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Ilija Benemanskij sacerdote martire

Fonte:
CulturaCattolica.it
1883 - 1937

Ilija Benemanskij nacque il 14 dicembre 1883 nella città di Tver. Il padre era sacerdote e portava lo stesso nome. Terminati gli studi al seminario teologico di Tver nel 1905, Ilija figlio venne chiamato al servizio militare. Nel 1908 fu ordinato sacerdote e destinato al servizio di cappellano militare. Durante la guerra nel 1916 passò un anno al fronte prodigandosi soprattutto con i feriti e gli ammalati. Nel 1917 tornò nella città natale e gli fu affidata la cura d’anime nella parrocchia di Aleksandr Nevskij, in un rione operaio di Tver.
    Le prime difficoltà padre Ilja le incontrò a causa di un ragazzo suo parrocchiano, un piccolo delinquente, ladruncolo, scappato di casa per totale insubordinazione ai genitori, che pensò bene di accusare il proprio parroco di attività antisovietica. La sua denuncia alle autorità sovietiche conclude con le seguenti parole: “E’ necessario prendere le dovute misure perché simili agitatori antisovietici scompaiano dalla nostra repubblica”. La ‘Commissione Straordinaria’ (CK) sbrigativamente, dopo aver ascoltato alcuni testimoni, il 9 febbraio1920, decide di condannare al lager padre Ilija ‘fino al termine della guerra civile’. I fedeli della parrocchia protestano in massa, si presentano numerosi testimoni per dimostrare l’infondatezza delle accuse mosse al loro parroco, la ‘Commissione Straordinaria’ il 23 febbraio, in forma amministrativa, cambia la primitiva condanna in un mese di carcere.
    Le maggiori difficoltà non provengono dai comunisti, ma dai preti ‘innovatori’ scismatici filocomunisti che usano ogni mezzo per screditare i loro fratelli di un tempo. Il 28 marzo 1922 i preti scismatici, sicuri del sostegno dei comunisti, cercano di occupare con la forza la cattedrale di Tver, ma incontrano la resistenza dei fedeli e sono costretti a ritirarsi. Il giorno 30 marzo quattro sacerdoti ed un diacono fedeli al patriarcato di Mosca vengono incarcerati accusati di aver fomentato disordini in chiesa. Per lo stesso motivo il 14 aprile viene arrestato anche padre Ilija Benemanskij assieme al sacerdote Aleksandr Troickij. Il vescovo di Tver Serafin, che in quel periodo si trovava Mosca, si appella alle autorità centrali ed ottiene che i carcerati vengano trasferiti a Mosca. Qui si riesaminano le accuse, il 21 aprile tutti vengono dichiarati innocenti e nei primi giorni di maggio possono ritornare a Tver con l’obbligo di non cambiare residenza.
    Il 22 agosto 1923 le autorità sovietiche fanno sapere attraverso la stampa che i sacerdoti ortodossi durante la celebrazione della Divina Liturgia non devono far memoria del Patriarca Tichon. Il 4 settembre 1923 padre Ilija viene arrestato insieme al sacerdote Vasilij Vladimirskij, accusati di far ‘memoria’ del Patriarca. Durante il processo i sacerdoti dichiarano che era loro dovere pregare per il Patriarca ed ancora una volta dopo pochi giorni vengono liberati.
    Il 9 marzo 1930 la cattedrale di Tver viene chiusa per ordine delle autorità sovietiche e padre Ilija passa a celebrare nella Chiesa dei SS. Cosma e Damiano. Il 16 agosto 1930 padre Ilija viene arrestato e perquisito. Lo trovano in possesso di una monetina d’argento. Dagli atti del processo, nell’ultimo interrogatorio è riportata l’ultima, alquanto strana, domanda del giudice rivolta a padre Ilija: “Che cosa è la prigione - sofferenza oppure la porta che si apre al Regno Celeste, presso la quale sta lo stesso Signore? Se vuoi vivere bene sulla terra, rinnega Cristo”. Risponde padre Ilija: “Nella prigione c’è miseria, ma viene determinato quello che sei, viene misurata la tua fede e il tuo amore verso il Signore. Diventa chiaro che tutto deperisce, che tutto è polvere, tutto passa. La prigione viene offerta da Dio come elevazione. In queste condizioni viene meno la speranza in cose terrene, il cuore si apre al Signore e il Signore vi prepara la sua Cena, l’anima fa esperienza della presenza benedetta della Trinità e nulla di terreno può essere paragonato con questa felicità, con questo mondo spirituale, con questa indicibile grazia”.
    Il 5 settembre 1930 padre Ilija fu condannato a tre ani di lager alle isole Solovki. Dopo tre anni poté tornare a Tver. Trovò le chiese quasi tutte chiuse al pubblico. Era rimasta la chiesa del Roveto Ardente dove si era rifugiato pure il vescovo Faddej, ma anche quest’ultima chiesa, quanto più ci si avvicinava all’anno 1937, era frequentata da pochissimi. La gente era sopraffatta dal terrore. Il 3 novembre del 1937 vennero arrestati i sacerdote Nikolai Maslov e Ilija Gromoglasov; dopo pochi giorni padre Aleksej Benemanskij parente di padre Ilija, il 20 dicembre il vescovo Faddej, tutti residenti a Tver. Il 23 dicembre anche Ilija Benemanskij. La denuncia contro gli arrestai proveniva dai sacerdoti ‘innovatori” Nella storia delle persecuzioni cristiane c’è sempre qualche Giuda che si vende ai persecutori.
    Dopo la solita farsa tipica dei processi del 1937 il 29 dicembre padre Ilija Benmanskij fu condannato a morte.
    Fucilato il 31 dicembre 1937 a 54 anni di età.

Con la memoria del martire sacerdote padre Ilija Benmanskij termina il terzo volume dei “Martiri della Chiesa ortodossa russa” curato dal monaco Damaskin Orlovskij, dedicato ai martiri della diocesi di Tver. Da questo volume abbiamo presentato soltanto alcune figure di martiri. Nel 1937 nella sola diocesi di Tver furono fucilati per la fede più di duecento sacerdoti
  Secondo i dati forniti dalla Commissione Statale per la Riabilitazione delle Vittime risulta:

                                                                               
Anno 1937sacerdoti condannati 136.000di questi fucilati 85.300
193828.30021.500
19391.500900
19405.1001.100
19414.000

1.000


In cinque anni nell’Unione Sovietica furono fucilati 109.800 sacerdoti ortodossi. A questi vanno aggiunti i martiri delle altre confessioni religiose e i martiri prima e dopo i cinque anni elencati.