La salvezza dei malfattori
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(da Foma n. 8. 2005)
D. Aleksej Il’ich, in uno dei suoi ultimi articoli lei definisce il cristianesimo ‘religione antireligiosa’ Da che cosa deriva questa insolita denominazione?
R. Inizio richiamandomi ad una autorità alquanto insolita. Fridrich Engels, accurato studioso della storia del cristianesimo, giunse alla conclusione che il cristianesimo “entrò sull’arena mondiale in contrasto con tutte le religioni allora esistite. Egli chiama il cristianesimo ‘movimento fortemente rivoluzionario’. In questo caso Engels ha completamente ragione. Ma lui non poteva nemmeno immaginare quale servizio avrebbe offerto all’apologia cristiana con questa sua affermazione.
Una delle idee fondamentali della propaganda anticristiana sta nell’affermare che il cristianesimo è il prodotto naturale del reciproco influsso delle credenze religiose e delle idee filosofiche contemporanee alla nascita dello stesso. Invece lo studio della fede cristiana e la sua storia hanno dimostrato, come afferma lo stesso Engels, che la nuova religione nacque come ‘rivoluzionaria’. Tutte le varie verità del cristianesimo appaiono non soltanto differenti, ma anche contraddittorie alle analoghe credenze di tutte le religioni contemporanee alla nascita del cristianesimo. Pensiamo, per esempio alla concezione di Dio, alla Trinità, l’Incarnazione, la grazia, la santità, le condizioni per raggiungere la salvezza ed altro.
Esaminiamo la dottrina cristiana sui mezzi per raggiungere la salvezza. E subito qui ci incontriamo con un fatto strabiliante, del tutto antireligioso. Il primo ad entrare in paradiso non è uno scrupoloso osservante della legge divina, un santo ritenuto tale dalla mentalità ebraica. Sappiamo che per essere stato condannato alla crocifissione doveva averne combinate di tutti i colori. Ma lui aveva riconosciuto i suoi peccati: “Noi siamo stati condannati giustamente, abbiamo ricevuto quello che le nostre opere meritavano. Ricordati di me nel tuo regno” E’ questa la risposta di colui che i cristiani considerano il loro Dio e il loro salvatore: “Oggi sarai con me in Paradiso!” Un ladrone in Paradiso? Questo non entra nel quadro di nessuna religione. La stessa cosa possiamo notarla quando Cristo, passando fra le folle, incontra il pubblicano Zaccheo (i pubblicani erano autentici truffatori che imbrogliavano la gente e si erano messi a servizio dei Romani). Anche qui ci incontriamo con un comportamento che non è normale. Cristo gli dice: “Zaccheo, scendi al più presto perché oggi voglio entrare in casa tua”. E Zaccheo prepara il ricevimento dove troviamo gente di tutti i generi, pubblicani e peccatori. E alla fine Cristo dice: “Oggi in questa casa è giunta la salvezza”.
Il cristianesimo, secondo il Vangelo, afferma: “Dio fa splendere il sole sui buoni come sui cattivi, e manda la pioggia sui i giusti come sugli ingiusti.” Secondo la dottrina cristiana Dio è amore e soltanto amore. Per legge non si intendono delle prescrizioni esterne all’uomo, ma interne alla stessa nobile natura dell’uomo.
D. Che cosa è più importante per la natura dell’uomo?
R. Quello che è proprio della natura di Dio. Ma nella dottrina cristiana su Dio, incontriamo di nuovo ciò che è contrario a tutte le religioni precristiane. Il Vangelo dice: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” il quale “umiliò se stesso e divenne obbediente fino alla morte, alla morte di croce”…Quali sofferenze ha liberamente sopportato Cristo per la nostra salvezza! Quale umiltà, e quale amore da poter dire: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno.
