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Il Risorto: La testimonianza delle donne

Fonte:
CulturaCattolica.it

La testimonianza delle donne
Le due donne tornano in scena accompagnate da Salome nel primo giorno dopo il sabato.
L’oscurità della notte della sepoltura ha lasciato il posto alla luce soffusa, ma ancora tenue dell’alba. L’annotazione cronologica è ripetuta due volte: di buon mattino, al levar del sole. Siamo cioè all’alba di una nuova creazione, ma di fronte a quest’alba, promessa di novità, le donne restano ancorate all’oggettivo, al pratico. Il levar del sole, infatti, contrasta con i loro intenti e le loro domande.
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: «Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?». Ma, guardando, videro che il masso era gia stato rotolato via, benché fosse molto grande (Mc 16,1-5).

Esse, come afferma Marco, comprarono oli aromatici per imbalsamare Gesù. Né Matteo né Giovanni parlano di questa compera di oli da parte delle donne dopo il sabato, per essi le discepole si recano alla tomba semplicemente per vedere il corpo di Gesù.
La compera degli oli (come anche quella del lenzuolo) dice, da un lato la cura e l’amore che esse avevano per il Maestro, ma dall’altra l’assoluta lontananza dal fatto della risurrezione. Esse avevano in cuore il desiderio di “imbalsamare” (come dice Marco e non semplicemente ungere) il corpo di Gesù e di continuare in questo modo ad occuparsi di lui come avevano fatto in vita. Esse insomma, rivolgono l’attenzione inequivocabilmente verso un cadavere: Chi ci rotolerà via il masso dal sepolcro? Questo dato prepara la sorpresa: il masso era già stato ribaltato. Da chi? Il verbo al passivo suggerisce l’azione di Dio stesso.

Un gruppo di artisti Bolognesi, due fratelli e un cugino, i Carracci avevano fondato all’inizio del 1580 una singolare accademia d’artisti dal titolo di Accademia dei Desiderosi. Questa verrà poi ribattezzata come Accademia degli Incamminati perché i loro aderenti si proponevano di seguire la lezione classicista del Rinascimento italiano e di proiettarla nell’arte del Seicento quale matrice di classica bellezza. Nelle loro opere, ma particolarmente in quelle di Annibale Carracci (3 novembre 1560 - 15 luglio 1609) loro maggiore esponente, si avverte la reazione al manierismo teso alla ricerca di nuovi effetti spettacolari, in nome di un ritorno ai fondamenti classici della pittura.
È proprio Annibale (Figura 1) che ci offre l’immagine delle tre donne al sepolcro secondo la lezione di Marco. [Annibale Carracci, Le Sante Donne al Sepolcro, 1590. Olio su tela. Museo Hermitage. San Pietroburgo. Russia]

Un punto di fuga prospettico profondissimo mostra l’alba ormai annunciata, mentre le donne in primo piano sono ancora avvolte nel buio della loro incredulità. La pietra ribaltata (che segue il modello iconografico occidentale e dunque non è rotonda come doveva in realtà essere) chiude, accanto al punto di fuga dell’orizzonte, la scena, obbligando l’osservatore ad immedesimarsi nello sconcerto delle donne: Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura (Mc 16, 5). Anche le guardie ebbero paura, sebbene Marco neppure le nomini. Il Carracci però non esista a registrarne la presenza inserendole all’orizzonte piccolissime mentre fuggono a cavallo.
La paura delle donne è mitigata dall’angelo con queste parole: Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E’ risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto (Mc 16, 5).
E così descrive l’angelo il Carracci, mentre addita il sepolcro. Le donne sapevano che proprio lì era stato collocato il Maestro, eppure il dito puntato dell’angelo, unito all’appellativo di Gesù Nazareno, sottolinea ancora una volta alla fine del Vangelo la realtà umana del Figlio di Dio. Come all’inizio del Vangelo il Messia era apparso sulla scena con il titolo di Gesù Nazareno, sullo stesso titolo cala il sipario sulla sua vicenda terrena. Quale spessore possiede però ora questo appellativo! Il Nazareno, il figlio di Maria, colui che è nato da donna ed è entrato nella storia degli uomini è risorto, rivelando così la sua divinità.
L’angelo poi invita: Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto (Mc 16, 7). Le donne uniche a seguirlo sul colle del Golgota, le prime a scoprirne le tracce divine nella tomba vuota, sono anche le prime inviate in missione alla Chiesa. Ad esse il compito di avvertire i discepoli e Pietro. Marco non narra di una visione delle donne. Esse sono portatrici di un annuncio, ma vedranno il Signore solo in seno alla Chiesa, tra i discepoli e Pietro.
Nella tela di Carracci la più consapevole di questo annuncio, la meno atterrita è la donna vista di fronte che per l’abito rosso (il colore dell’amore) e la vistosa ampolla può essere identificata con la Maddalena. Dell’incontro di questa donna con il Risorto parlerà l’evangelista Giovanni; i testi apocrifi arricchiranno di particolari la vicenda di questa discepola del Signore, rendendola popolare presso la tradizione successiva come l’apostola degli apostoli. Marco però non ne parla gli chiude il suo Vangelo nel più assoluto silenzio: Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura (Mc 16, 8).

La paura delle donne è l’ultima parola di Marco. Questa è la vera finale del Vangelo, silenziosa e timorosa come la suggestiva Maddalena del Savoldo. (Figura 2) Una Maddalena tutta raggomitolata nel suo timore che punta gli occhi verso l’osservatore interpellandolo.
Savoldo la ritrae così, [Giovanni Girolamo Savoldo, Maddalena, 1525-1526, Olio su tela, National Gallery, Londra]
tra il buio del sepolcro, il vasetto dell’olio abbandonato e lo scorcio di una città ancora avvolta nel sonno. Una Maddalena che porta la notte sulle spalle mentre la luce dell’alba le bagna il suo manto. Gli occhi sono cerchiati di pianto: hanno portato via il suo Signore! Dolore e paura la contraggono: nel sepolcro Maria di Magdala aveva visto balenare la misteriosa luce di una presenza angelica, una presenza sulla quale Savoldo tace, eppure qui ella si volta di scatto, come distratta da un arrivo. Sullo sfondo Venezia, città lagunare tanto amata dal bresciano Savoldo, la città di san Marco, che posta quasi a sigillo di questo lungo itinerario tra vangelo e arte.
Venezia, con le sue acque quiete nelle quali si rispecchia il cielo, rimanda al silenzio di questo arrivo. La Maddalena lo vede, ma tace. Vede una presenza, ma intanto guarda noi, gli astanti gli osservatori dell’ultima ora. E ci accorgiamo che tutte le albe della storia si riflettono sul suo manto che avvolge, con essa, ogni ricerca, ogni tormento umano, ogni perché, ogni lacrima per il dolore innocente.
Siamo obbligati così, anche noi, con le donne marciane a tornare in Galilea. Ormai è solo dentro la Chiesa, è solo nel volto di uno dei discepoli, forse anche delle discepole, come in questo di Maria che ci guarda, che possiamo riconoscere il Risorto.
Solo che ha seguito il Maestro fin sotto la croce, fin dentro lo scandalo di un sepolcro può cogliere la verità della Presenza Altra del Risorto. Solo così nell’opacità della storia sarà possibile da ora in poi cogliere la Presenza dell’Onnipotente, come il centurione sotto la croce.

Così termina Marco il suo Vangelo chiedendo a noi di annunciare quello che abbiamo visto e udito. Non un semi Dio, non un Dio per pochi, ma Gesù il Nazareno, il figlio di Maria è Signore e siede alla destra di Dio.

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