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Padre Stanislavas (Algirdas Dobrovolskis) 1918-2005

Dalla rivista Istina i Zhizn' (Verità e vita) n.7/8 2006

Padre Stanislavas nasce il 29 settembre 1918. Nel 1936 entra nel monastero dei cappuccini di Plung. Nella primavera del 1944 viene ordinato sacerdote a Kaunas. L’11 agosto 1948 è arrestato, accusato di propaganda antisovietica e condannato a 10 anni di lager. Il suo compagno di lager Kasimeras Vasiljauskas così ne parla: “Fra i lituani era l’uomo più luminoso. Era esemplare anche come vita intellettuale. Teneva periodicamente lezioni a noi tutti, normalmente su temi religiosi. Era una persona raccolta, tranquilla, affascinante. Nel lager era diventato una leggenda. Nessuno fra i lituani era tanto stimato come lui. Umano, paziente, parlava parecchie lingue, conosceva bene sia la filosofia che la teologia. Era anche un brillante conversatore”.
Viene liberato dal lager nel 1956, due anni prima dello scadere della pena, ‘per comportamento esemplare’. Il capo del lager nell’accomiatarlo gli chiede: “Cittadino prete, come sono cambiate le sue convinzioni?” Risponde padre Stanislavas: “Cittadino capo, le convinzioni non si cambiano, ma si approfondiscono”. Un anno dopo viene nuovamente arrestato e condotto nel lager, ma alla fine dell’anno è rilasciato. Tornato in libertà viene diligentemente controllato dal KGB e frequentemente soggetto a perquisizioni e interrogatori stressanti. Dei suoi ultimi anni di vita racconta la scrittrice Natalija Trauberg.
Venni a sapere di lui quasi subito dopo il mio arrivo in Lituania da Mosca. Era l’anno 1962. Si celebrava il Concilio Vaticano II. A raccontarmi di lui fu Pranas Mortkus e si meravigliò molto che io non sapessi nulla di quest’uomo. Senza esagerare, lui a quel tempo era conosciuto da tutta la Lituania, sebbene fosse ritornato dal lager da poco tempo. I miei figli erano piccoli ed io non potevo mettermi in viaggio. Inoltre, giunta a Vilnius, ero colpita dalla saggezza, dalla intelligenza e, come oggi si dice, dal potenziale morale di quei vecchi preti presovietici che io conoscevo.
Il quel tempo io leggevo libri cattolici e libri sul cattolicesimo. Molti problemi che avevo a Mosca, qui venivano risolti. Per tutto questo non avevo motivo di volare da padre Dobrovolskis per farmi consolare e dirigere spiritualmente. Più tardi venni a Pabjarzh, piccolo villaggio dove era parroco ed unico sacerdote padre Stanislavas. Perché era così famoso? ‘Non si può nascondere una città che è posta sulla cima del monte’. Nella coscienza del popolo lui era l’incarnazione della purissima spiritualità francescana, povera, disinteressata.
Quando qualcuno veniva a trovarlo, usciva di corsa dalla casa o dalla chiesa o dalla sua fucina dove forgiava i suoi ‘solicini’, una specie di ornamento pagano lituano a forma di cerchio con raggi. Ma al centro del cerchio era modellata una croce. Era un uomo sensibile all’estetica. A casa sua tutto, si direbbe oggi, era in stile. Conservava molte pianete di straordinaria bellezza. Le portavano a lui da tutti i paesi della Lituania. Le aggiustava e poi le appendeva nel suo appartamento che diventava così un piccolo museo.
Il francescano vive di elemosina. La Provvidenza, in un modo o nell’altro, faceva sempre giungere il necessario. Come si dice in russo ‘quello che è necessario Dio lo fa arrivare’- Occorre soltanto confidare il Lui. Quello che riceveva da tutte le parti della Lituania, lui poi lo distribuiva con generosità senza limiti. Il padre era l’uomo della Provvidenza. Egli considerava ‘provvidenziale’ anche la prigionia, perché, come egli affermava, il lager lo aveva liberato dal romanticismo giovanile e dalle fantasie sciocche. D’altra parte certe sue stranezze gli provenivano dalla vita passata in lager. Egli amava tutti gli animali, ma non poteva sopportare i cani da pastore tedeschi, gli ricordavano i cani poco benevoli del lager.
