A Claudio Chieffo
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:

Caro Claudio,
avevo undici anni quando, imparando i tuoi canti, a scuola, mi parlarono di te. Avevi incontrato Dio attraverso don Giussani ed ora lo cantavi con la vita e con la tua chitarra. Dicevi spesso, e anche io ti ho sentito una volta, di non conoscere la musica eppure di non aver fatto altro nella vita che comporre e cantare. Cristo era la tua musica, la passione per la Bellezza il tuo spartito, il tuo cuore pieno di desiderio il tuo paroliere.
Se c’è un canto del Movimento che ti si addice, sebbene non l’abbia composto tu, è povera voce. Anche tu hai dovuto cantare perché la vita c’è, perché la vita chiede l’eternità. Ecco, l’eternità vibrava nelle tue parole, nella tua voce.
Un giorno, al microfono della scuola, mi toccò di cantare da solista “Io non sono degno”. Non so come feci a terminare quel canto, in una frazione di secondo percepii che quelle parole: Io non sono degno di ciò che fai per me ma se tu lo vuoi prendi me, non erano più tue parole, ma la preghiera della mia anima davanti a Dio. Percepii che la verità del mio destino era consegnarmi a Dio anima e corpo.
Che le parole di un cuore - il tuo - diventino verità di Dio per un altro cuore: questo è straordinario! Eppure da quel giorno è passata molta acqua sotto i ponti della mia vita, e per lungo tempo quell’intuizione grande è stata dimenticata. Un contro canto, un frastuono, si è sovrapposto tra quella verità e il mio desiderio. Come hai cantato tu stesso: guardavo dentro me e non vedevo te, c’era rumore nel mio cuore e non sapevo perché.
Ma la verità non si cancella mai se uno la desidera fino in fondo.
Ora sono una monaca di clausura, e tu lo sai, da quel giorno ho fatto un lungo percorso che però mi ha portato misteriosamente ad incontrarti, prima nel pieno del tuo vigore e poi nella clinica dove eri ricoverato.
Sono stati due incontri bellissimi dove, per motivi diversi, la commozione ha preso il sopravvento. Nel primo ho avuto la gioia di dirti grazie perché il tuo canto è stato per me voce di Dio. Nel secondo ho raccolto il tuo grazie per la compagnia della mia preghiera a cui affidavi la tua famiglia.
È una consegna che non potrò mai dimenticare, come non potrò mai dimenticare i tuoi occhi e la tua voce: sarai con me, la tua mano sul mio cuore sempre con me, come un fuoco che dentro non muore.