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Avrei voluto essere una banda

Autore:
Scaglione, Paola
Fonte:
CulturaCattolica.it
parole e musica di Claudio Chieffo
gennaio 1974
a mia madre Aurelia

Si è vero ho fatto lo spazzino,
ma avevo un desiderio dentro al cuore
e mi ricordo, quando ero bambino,
che lo chiedevo sempre anche al Signore…

Avrei voluto essere una banda, col direttore che la comanda,
ma una piccola banda di paese, pochi elementi, senza pretese,
però volevo essere io tutto, dalla grancassa al clarinetto,
la tromba, il trombone e il sax tenore e, nello stesso tempo, il Direttore…
Ma era un sogno perch’ero stonato ed il tempo non sapevo tener…

Per seguir della musica l’ebbrezza,
mi misi a lavorar nella nettezza
ed ogni banda che suonava in piazza
l’ascoltavo abbracciato alla ramazza.

Avrei voluto essere una banda, col direttore che la comanda,
ma una piccola banda di paese, pochi elementi, senza pretese,
però volevo essere io tutto, dalla grancassa al clarinetto,
la tromba, il trombone e il sax tenore e, nello stesso tempo, il Direttore…
Ma quella sera c’era molta gente
ed io là in fondo non sentivo niente,
allora sotto il palco sono andato…
chi lo sapeva che sarebbe crollato!

Adesso suono sempre nella banda, col Direttore che la comanda,
ma è una banda di grandi proporzioni, solo di trombe siamo due milioni!
Certo tra noi c’è un grande affiatamento, ma è il Direttore che è un gran portento:
è un tipo eccezionale e c’ha dell’estro
e tutti qui lo chiamano… Maestro…

«Quando andavamo al paese dei miei, c’era una specie di grande costruzione di legno che circondava un palco e lì la banda suonava; io – penso di avere avuto 3 o 4 anni – sentivo moltissimo l’emozione di quella musica e avrei proprio voluto essere tutta la banda, non uno strumento solo. Questa esperienza mi è tornata alla mente proprio mentre mia madre, che si è ammalata gravemente a 52 anni e in pochi mesi è mancata, stava morendo. Era una maestra elementare che sapeva fare tutto, ma non sapeva cantare e il fatto che io cantassi era per lei una cosa grande, che la riempiva di orgoglio. In quell’occasione sono andato da mia madre e le ho detto: ‘Mamma, sto facendo una canzone’. Lei amava molto che scrivessi canzoni e mi disse di continuare. Io obiettavo: ‘Ma mamma, è una canzone da ridere e tu stai male male’. E lei: ‘Allora? È lo stesso: devi scriverla!’. Così immaginai la storia di un uomo stonato che fa di tutto pur di essere vicino alla banda, pur di essere dentro la banda; poi c’è il finale tragico, però è molto di più: è un finale catartico, perché finalmente costui suona in una banda inimmaginabile. Mentre si sarebbe accontentato di una banda di paese, si trova dentro una banda con dimensioni planetarie: molto più grande di quello che lui sperava e il maestro è proprio il Maestro» (Claudio Chieffo in Paola Scaglione, La mia voce e le Tue Parole. Claudio Chieffo, una lunga storia di musica e poesia, Ares, Milano 2006, p. 30).

19 agosto 2007 - 19 agosto 2013
Da sei anni Claudio vive nella bellezza senza fine che ha sempre amato e cantato