò come aveva tremato nell'udire quelle dell'Alto Signore, ma non guardò Quan. Fissò Mhoram e rispose: - lo so, lo so. Sono… responsabile. Ma quella bambina ha bisogno di me. Fa parte del mio mondo, il mondo reale. […] Mhoram, se non andrò da lei, quella bambina morirà. [1]


Come già narrato, il generoso Mhoram libera Covenant da ogni impegno, interrompe l'evocazione, e Covenant soccorre la bambina. Dopo pochissimo tempo, nel nostro mondo, mesi, nella Landa, verrà evocato nuovamente da Seguischiuma e Triock.
Pur accettando, ad un certo punto, la propria responsabilità verso la Landa, Covenant non smette di essere "Incredulo". Non si presenta mai come un guerriero senza macchia e senza paura, ma come un uomo che va a cercare la risposta alla propria domanda più drammatica. È vero che lo Spregio è la somma della vita, che alla fine nulla si salva dalla corruzione e dalla morte?


Dopo una lunga pausa, proseguì: - Non importa. Tutte le cose finiscono con la perversione o con la morte. Prova afflizione solo chi sa anche sperare. Ma quell'inostacolato ha dato la vita affinché voi, il vostro messaggio e il vostro anello poteste raggiungere i Signori. E noi li raggiungeremo, perché questi sacrifici possano avere significato.
Tacque di nuovo per qualche istante, e Covenant si domandò: "E' proprio questo il fine della vita? Fare in modo che la morte degli altri abbia significato?" [2]


La caratteristica principale del protagonista è quella di cercare in maniera spasmodica una risposta esauriente al problema del male.


Sia il proto-Signore Covenant l'Incredulo sia Bannor delle Guardie del sangue chiedono alla loro vita una risposta certa. Per le Guardie del Sangue è il loro Voto. Chiedono alla loro vita di servire in modo puro, immacolato, per sempre, oppure di non servire affatto. [3]


Questo bisogno di una risposta assoluta è pericoloso, proprio perché la risposta nasce invece dalla contrapposizione di due opposte necessità. Solo dopo aver ondeggiato a lungo tra i due estremi opposti, tra il ripiegamento sulla propria fragilità ed il conseguente rifiuto di combattere il male e la sfida velleitaria e furiosa contro il male e la conseguente violenza che causa nuovi lutti, Covenant scopre la via d'uscita.


Doveva farlo come Bannor e Seguischiuma: con passione e senza passione, con la lotta e rifiutando la lotta, il tutto contemporaneamente. [4]


In questo percorso è aiutato dai diversi personaggi, che forniscono ciascuno una tessera del mosaico. La sconfitta di Elena, l'inadeguatezza di Troy, il fallimento delle Guardie del Sangue, la fine dei Giganti, e come evento paradigmatico a monte degli eventi la Distruzione di Kevin, hanno mostrato le strade non percorribili. Il cambiamento di Bannor, l'amicizia di Seguischiuma, la saggezza di Mhoram tracciano invece un'ipotesi di risposta.

La speranza nasce dalla fede

Per combattere il male occorre avere una speranza di vittoria. Chi però appoggia la speranza sul proprio potere constata che esso non è sufficiente. La speranza delusa si trasforma allora in disperazione, e la disperazione trasforma in distruttori. Fin dall'inizio, sperimentata la propria debolezza, constatato che è bastato poco allo Spregiatore per renderlo simile a sé, violento, assetato di distruzione, Seguischiuma coinvolge Covenant in un dialogo sulla speranza.