Se la salvezza è l’unità dello Spirito divino con lo spirito umano, allora questa incomprensibile unità è possibile soltanto nell’uomo umile. Secondo la dottrina ortodossa senza umiltà non è possibile l’unione con lo Spirito di Dio, perché non è possibile un vero amore, amore che è la forma della vita divina. L’autentica umiltà del ladrone, il sincero pentimento di Zaccheo, della peccatrice che lava i piedi di Gesù con le sue lacrime, questa e soltanto questa è la condizione di salvezza per ogni uomo!
D. Ma allora a che cosa serve osservare i comandamenti di Cristo?
R. Non si salvano né i giusti e neppure peccatori, ma coloro che riconoscono la propria indegnità di fronte al volto santissimo di Dio, e ne fanno sincera penitenza. Tutti i comandamenti e, ancora più i precetti della Chiesa, i sacramenti e la tradizione hanno significato solo se aiutano l’uomo a riconoscere l’incapacità di essere puro, veramente uomo, senza l’aiuto di Dio. Tenete presente come nel Vangelo Cristo ha chiamato quelli che si ritenevano giusti: “vipere, genia di serpenti, sepolcri imbiancati.”
Ho parlato prima del ladrone crocifisso alla destra di Cristo. Alla sua sinistra veniva crocifisso un altro ladrone, di cui non si dice nulla di positivo. Egli non si pentì, sebbene fosse stato anche lui un ladrone come l’altro. Il cristianesimo dice che colui che si pente sinceramente è superiore a chi osserva tutte le leggi.
D. Nell’ortodossia esiste una norma, osservando la quale, l’uomo può tranquillamente considerarsi salvato?
R. La salvezza non è determinata dalla quantità delle opere buone compiute, ma dalla situazione dell’anima. S. Isacco il Siro, a questo proposito, ci offre pareri illuminanti: “Fino a quando l’uomo non si umilia, non ottiene ricompensa per le sue opere. La ricompensa non è data per quello che si fa, ma per l’umiltà. Perché Dio è umiltà ed amore, amore ed umiltà. E tutti i suoi comandamenti devono portare l’uomo ad amare con umiltà. Se le opere portano alla presunzione, non solo non possono rassicurarci, ma diventano dannose, armi che portano alla rovina dell’uomo.
Maggiormente tentati di cadere nell’inganno, seguendo una falsa spiritualità, sono quelle anime pie che pensano di piacere a Dio con le proprie azioni virtuose. Dalla vita di S. Antonio il Grande noi sappiamo che un giorno gli si presentò il diavolo e gli disse: “Antonio, tu mangi poco, ma io non mangio niente; tu dormi poco, ma io non dormo mai. Tu non mi hai vinto con le tue mortificazioni, ma con la tua umiltà” Questo è vero, ma notate come Satana è perfido: egli spera che Antonio si insuperbisca per la propria umiltà, così che tutto vada perduto.
Anche S. Isacco il Siro conferma: “Senza umiltà inutili sono le tue opere, tutte le tue virtù, ogni azione.” E’ importante conoscere il pensiero dei Padri. La vera umiltà non si riconosce umile. I Padri egiziani del deserto ammoniscono: la virtù che vuol mostrarsi a tutti, perde il suo valore. Gli stessi Padri previdero che dopo di loro sarebbero venuti altri monaci che si sarebbero sacrificati di meno, ma si sarebbero salvati con l’umiltà e la sopportazione delle offese, e dopo avrebbero ricevuto da Cristo la stessa ricompensa.
D. Se il cristianesimo è una terapia e Cristo è un medico eccellente, significa che il cristianesimo è fatto per coloro che sono ammalati nell’animo, ma non serve ai sani?
R. Il problema è che tutti siamo ammalati, ma non tutti se ne rendono conto. E proprio questo è il grande male dell’uomo: spesso l’uomo non vuole riconoscersi ammalato e allora è impossibile curarlo. In tutti gli uomini vivono le passioni. La passione è un elemento deprimente perché non si sottomette alla ragione la quale diventa schiava di se stessa e porta con sé un’infinità di guai.