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L’ultima parola di Jakov Pavlov

Fonte:
CulturaCattolica.it
Il processo contro Jakov Pavlov e altri cinque cristiani battisti fu celebrato a Taldy Kurgan (Kazakistan) l'8 febbraio 1974. Pavlov venne condannato a 5 anni di lager a regime severo; inoltre gli fu tolta la patria potestà sugli 8 figli che vennero internati in un istituto statale.

Cittadini giudici!

Siamo accusati in base all’art. 130 c. 2 per aver violato la legge sui culti. Che si può dire in nostra difesa? Siamo credenti. Tutte le nostre azioni le consideriamo anzitutto dal punto di vista della fedeltà a Dio. La nostra vita è direttamente sottomessa a Dio. Tenete presente che i credenti non possono compromettersi con Dio. Il credente deve o servire fedelmente Dio, oppure essere un traditore ai propri occhi.
Qui si tratta anzitutto della libertà di coscienza, destata da Dio. L’uomo veramente credente non può diversamente vivere se non seguendo la coscienza illuminata da Dio. Proprio per questo la legge parla di libertà di coscienza. E quando si pubblica il decreto della ‘separazione della chiesa dallo stato, e della scuola dalla chiesa’, coloro che l’hanno sottoscritto sapevano che cosa significasse libertà di coscienza. Non era la libertà per gli starcy o per gli invalidi che pregano sdraiati sulle stufe quando nessuno li vede, per loro la legge non serve, ma per i credenti, giovani o vecchi che siano, la libertà di servire liberamente Dio, di educare insieme apertamente i figli, e imparare noi stessi la religione senza essere perseguitati dal potere.
Ma la legislazione sui culti, a partire dal 1929 è una violazione della coscienza, un oltraggio ai sentimenti dei credenti. Noi non possiamo accettare le condizioni imposte dalla legislazione, sono contrarie alla dottrina di Cristo. Voi sapete che i primi cristiani, per restare fedeli a Cristo, affrontarono qualsiasi tormento, il rogo, la croce, l’arena del Coloseo, venivano sbranati dalle belve, vagavano senza avere un posto dove porre il capo, al freddo, nella fame, nel pericolo di essere continuamente traditi. E tutto questo perché possedevano una fede autentica, una profonda convinzione, una coscienza impagabile.
Noi non possiamo non educare i figli. C’è un comandamento di Dio che lo vuole. Non possiamo opporci alla volontà di Dio. Come possiamo soffocare la voce di Dio di fronte ai nostri figli? Può forse un comunista insegnare ai propri figli qualche cosa di diverso della dottrina comunista? Non può. Neppure il cristiano, convinto della dottrina di Cristo, non può non parlare di Cristo ai suoi figli. Non possiamo non riunirci. Senza di questo non esiste la Chiesa. Non richiamiamo a disobbedire all’autorità, come spesso siamo accusati. Osserviamo tutto quello che la legge domanda dal cittadino sovietico, se questo non intacca le nostre convinzioni spirituali. Le nostre riunioni sono aperte a tutti. Non possono essere giudicate illegali; le autorità ci conoscono e più volte hanno partecipato alle nostre riunioni e hanno preso nota dei partecipanti. Non siamo contrari alla registrazione, siamo contrari alle condizioni ingiuste imposte dalla registrazione
Ci accusano di diffondere letteratura (art. 170 c.1) e false notizie che denigrano la nostra struttura sociale. Ci hanno sequestrato libri, riviste, lettere rivolte allo stato, appelli dei credenti, letteratura infantile a carattere religioso. Non è un segreto che sulle riviste ed i bollettini informativi vi siano notizie sulla persecuzione contro i credenti in diversi luoghi, su multe molto onerose da parte della milizia. Ma possono accusarci di ricevere simili notizie? Si tratta di pura verità, amara verità. Potrete forse accusarci se tutti i credenti dell’URSS, dopo questo processo, verranno a sapere la verità sulla condanna? Verranno a saperlo tutti i credenti del mondo. A questo proposito si potrebbe dire che non possiamo prendercela con lo specchio perché riproduce il volto come è in realtà!