[Seguischiuma] - Credete che la speranza sia solo figlia della forza?
- E non lo è, forse? Da dove attingete la speranza, se non dal potere?
[…]
[Seguischiuma] - Dove finisce il valore della forza, se il vostro avversario è più forte di voi?-
- Voi pensate che ci sia sempre un nemico, di un genere o dell'altro. Per me, queste spiegazioni sono troppo semplicistiche. Anche a me piacerebbe dare la colpa a qualcun altro…a qualche nemico che mi ha colpito. Ma questa è solo una diversa forma di suicidio. Rinunciare alla responsabilità di mantenermi in vita.-
-Ah, la vita – ribatté Seguischiuma – No, pensateci meglio, Covenant. Che valore ha il potere, se non lo si può esercitare sulla morte? Se riponete le vostre speranze in qualcosa di inferiore, allora esse rischiano di trarvi in inganno.[…] -
- Allora, ditemi, dove diavolo si può prendere la speranza?
- […] Dalla fede. […]E' questa l'essenza del Giuramento di Pace. Lui (il Signore Morham) non dispererà mai, e non farà mai ciò che gli sarebbe imposto dalla disperazione: omicidio, profanazione, distruzione. E non dubiterà mai, perché la sua Signoria, il suo servire la Landa, lo sosterrà. Servire permette di servire.-
- […]in altre parole, la speranza ci viene dal potere da noi servito, e non da noi stessi. [5]

Non ci può essere speranza, se non trascendendo i limiti dell'uomo, verso qualcosa di più grande. Mhoram è certo che esiste una giustizia superiore, per la quale una scelta come quella di Covenant, che si sottrae all'evocazione per salvare una vita, non può causare un danno alla Landa, ed in effetti, come abbiamo già sottolineato, risulta alla fine provvidenziale che Covenant sia stato evocato fuori dalla Rocca delle Celebrazioni assediata. La forza segreta di Mhoram è la sua fiducia che, oltre allo Spregiatore, ci sia un altro protagonista soprannaturale, il Creatore.



Noi non abbiamo nessuna responsabilità della nostra follia o della nostra saggezza, della vittoria o della sconfitta, o del modo da noi scelto per difendere la Landa. Noi non siamo il Creatore della Terra. La fine della Landa non è opera nostra. Noi siamo una creazione, come la stessa Landa. Dobbiamo rendere conto solo di una cosa: l'integrità del nostro servizio. Una volta scelta la via più saggia e dedicata tutta la nostra forza alla difesa della Landa, nessuno ci può biasimare. Vita o morte, bene o male, vittoria o distruzione…non spetta a noi risolvere questi enigmi. Sarà il Creatore a rispondere del destino della sua creazione. [6]


Questo atteggiamento sostanzia la sua umiltà: egli non è tentato di considerarsi la speranza della Landa, così che la sua caduta coincida con la caduta della Landa. Il sentirsi solo uno strumento rende liberi dall'esito dell'azione, che rischia di diventare un peso paralizzante. Egli ha fiducia nel bene che serve, non nella propria capacità di compiere il bene. In altre parole, non concepisce il bene come qualcosa che deve essere posto in essere come risultato della propria azione, ma come una realtà che preesiste e supera la propria azione, che ne è soltanto una delle manifestazioni. Nel primo caso, ciascuno deve portare il peso schiacciante di una responsabilità immane; nel secondo, ciascuno deve portare la propria parte, magari fino all'eroismo, ma sapendo che oltre un certo limite non gli può esser chiesto di più. Kevin il Distruttore ha distrutto la Landa perché ha identificato, erroneamente, la propria sconfitta con la fine di ogni speranza: a questo punto, la sconfitta e la Distruzione gli sono parse equivalenti, e la Distruzione portava con sé almeno la (falsa) speranza della distruzione anche dello Spregiatore. In realtà, se avesse accettato la propria sconfitta la Landa avrebbe perso un valido difensore, magari, ma non sarebbe rimasta praticamente distrutta e indebolita per sempre. Lo Spregiatore lo ha ingannato proprio gettandogli addosso tutto il peso della responsabilità del bene e del male. Mhoram non si lascia invece ingannare.
Dopo la fine della sua avventura, Covenant incontrerà il misterioso Creatore, che non è altri che il vecchio mendicante incontrato prima dell'inizio delle sue avventure nella Landa. Il Creatore conforta Covenant col sollevarlo da parte delle sue responsabilità, assumendosele, ma ciononostante conferma il valore irrinunciabile della sua libertà