Su padre Stanislavas correvano molte dicerie; ma era naturale, egli era un ‘pazzo per Cristo’, un ‘jurodivyj’. A sparlare di lui erano soprattutto le donne che circolavano attorno alla chiesa; ciò che è inevitabile per tutte le confessioni. Verso la fine degli anni 60’ incominciarono ad arrivare dalla Russia molte persone. Erano per lo più persone che avevano recentemente incontrato la Chiesa. Provenivano dalla fronda, dopo essere passati attraverso le esperienze più strane, affascinati soprattutto da ciò che è ‘proibito’. Il tutto condito con forme di collettivismo barbaro, tipico dei turbolenti anni 60’, quando l’entusiasmo komsomoliano esercitava ancora la sua influenza. Da padre Stanislvas giungevano intere brigate di propagandisti. I colloqui si prolungavano per tutta la notte. Si trattava del tipico vagabondaggio cittadino. Non intendo parlare di uno specifico neofita degli anni 60’, ma piuttosto di quello spirito, a mio avviso depravato, che si diffondeva alacremente e aleggiava su questi giovani, per il resto non cattivi. Giovani che pensavano di sapere tutto, consapevoli di valere, erano quelli che tormentavano il padre.
Il padre poi non era che fosse dimenticato dal potere sovietico. Lo frequentavano regolarmente: perquisizioni, interrogatori, controlli. Ma lui parlava loro tranquillamente e riusciva a convertirne molti. A sostituzione dei convertiti arrivavano poi altri.
Padre Stanislavas si teneva in disparte dagli attivisti politici, benchè tutti i dissidenti lituani lo frequentassero; tentavano di attirarlo nella rete delle loro attività, e poi lo accusavano perché lui si distanziava. Non so quello che suggeriva agli altri, ma a me disse chiaramente: “Tieniti lontana da tutto questo, dalla lotta, dall’ideologia e da tutto il resto. La nostra lotta è la preghiera, vivere diversamente, far di tutto per non essere uomini sovietici nelle cose fondamentali; restare radicati nella vita”
Dopo che la Lituania ottenne la libertà, molte cose cambiarono nel paese. All’inizio degli anni 90’ incominciarono ad accusarlo di amare i bolscevichi. Io l’ho conosciuto per molti anni e posso assicurare che non era vero. A me sembra che le accuse sociali mossegli avessero due motivi.
Anzitutto, essendo monaco, non poteva approvare quello spirito, secondo il quale tutto era permesso, quello stordimento di testa che seguì alla liberazione. Ogni fondamentalismo veniva ripudiato, anche quello cristiano (io considero che ogni cristiano debba essere fondamentalista).
Secondo motivo: venivano da lui molti ex comunisti lituani, quelli che erano entrati nel partito per far carriera o per altre motivazioni. Lui accettava tutti, parlava con tutti. Ma la mentalità sociale li considerava nemici. A lui questa mentalità era completamente estranea.
Mo forse c’era anche un terzo motivo: la nota estraneità del padre dalla mentalità comune. In realtà nella sua vecchiaia si era rafforzato l’atteggiamento di ‘pazzo per Cristo’, che sempre era stato presente nella sua vita. Per esempio in una delle sue ultime prediche nella chiesa dell’Immacolata Concezione di Vilnius, al posto della predica, sui fedeli riuniti in chiesa scagliò un borsellino pieno di soldi gridando: “Perché siete venuti in chiesa? Ecco il vostro dio”. Normalmente egli era un uomo molto assennato, non perdeva mai il controllo su se stesso. Ricordo era arrivata da mosca una persona alquanto esaltata che di fronte al padre si era messa ad esclamare: Oh, la Lituania, che grande spiritualità! Che grande cattolicesimo! Il padre ascoltava tranquillamente e alla fine: “Di quale cattolicesimo parla? Dove ha visto il cattolicesimo? Nazionalismo e paganesimo!”. Non era vero, ma ogni confessione deve riconoscere anche questa parte di verità. Lui non aveva timore di affermarla in pubblico.

Da una predica di padre Stanislavas
Stiamo attenti nel giudicare gli altri. Gli uomini cattivi sono meno di quello che pensiamo. Anche se l’uomo è incallito nel suo peccato, nel profondo del suo cuore è ancora accesa una scintilla di bene, ma spesso non la si vede…Nel Vangelo Cristo dice: “Non spegnere la fiamma fumigante” Se noi vogliamo essere apostoli non dobbiamo con le nostre mani spegnere questo piccolo fuoco, non dobbiamo condannare nessuno. Ricordiamo che molte persone strane, nervose, con cattive abitudini, fanno molte cose senza sapere quello che fanno. E’ un problema molto complesso, anche il profeta ci dice che soltanto Dio vede il cuore mente l’uomo vede soltanto il volto. Per questo siate prudenti nel giudicare. Che utile può arrivare a noi nel condannare il prossimo? Nessun bene, diventiamo soltanto peggiori; si indebolisce l’amore al prossimo. Ricordiamo che chi guarda attraverso occhiali neri vede soltanto tenebra. Se siamo luminosi, tutto il mondo diventerà luminoso.