Dichiaro con tutta la mia responsabilità che quando cesseranno le persecuzioni noi cesseremo di renderle pubbliche. Saremo ben lieti di testimoniare a tutto il mondo della libertà che regna in tutta l’Unione sovietica
Secondo l’art. 200 c.1, ci accusano che in un dialogo con gli insegnanti li abbiamo pregati di lasciare in pace i nostri figli, perché essi credono in Dio e non possono essere pionieri. Essere o non essere pioniere è una libera scelta; e nessuno ha il diritto di obbligare una persona a far parte di una o di un’altra organizzazione senza il suo desiderio. Gli insegnanti sapevano che i nostri figli non desideravano far parte dei pionieri. Ciononostante non li lasciavano in pace. Non è forse questo un attentato contro il diritto dell’uomo?
Migliaia di credenti e non credenti furono perseguitati per l’accusa di aver commesso i più gravi delitti contro lo stato. Ma quel tempo è passato. Il popolo ed il partito hanno condannato il culto della personalità. Migliaia di quelli che erano ancor vivi sono ritornati in libertà, e fra questi molti credenti hanno ottenuto la riabilitazione, hanno ricevuto la pensione per la vecchiaia. Nel 1957 ci fu un decreto del Comitato Centrale del PCUS su ‘Gli errori della propaganda atea’ che condannò i metodi e i criteri degli ateisti nella lotta contro le convinzioni religiose.
Oggi in tutto il paese si celebrano processi. I credenti vengono accusati di violare i diritti dell’uomo sotto l’aspetto della religione, mentre l’uomo ha il diritto di insegnare ai propri figli la religione. Questi processi stanno a dimostrare che i diritti dell’uomo vengono violati. Perché anche oggi ci processano come hanno processato i nostri nonni? Semplicemente perché i nostri diritti, i diritti dell’uomo vengono calpestati nel modo più brutale. Proseguono tutt’oggi vergognosi atti persecutori. E noi ben a ragione possiamo proclamare ad alta voce: non siamo noi a violare i diritti dell’uomo, ma siete voi a violare i nostri diritti di genitori credenti. In nome di tutti giuristi del mondo si può dire soltanto una cosa: quando ci sono certe leggi ed è il potere a non osservarle questo si chiama arbitrio, violenza, vergogna del nostro tempo. Non rivelo un segreto nel dire che la mentalità sociale del mondo è meravigliata e preoccupata per questi fatti.
Quando noi eravamo in carcere a Mosca si è svolto il Congresso delle forze amanti della pace, per la sicurezza e il disarmo, durante il quale si è sollevato il problema della tolleranza religiosa. Il Congresso ha condannato tutte le forme di discriminazione nei confronti della religione. A noi non impediscono direttamente di credere in Dio, ma scelgono quelle forme che possono offrire una parvenza di legalità. E succede come nella favola del ‘lupo e l’agnello’? Per chi è forte, il debole ha sempre torto.
La causa della persecuzione è la fede viva nel Dio vivente. Ma poiché è vergognoso dire che i credenti sono perseguitati a causa della loro testimonianza di Dio, contro di noi fabbricano tali accuse che sono contrarie alle nostre stesse convinzioni. Noi non possiamo diffondere false dicerie per il semplice fatto che la menzogna è peccato. Noi non possiamo imporre la fede neppure ai figli perché noi possiamo soltanto testimoniare Dio. Scegliere la via è compito della loro libertà quando saranno adulti. Noi siamo sicuri che se i nostri figli saranno credenti, essi non saranno condannati per latrocinio, per violenza, per una vita da barboni. Voi sapete bene che non ci può essere in pratica nessun danno se l’uomo crede in Dio. Tuttavia vi preoccupa il fatto che la generazione che sta crescendo possa ancora credere in Dio. Questa è la vera causa per cui ci condannate.
Condannateci pure. Soltanto sappiate che ci condannate illegalmente, ci accusate ingiustamente. Sappiate ancora che la storia del cristianesimo continuerà ad essere scritta, e in questa storia sarà fatta luce con tutta giustizia e fedeltà anche su questo periodo. Pensateci bene, le future generazioni non vi condanneranno come voi oggi condannate gli accusati?