- Non avete scelto voi questo compito. Non ve lo siete assunto liberamente. Vi è stato assegnato senza consultarvi. La colpa riguarda solo chi sceglie, e la scelta è stata effettuata da qualcuno che vi ha preso senza che voi lo sapeste, e senza che deste il vostro consenso.
[…] Fidandomi di voi, ho corso grossi rischi. Quanto a me, avevo le mani legate. Non potevo toccare la Terra per difenderla, perché altrimenti avrei distrutto quello che volevo invece conservare. Solo un uomo libero poteva opporsi al mio nemico, poteva salvare la Terra.
[…]
- Non ero per niente libero – disse – Non è stata una mia scelta.
- Oh no, lo eravate. Libero dalle mie pressioni, dal mio potere, dal mio desiderio di trasformarvi in un mio strumento. Non vi ho detto che il rischio era grande? Pur non avendo scelto voi di trovarvi laggiù, vi era stato dato il potere di scegliere. Voi avreste potuto condannare la Landa, la Terra, il Tempo e tutto il resto, se lo aveste voluto. [7]


Aiutato dall'Unico Puro, il gigante Seguischiuma purificato dalla Camoora del Luogo delle Ceneri, Covenant giunge al Nido Immondo. Lo Spregiatore gli offre un'alleanza, promette di dividere con lui il potere, ma di fronte al rifiuto di Covenant mette in ridicolo il suo amore per la Landa, la sua pretesa di sconfiggere il male quando non ne è immune e lo interroga intorno alla sua incredulità. Covenant risponde ribadendo il paradosso.


- Come puoi amare e odiare, se non credi?
- Perché è così.
- Come è possibile non credere, se si ama e si odia?
- Perché è possibile. [8]


Covenant ha compreso che la sua incredulità non è un obiezione alla lotta, ma una condizione essenziale alla vittoria. Un abitante della Landa sarebbe sopraffatto dallo Spregiatore, perché per lui avrebbe una realtà assoluta. Egli invece è in grado di relativizzare il male, nella consapevolezza che la Landa è un sogno. D'altra parte, benché la Landa sia un sogno, egli può amarla e odiare lo Spregiatore che l'offende. In effetti, benché la Landa sia una creazione fantastica, i problemi in gioco sono reali e le risposte valide anche nella realtà vera.
Covenant può così finalmente assumere il proprio compito, non si giudica più inadeguato. La vita non è poi forse fatta così male come pensava appena prima dell'inizio di quest'ultima avventura.


Nella febbre che gli offuscava i pensieri, pensava che la vita era fatta davvero male. Poneva le responsabilità sulle spalle di persone inadatte. Per qualche motivo pensava che lui, al posto di Bannor, avrebbe trovato qualche risposta alla corruzione di Korik. E Bannor, d'altra parte, non avrebbe avuto difficoltà a trasportare quella bambina. [9]


Bannor opponeva al male la purezza del Voto. Infranto il voto, le Guardie del Sangue hanno ritenuto di non avere più niente da offrire, e si sono ritirate dalla lotta, come i giganti che si sono lasciati uccidere. Bannor però era rimasto colpito dai ramani e dai Ranyhyn, da come si opponevano allo Spregiatore senza essere legati dal Voto, e così ha continuato a lottare con loro. Ad un certo punto, riflettendo sui tanti eventi vissuti insieme a Covenant, rifiuta di seguirlo verso il Nido Immondo, rinunciando alla vendetta come ad una tentazione. Ha trovato quindi una risposta alla corruzione del suo collega Korik, ma una soluzione valida solo per sé, incapace di richiamare alla lotta i suoi compagni. Una risposta approssimativa che consiste nella consapevolezza che il male non è solo negli altri, ma in ciascuno.
Questa consapevolezza è il cuore della vittoria di Covenant. Nella lotta finale, egli affronta lo Spregiatore e lo vince grazie alla propria volontà.
Il Sire Immondo gli mostra tutta la Landa, e la sua famiglia, colpiti dalla lebbra.


Nel vedere quella moltitudine, Covenant venne travolto dalla furia. "Immondo!" gridò dentro di sé."Non puoi fare questo!"
"Lo sto già facendo" gli giunse la risposta, beffarda.
"Fermati!"
"Dammi l'anello!"
"Mai!"
"Allora, goditi il frutto delle tue azioni. Guarda! Ti ho dato dei compagni. Il singolo lebbroso ha ricreato il mondo a propria immagine, per non essere solo."
"Non te lo permetterò!"
Lo Spregiatore rise, ironicamente. "Mi aiuterai, prima di morire"
"No, maledetto! No!"
Preso dalla furia, Covenant cercò di liberarsi, come un uomo nuovo che volesse uscire dalla vecchia pelle.
Anche se gli pareva di essere immerso nel nulla, sapeva che il suo corpo si trovava ancora nella sala del trono. Con un selvaggio sforzo di volontà scordò tutte le apparenze e fece alcuni passi. [10]


Di nuovo lo Spregiatore assale Covenant con visioni false, mostrandogli il potere dell'anello corrotto dal verde Potere del Sasso della Malaterra ed egli lo respinge con un semplice atto della sua volontà.


Con uno sforzo della volontà, cancellò la macchia verde dall'anello e fece ritorno alla sala del trono. L'anello era di nuovo argenteo e il suo potere non si lasciava vincere dal male.
[…]
- Adesso conta solo la mia volontà - [11]


Il potere della gioia

Alla fine, si mostra lo Spregiatore ed enuncia la sua tesi. Il disprezzo è l'unico frutto dell'esperienza, e anche se Covenant può ucciderlo, è destinato a prenderne il posto, perché destinato a comprendere, alla fine, che nulla di ciò che si ama resiste alla morte. Il negativo è l'ultima parola del mondo.
Covenant è colpito dalla sua figura e dalle sue parole.


Nonostante tutto, le parole dello Spregiatore riuscirono a colpire Covenant. L'aspetto regale del Sire Immondo, la sua dignità e la sua rassegnazione, erano più eloquenti di qualsiasi sfida e di qualsiasi insulto. Covenant capì che gli mancavano ancora molte risposte, nonostante tutto quello che aveva fatto. [12]


Infatti, non basta uccidere un malvagio, fosse anche il peggiore di tutti, per eliminare il male.
Erompono in quel momento i fantasmi delle vittime dello Spregiatore, Elena, Kevin, Berek e tutti gli altri Signori del passato lontano e recente, e chiedono a gran voce la sua distruzione.


Con una sola voce, una voce oltraggiata che scosse Covenant fino alle viscere, i Signori gridarono: "Uccidilo! Puoi farlo. Non ascoltare le sue menzogne. Nel nome della Terra e di ogni bene, uccidilo!"
La profondità della loro passione lo colpì come un'onda, lo fece partecipe dei loro desideri. Erano i difensori giurati della Landa. La gloria della Landa era il loro amore più profondo. Eppure, in un modo o nell'altro, il Sire Immondo li aveva sconfitti tutti, li aveva visti morire mentre lui continuava a vivere e a distruggere. [13]


Covenant però rifiuta.


Quegli spettri avevano il diritto di farsi obbedire da lui, ma le loro richieste gli avevano fatto capire chiaramente una cosa che fino a quel momento si era limitato ad intuire. Ricordò Seguischiuma, e la bramosia di uccidere che aveva provato finché non si era purificato nella lava. Covenant aveva ancora un ultimo compito, che però non poteva essere svolto con ira. L'ira serviva solo per combattere, per resistere, ma ora rischiava di allontanarlo dalla sua meta.
Con voce carica di dolore, rispose ai Signori:
Non posso ucciderlo. Quando si cerca di ucciderlo, ritorna sempre. E, la volta dopo, è ancora più forte. Lo Spregio è fatto così. Non posso ucciderlo -. [14]


In che modo dunque può essere eliminata la minaccia dello Spregiatore?
Ecco il punto cruciale, l'affermazione cui tendono i tre romanzi, la frase che come un fendente scioglie il nodo problematico della saga:


La gioia è nell'orecchio che ascolta, ricordate? Me lo avete detto voi. E io ho una gioia da comunicarvi. Ascoltate. Ho vinto lo Spregiatore…per questa volta. La Landa è salva…per questa volta. Lo giuro. Ma adesso voglio…Seguischiuma! – le lacrime gli impedirono di vedere – Dovete ridere. Rallegratevi. Portate un po' di gioia in questo buco maledetto. Ridete! – Si voltò verso i Signori – Avete sentito? Scordatevi del Sire Immondo! Guarite il vostro cuore! [15]


Di fronte a questa richiesta, prima l'Unico Puro, poi anche i Signori, iniziano a ridere. All'inizio i Signori ridono per beffarsi dello Spregiatore sconfitto, ma poi ridono per la pura allegria di sentire ridere il Gigante. Colpito dalla risata, lo Spregiatore svanisce in una maniera davvero peculiare:


Con un gemito di dolore e d'ira, si coprì la faccia e cominciò a trasformarsi. Divenne sempre più giovane: i suoi capelli divennero neri, la barba divenne più folta. Con stupefacente rapidità, perdeva gli anni. E nello stesso tempo perdeva la sua imponenza. Il suo corpo si ritirava e spariva. Presto fu solo un ragazzino, a malapena visibile.
Ma il cambiamento non si arrestò. Divenne un bambino. Per un attimo fu un neonato che piangeva di frustrazione. Poi scomparve del tutto. [16]


Non era forse il disprezzo il frutto dell'esperienza? Negato il disprezzo dalla gioia, ecco che lo Spregiatore è privato del frutto della sua esperienza, della sua età. E così scompare, ma non per sempre. È stato azzerato, deve ripartire da capo, ma ritornerà. Infatti Covenant ha ben spiegato che la sua vittoria è, e non può che essere, una vittoria temporanea: "per questa volta".
La risposta al problema del male è quindi individuata in una precisa priorità: guarire innanzitutto il proprio cuore. Solo da un cuore lieto nasce "l'arma finale" contro lo Spregiatore: una risata di contentezza [17].
Anche la risposta al problema capitale, il problema del male e della morte, è comunque e sempre un tentativo approssimativo.


La risposta alla morte consisteva nel servirsene invece di caderne vittima… nel dominarla facendole servire le proprie convinzioni, le proprie finalità. Non era una buona risposta, ma lui non ne aveva altre. [18]


Il problema del male non è stato risolto: ritornato nel mondo reale, Covenant rifiuta di guarire dalla lebbra, e si ritrova nella stessa situazione materiale dell'inizio.


Non poteva sfuggire al senso di colpa. Non esisteva risposta che coprisse tutte le domande. Finché fosse vissuto, sarebbe sempre stato impuro. [19]


Tuttavia ha guadagnato alcuni punti fermi, che, come si apprende all'inizio del secondo ciclo, hanno comportato un deciso cambiamento. Da vittima disperata e in conflitto con se stessa, Covenant ritorna ad essere, pur malato, padrone della propria esistenza. Sa ricostruire un minimo di rapporto con i propri concittadini, e ritorna a scrivere. Fino all'avventura seguente.


Note

[1] AR, pag. 51.
[2] CS, pag. 153.
[3] AR, pag 37.
[4] AR, pag 261.
[5] CS, pag. 335-336.
[6] AR, pag.45.
[7] AR, pag.287.
[8] AR, pag 276.
[9] AR, pag. 55.
[10] AR, pag. 278.
[11] AR, pag. 279.
[12] AR, pag. 281.
[13] AR, pag. 281.
[14] AR, pag. 282.
[15] AR, pag. 282.
[16] AR, pag. 283.
[17] Non credo ci sia in tutta la letteratura fantasy una magia risolutiva paragonabile a questa.
[18] AR, pag. 284.
[19] AR, pag. 286